«Amanti del gossip storico: unitevi!», è ciò che avrebbe detto Giorgio Vasari se vivesse ai giorni nostri. Ma, soprattutto, affrettatevi: la mostra sul Perugino sarà aperta fino all’11 giugno. E per invogliarvi a visitarla, abbiamo pensato di condividere altre 5 curiosità su Pietro Vannucci.
Nell’articolo precedente abbiamo scoperto che Vannucci autenticò la propria identità in maniera molto originale su un quadro, che era un uomo dotato di visione non solo artistica ma anche imprenditoriale, e infine, che il suo stile pittorico segnò un’epoca. Ma Pietro visse molti anni e compì molte altre cose.

1.Battibecco tra il Perugino e Michelangelo
Grazie alle Vite del Vasari, sappiamo che il Perugino e Michelangelo Buonarroti ebbero dei battibecchi. In realtà, l’episodio in questione fu una sorta di vendetta tra papi.
Andiamo ai fatti. Prima che Michelangelo dipingesse la Cappella Sistina, nello specifico Il Giudizio Universale, Pietro dipinse l’affresco dell’Assunta con Sisto IV inginocchiato. Tuttavia, «queste opere furono mandate a terra per fare la facciata del giudicio del divin Michel Agnolo, a tempo di papa Paolo III».
Pietro, instancabile lavoratore, desiderava vedere il suo lavoro, ma si trovò di fronte a operai e a un muro “pulito”: la sua pala d’altare non v’era più. Secondo quanto documentato da Vasari, Michelangelo lo avrebbe definito «goffo nell’arte e (…) non potendo Pietro comportare tanta infamia, ne furono al magistrato degl’Otto [la più antica magistratura fiorentina, ndr] tutti due, dove ne rimase Pietro con assai poco onore».
Come anticipato, questo incidente non nacque propriamente da una rivalità messa in atto da entrambe le parti (certo, che il Buonarroti avrebbe potuto risparmiare la frecciatina non c’è alcun dubbio). I veri rivali in questa vicenda erano Papa Sisto IV e Paolo III. Quest’ultimo voleva affermare la propria importanza politica attraverso l’arte, come avevano fatto i suoi predecessori, anche se era un po’ risentito nei confronti del Perugino per aver lavorato per i Medici a Firenze.
2.Una sua opera non piacque a Isabella d’Este
Siamo nel 1503. La nobildonna ferrarese Isabella d’Este, dopo una lunga trattativa, commissionò al Perugino il dipinto Lotta tra Amore e Castità (custodito al Louvre ma visitabile alla Galleria Nazionale dell’Umbria fino all’11 giugno). Nelle lettere inviate al pittore, la mecenate aveva dettagliato ogni aspetto dell’opera che avrebbe decorato il suo Studiolo.
Eppure, alla consegna, la marchesa non rimase particolarmente soddisfatta. Secondo lei, il Perugino avrebbe dovuto seguire l’esempio di Mantegna e, soprattutto, avrebbe commesso un errore nel dipingere a olio anziché a tempera, come specificato da lei.
Fatto sta che questo enorme dipinto finì in Francia. Il motivo risiede nel fatto che il bisnipote di Isabella, Carlo I di Gonzaga-Nevers, lo donò al cardinale Richelieu (insieme agli altri dipinti dello Studiolo della bisnonna), diventando infine patrimonio statale del grande museo parigino.
3.Soffriva di lupus
Ne L’Adorazione dei Magi, Pietro non solo lasciò la scritta “IO”, ma fece anche una scelta coraggiosa. Infatti, decise di rappresentare la malattia cronica che lo affligge per tutta la vita: il lupus.
Nel dipinto, sul suo volto, appena sotto gli occhi, si può notare una larga chiazza rossa. Questo rappresenta uno dei sintomi di questa patologia autoimmune, che è diventata ‘famosa’ grazie alla serie televisiva Dr. House.
Lo stesso si verifica anche nel suo autoritratto (affresco autografo) conservato presso il Nobile Collegio del Cambio.
4.Lavora alla Cappella Sistina con Botticelli e Signorelli
Abbiamo visto che Vannucci e Buonarroti si incontrarono e finirono persino davanti al giudice. Nel pezzo precedente, abbiamo anche menzionato che Raffaello fu allievo di Pietro. È altrettanto noto che presso la bottega del Verrocchio, Pietro ebbe l’opportunità di incontrare Leonardo, Ghirlandaio e Botticelli, con i quali era praticamente coetaneo.
La reunion con Sandro avviene verso la fine del Quattrocento. Vi ricordate di papa Sisto IV? Su sua volontà furono chiamati, presso la sede papale, i migliori artisti dell’Umbria e della Toscana. Di conseguenza, presso “la sua” cappella fu allestito un cantiere pieno di artisti. Fu proprio lì che Perugino e Botticelli lavorarono insieme a Pinturicchio, Ghirlandaio, Signorelli e altri.
Insomma, ce ne furono, lungo la storia, di incontri di grande rilevanza tra artisti di peso.

5.Non credente
È vero che dipinse innumerevoli opere con soggetti religiosi come santi, madonne, beati e beate. Ma il nostro Perugino in Dio non credeva. Difatti, nelle Vite di Vasari, si legge che «Fu Pietro persona di assai poca religione e non se gli poté mai far credere l’immortalità dell’anima; anzi con parole accomodate al suo cervello di porfido, ostinatissimamente ricusò ogni buona via». Ateo o agnostico, non si capisce bene, ma indubbiamente non credente.