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Una camera da letto, luogo d’intimità, la cui decorazione è ispirata alla grande tradizione letteraria dell’amor cortese e dei romanzi cavallereschi.

L’Italia delle grandi città e dei piccoli borghi, abbellita di tesori d’arte, non smette mai di sorprendere; lungo i secoli sono avvenute le più svariate forme espressive, restituendoci grandi depositi di intelligenza, e la Rocca Albornoziana di Spoleto, con il ciclo pittorico della Camera Pinta – ambiente privato situato nell’imponente costruzione della torre maestra – rientra a pieno titolo in un contesto di grande creatività intellettuale.

I dipinti della camera sono appunto il frutto della cultura tardo-gotica delle corti signorili europee, costrette, fino ai primi decenni del ‘400, a coabitare con i grandi rivolgimenti sociali da cui vedono sorgere il nuovo ordire della classe borghese. A difesa di tutto questo, le corti si appropriano dei romanzi del ciclo bretone e carolingio, ispirati alle chansons de geste, e, facendone modello di vita, ne fanno un mezzo per sottolineare l’appartenenza ad un’antica tradizione di nobili valori. Questi nuovi ideali, per effetto, incominciano a decorare, nei supporti più disparati, i palazzi dei grandi signori e, nel caso di arazzi, codici manoscritti riccamente miniati e taccuini di artisti, le immagini ed il loro contenuto sono in continuo viaggio da nord a sud dell’Europa – in Italia è Roberto d’Angiò, con sua la corte napoletana, in continuo dialogo con Avignone, che si mostra quale principale modello da dove attingere nuove idee per decorare le dimore signorili.

Camera Pinta di Spoleto
Camera Pinta dettaglio

Una luogo intimo, rifugio dagli affanni della vita

La realizzazione del ciclo pittorico, parte di una fase successiva all’erezione della fortezza, coincide con il periodo di permanenza nella rocca del governatore Marino Tomacelli – 1392-1416 – che, volendo allontanare le sue preoccupazioni governative e belliche, decide di decorare le pareti della sua stanza da letto, incaricando il Maestro della Dormitio di Terni.

La camera, cui si accede attraverso il Salone d’Onore, è divisa da un arco centrale, suddividendo l’ambiente in due spazi distinti: la metà a nord sarebbe un’anticamera o, persino, uno studiolo; quella a sud, la camera da letto. Una distinzione accentuata dalla decorazione murale, costituita da due diversi cicli pittorici: quello a nord con gli episodi di vita cavalleresca – tornei, feste, battute di caccia e balli; quello a sud con i vari momenti del corteggiamento, dove spicca il bagno in una fontana di alcune giovani e avvenenti fanciulle, osservate con incontrollabile diletto da un uomo posto nelle vicinanze.

L’arte come lezione di vita: l’amor cortese e gli ideali cavallereschi

Il pittore della camera, denominato il ‘Maestro della Dormitio di Terni’, è, fino alla chiamata di Tomacelli, un artista avvezzo ad un’arte di stampo devozionale, ma, con le pitture nella rocca spoletina si adegua a un nuovo linguaggio artistico: rielabora la sua pittura al vivace naturalismo dello spirito cavalleresco ed alle nuove istanze cortesi ed internazionali. I passatempi raffigurati sulle pareti sono appunto contaminati dall’ambiente culturale della Napoli di Roberto d’Angiò, cui Tomacelli portava con sé un vivido ricordo dai suoi anni napoletani: sfarzo, lusso, tornei e cacce col falcone.

Con l’arte di Boccaccio, si pensi al Teseida scritto a Napoli, ed i ricordi dell’antichità classica, ripresi dal poeta, si hanno molte affinità; spiccano appunto le pitture rappresentanti i momenti dell’innamoramento, riproponendo l’antica convinzione, risalente ad Ovidio, secondo la quale l’amore è assimilabile alla caccia: Cupido scocca la sua freccia… l’uomo è colpito dalla bellezza della dama e, rassicurato dal dio alato, avrà di certo un amore corrisposto; in seguito la scena di una pesca, assimilabile alla caccia, al corteggiamento della persona amata… un gesto che condurrà alla raccolta dei fiori e dei frutti, momento in cui le gioie dell’amore possono finalmente essere assaporate; il risultato è il lancio della palla, da parte della dama, un’allusione esplicita al piacere sessuale che tuona con la scena della fontana dell’amore, tema strettamente connesso al matrimonio e suggellato dalla presenza, sui piedritti dell’arcone, dei due committenti: Tomacelli e la moglie. Insomma, il tutto spiega l’originaria funzione dell’ambiente: una camera da letto, luogo d’intimità, la cui decorazione è esclusivamente destinata alla coppia di sposi.

Per informazioni su giorni di visite e orari di apertura consultare il sito https://www.spoletocard.it/scheda_monumento.asp?id_circ=4

camera Pinta della rocca albornoziana di spoleto - donna
camera Pinta della rocca albornoziana di spoleto - donna 2