Percorro l’acquedotto medievale di Perugia, alle finestre delle case i primi addobbi natalizi, il cielo plumbeo è sporcato dalle nuvole. Arrivo in piazza Università dove spicca la Chiesa Montemorcino Nuovo dell’ex monastero degli Olivetani, la facciata in laterizio si impone sullo spiazzo. Sopra il portone di legno, recentemente restaurato, leggo la scritta Ingredere ut adores, entra per pregare, ma sono le 18 e 52 di lunedì sera e la chiesa è ancora chiusa. Aspetto fuori e alle 18 e 59 ecco apparire, da non so dove, una signora che svelta apre la porta e le luci. La seguo ed entro con lei, il tempo di alzare la testa per ammirare il semplice soffitto e la donna non c’è più, è sparita nel nulla, proprio come dal nulla era arrivata.
Intanto trovo riparo dal freddo e nel silenzio mi riscopro immersa nella pianta a croce greca, progettata nel 1740 dall’architetto Luigi Vanvitelli.
In origine la struttura ospitava opere di celebri artisti come il pittore francese Pierre Subleyras, Ludovico Mazzanti e Stefano Pozzi. Oggi è possibile ammirare solo l’imponente pala d’altare di Stefano Pozzi, raffigurante la Santa fondatrice delle Oblate benedettine di Monte Oliveto, Santa Francesca Romana.

Tutto quello che mi circonda è grigio e il colore tenue crea una bolla particolare, fuori dal mondo. Questa chiesa non è affatto come le altre, ha qualcosa di più, ha un animo sacro e uno profano. La struttura infatti è stata per un lungo periodo sconsacrata e utilizzata come Aula Magna dell’Università degli studi di Perugia. Ne sono testimonianza sia le statue, in pietra arenaria, raffiguranti professori dello Studium Perusinum come quella dell’umanista e letterato italiano Francesco Maturanzio, sia le decorazioni murali che raffigurano temi accademici.
Questo tempio è parte di quello che nel 1740 era il grande convento dei monaci Olivetani, progettato da Luigi Vanvitelli e realizzato poi da Carlo Murena. Sorge sul perimetro occupato precedentemente da diverse abitazioni, in seguito distrutte per la costruzione dell’intera struttura. Lo stemma degli Olivetani, due palme di olivo con al centro la croce poggiante su tre monti, è ancora ben visibile sulla cima della chiesa.
Nel 1811 a seguito della soppressione degli ordini religiosi, voluto dal governo napoleonico, il convento diventa la sede dell’Università, tuttora dimora del rettorato. Nel periodo successivo alla realizzazione dell’Unità politica italiana invece la chiesa viene trasformata nella Pinacoteca Civica, per essere poi riconsacrata definitivamente nel 1950.
Nel 2022, alle 19 e 15 di un freddo lunedì di novembre, la messa sta per essere celebrata, sotto quello sguardo vigile e sempre presente delle grandi statue di letterati e giuristi del tempo. Un tempo in cui, questa, era una delle più importanti sale dell’Università degli studi di Perugia.
