Oggi vi porto alla scoperta di un luogo nascosto e, ormai in decadenza, non molto lontano dal centro di San Gemini, in provincia di Terni. Parliamo della chiesa di San Bartolomeo, che si trova in vocabolo Collecapra, denominato oggi Vallantica. La struttura ha ospitato per oltre tre secoli quello che era un ospedale-lebbrosario di grande importanza.
Le vicende di un antico complesso religioso
La struttura religiosa, sorgeva in un punto strategico: il ricovero era situato a lato di una strada di abituale percorrenza e nei suoi paraggi si svolgeva una fiera di cruciale importanza, quella del 25 agosto. I pellegrini e i mendicanti che vi circolavano erano prodighi di elemosine, tanto che il lebbrosario divenne un vero e proprio affare soprattutto per chi lo gestiva.
L’antico comune di San Gemini, fondatore dell’ospedale, nel 1401 affidò la cura dei malati ricoverati a due suoi concittadini, Francesco Violetto e Giacubuzio Somarucci.

Un documento del 1431 riguarda una composizione della lite tra Dominus Paulus, sovrintendente generale del lebbrosario, e il comune di San Gemini. La lite però fu sedata da papa Niccolò V nel 1453. In questo modo nel 1455 papa Callisto III ordina al Vescovo di Narni di procedere alla riorganizzazione dell’ospedale di San Bartolomeo, cui facevano capo tutti i lebbrosi di Narni, Orte, Amelia, Todi, Terni, delle Terre Arnolfe e della diocesi di Spoleto.
Questo venne concordato al fine di consentire ai malati di ricoverarsi in tale ospedale anziché nascondersi nelle capanne rischiando la diffusione della malattia. Il 31 maggio 1515 Leone X sollecita il rispetto di quanto disposto da Calisto III.
La decadenza dell’ospedale
Tuttavia la soppressione del lebbrosario avviene nel 1740, con il trasferimento delle funzioni all’ospedale della Misericordia, ora trasformato nel Museo Geolab.
Attualmente, di proprietà privata, purtroppo si trova in stato di grave degrado, invaso da sterpaglie, con la presenza divisibili e profonde lesioni strutturali.
All’esterno, sulla facciata principale, ancora si conserva, sotto una tettoia, un affresco probabilmente cinquecentesco che ha per soggetto una bellissima e colorata Crocifissione.
