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L’evento Benvenuto Orvieto diVino 2022, organizzato dal Consorzio Tutela Vini di Orvieto il 27 e 28 maggio, alla sua IV Edizione, focalizza l’attenzione sulla storia di Orvieto, urbs vetus, la “città vecchia”, che trova dimora su di una rupe di ignimbrite, arroccata tra tufo e calanchi argillosi, ricca di storia risalente all’ epoca etrusca, intorno al IX secolo, periodo florido per il commercio e le tecniche agricole.“L’evento ha come  mission quella di far conoscere chi siamo, cosa c’è dietro una bottiglia di Orvieto”- spiega Giulia di Cosimo, neo vicepresidente del Consorzio Tutela Vini di Orvieto.

Orvieto diVino 2022 - vino bianco

Orvieto, “terra di fuoco e di mare”- come la definisce il Prof.re Attilio Scienza, è un territorio che offre un ventaglio di diversificazione di terreni e di microclimi che hanno reso i vini bianchi orvietani famosi in tutto il mondo, sin dai tempi della corte Pontificia, per le loro peculiarità, il residuo zuccherino e le innovative tecniche etrusche e l’importanza della via Francigena.

L’evento è rivolto anche alla stampa e ai giornalisti esteri, soprattutto provenienti dal Mercato americano la quale “rappresenta per noi un’importante apertura verso l’export. Gli States sono per noi una grande fetta di mercato per comunicare e far conoscere il vino orvietano”- preciasa  Vincenzo Cecci, Presidente del Consorzio Tutela Vini di Orvieto.

palazzo - orvieto diVino 2022

Il programma

La prima giornata dell’evento  ha fatto da apripista, dando il benvenuto alla  Stampa e agli operatori del settore che hanno così avuto modo di scoprire la bellezza di Orvieto in tutte le sue sfaccettature storiche, architettoniche e artistiche.
Sabato 28, l’evento ha inaugurato la giornata con una Masterclass tenutasi al Teatro Mancinelli, dedicata ai territori di Orvieto, un percorso tra bianchi, Muffa Nobile e un Rosso Orvietano, che si è snodata  con un focus interessante e didattico tra le quattro principali tipologie geologiche orvietane in rapporto con la viticoltura. Una bellissima “rappresentazione” di Orvieto attraverso il tempo e i suoi vini.
A seguire, la degustazione con i banchi d’assaggio delle aziende  e i produttori  a Palazzo dei Sette, terminando poi la giornata con la Cerimonia della Mattonella: “come nelle edizioni passate si vuole celebrare l’evento con l’affissione di una nuova Mattonella che andrà a completare il wooden-wall realizzato dalla Bottega Michelangeli in via Duomo. L’artista selezionata quest’anno è Barbari Fusari. La volontà è quella di sottolineare l’intimo legame che esiste tra Orvieto, il suo vino e la tradizione ceramista millenaria”- racconta il Consorzio.

La Masterclass: un Focus sul territorio
È lungo la via Francigena che si snoda e si costituisce la viticoltura europea, attraverso un percorso che va da Canterbury  in Inghilterra fino a Santa Maria di Leuca in Puglia. Lungo  questa via, la viticoltura e il vino hanno viaggiato di pari passo con i pellegrini che percorrevano il tragitto intorno al X secolo, in epoca Carolingia.
Non era difficile imbattersi in viticoltura  promiscua etrusca, allevata, cioè, su tutori vivi come gelso, aceri, pioppo, olmo ad alberata o a pergola, con potatura saltuaria.

Orvieto diVino 2022 - vini

Agli Etruschi si deve anche la vinificazione a tre piani “la quale era responsabile del gusto abboccato e frizzante dei vini di Orvieto, L’uva a pigiata al piano terra della cantina ed il mosto passa in una cantina dove fermenta. Divenuto vino, veniva conservato in anfore, poste in locali ad un livello inferiore. Spesso l’uva pigiata presentava l’infavatura tipica della botrite nobile e l’elevato titolo zuccherino, unito all’azione antifermentativa delle tossine del fungo e alle basse temperature delle cantine profonde, consentiva la produzione di vini che erano famosi per il logo gusto dolce e aromatic”- spiega il Prof.re Attilio Scienza, ordinario di  Miglioramento genetico della vite all’Università di Scienze Agrarie di Milano.

Un’altra importante innovazione dell’epoca etrusca, legata fortemente alla via francigena, è l’utilizzo dei torchi coperti, come difesa dal  freddo e dalle piogge. Da questo semplice concetto nacquero poi le cantine. In ultimo, le numerose gallerie sotterranee scavate nel tufo che sorreggono e caratterizzano Orvieto.

Il Prof.re Scienza, come anticipato, definisce Orvieto terra di mare e fuoco: vediamo il rapporto che intercorre tra la geologia e la viticoltura orvietana che “si sviluppa su quattro litologie fondamentali:

  • Terreni Vulcanici che coprono un’area ristretta della Denominazione ma importante per la qualità del vino. Sono costituiti da tufi, ignimbriti e colate di lava, tutti molto ricchi di potassio, poveri di scheletro, privi di calcare. Sono i terreni più adatti ai vitigni più tardivi, per effetto della bassa capacità di riserva idrica che viene saturata solo al termine della stagione Quelli precoci come il Grechetto (G109 o Grechetto Orvietano, diverso la Grechetto G5 di Todi o Grechetto Gentile) o il Drupeggio presentano su questi suoli minori accumuli zuccherini, ma i vini sono più profumati e fruttati.
    In questo territorio le caratteristiche dei suoli e le particolari condizioni climatiche favoriscono lo sviluppo della Muffa Nobile sui grappoli lasciati a stramaturare in pianta;
  • Terreni argillosi e dalle argille sabbiose del Pleistocene. Non presentano scheletro, hanno una buona capacità di campo e quindi una maggiore disponibilità di acqua utilizzabile, un buon contenuto di calcare. Su questi terreni il Grechetto da i migliori risultati qualitativi e una struttura più robusta;
  • Terreni alluvionali dell’Olocene (30-20 milioni di anni fa) hanno una struttura argillo-limosa, contenuti di  calcare medi, abbastanza ricchi di sostanza organica, azoto e potassio;
  • Terreni sabbiosi (sabbie gialle), dai conglomerati talvolta cementati e dalle arenarie grossolane del Pliocene, presentano bassi valori di acqua utilizzabile e quindi sono soggetti a maggiori rischi della siccità estiva, il pH è leggermente basico, scarsi livelli di sostanza organica ed azoto. Sono consigliati per i vitigni precoci”.

Su questo importante e fondamentale excursus vengono serviti  4 bianchi (senza etichetta) rappresentativi dei terreni, al fine di carpirne le caratteristiche, le peculiarità e finanche le differenze. Il quinto calice servito è un Rosso Orvietano. Chiude la Masterclass un Muffato Nobile. La degustazione è stata magistralmente guidata da Paulo Carvalho, esperto di vino.

orvieto alluvial
Orvieto diVino 2022 - muffato

Walk around Tasting

Panata, Orvieto Classico Superiore DOC, Argillae
Grechetto, Procanico e Chardonnay

Primo d’Anfora, Umbria IGP Bianco, Argillae
Grechetto, Drupeggio e Malvasia

Luigi e Giovanna,Orvieto Doc Classico Superiore, Barberani
Grechetto 90%, Trebbiano Procanico 10%

Calcaia, Orvieto Classico Superiore Dolce Muffa Nobile, Barberani
Grechetto in prevalenza, Trebbiano Procanico

Mare Antico, Orvieto Classico superiore, Decugnano dei Barbi
Grechetto, Vermentino, Chardonnay e Procanico

Frammento, Orvieto Classico Doc, Decugnano dei Barbi
Grechetto, Procanico, Verdello, Malvasia

Tramonto d’Estate, Umbria Rosato IGT, Decugnano dei Barbi
Grenache

Pourriture Noble, Orvieto Classico Muffa Nobile, Decugnano dei Barbi
Grechetto e Procanico 60%, Sauvignon Blanc 35%, Semillon 5%

Orvieto Classico Secco Doc, BIGI
Trebbiano Toscano, Grechetto, Verdello, Malvasia Toscana, Drupeggio

Vigneto Torricella, Orvieto Classico Secco Doc Bigi
Trebbiano Toscano, Grechetto, Verdello, Malvasia Toscana, Drupeggi

Muffato della sala, Umbria IGT, Castello della Sala, Marchesi Antinori
Sauvignon Blanc, Grechetto, Traminer, Sémillon e Riesling

La Denominazione

La denominazione Orvieto Classico riguarda i vini ottenuti nella sola zona di produzione di più antica tradizione che comprende solo alcuni comuni nella provincia di Terni. Mentre nella Doc Rosso Orvietano e Orvietano Rosso rientrano i vini ottenuti in tutti i comuni dell’Orvieto più il comune di San Venanzo”-spiega Daniele Cernelli.
La denominazione Orvieto, in cui ricade la sottozona Orvieto Classico (anche nelle tipologie secco, abboccato, amabile, dolce, superiore, vendemmia tardiva e muffa nobile) risale al 1971, lo stesso anno in cui nasce il Consorzio Tutela Vini di Orvieto, precedentemente Consorzio del Vino Tipico di Orvieto del 1958.
Per quanto riguarda l’uvaggio dell’Orvieto e Orvieto Classico, il disciplinare prevede il 60% tra grechetto e trebbiano procanico e il restante 40% delle varietà quali malvasia toscana drupeggio, verdello, chardonnay e sauvignon.
Nel 1998  nascono le dominazioni Rosso Orvietano e Lago di Corbara. Per il primo le varietà a bacca rossa consentite da disciplinare, per almeno il 70%, sono il cabernet sauvignon, il cabernet franc, il canaiolo, il ciliegiolo, il merlot, l’aleatico, sangiovese  e pinot nero. Il 30%, invece, dolcetto, cesanese e colorino. Per la Denominazione Lago di Corbara, l’uvaggio prevede dal 70 al 100% di merlot, sangiovese, pinot neri e cabernet sauvignon. Il 30% cabernet franc, canaiolo nero, aleatico e barbera.

La zonazione viticola diventa uno strumento che media  le emozioni suscitate da un paesaggio e che cerca la sintesi tra cultura e natura, al fine di offrire indicazioni per salvare  rappresentazioni simboliche ed esigenze ambientali, per conoscere l’origine delle qualità di un vino. Chiosando quello che Leonardo naturalista scriveva: la conoscenza nasce dall’amore, tutto deve partire dalla natura

– Prof.re Attilio Scienza