Non molte persone possono veramente dire di essere riuscite a rendere la musica, e la pratica della musica, qualcosa di veramente quotidiano per anni. “Di musica non si può vivere”, questo è il luogo comune, che, come succede per la maggior parte dei pensieri convenzionali, al confronto con il caso particolare, reale, si sfalda e perde di veridicità. Nel caso di Barbanera&Pala gli anni trascorsi vivendo veramente di musica sono 36, mese più, mese meno, e crescono fra concerti genuini e bisticci amichevoli, tipici di chi nel tempo ha imparato ad accettarsi nonostante le proprie diversità caratteriali e di gusti musicali. Due veri amici.
L’intesa di questo duo, voce più chitarra (di Giovanni Pala) e voce (di Ivano Barbanera), si taglia con il coltello. Un concertato di atteggiamenti che luccica come il legno di una chitarra al sole, anche durante un’intervista informale, fatta quasi per gioco, ripresa col cellulare, al caldo torrido di questo luglio 2022 che fa sembrare la campagna di Capanne, dove ci siamo seduti a parlare, uno scorcio di New Mexico, anche se più delicato e senza Saguaro.
Ma per riuscire a parlare e suonare così ci vuole il tempo trascorso insieme, la ricerca musicale e anche qualche batosta, di quelle che il mondo dello spettacolo riserva sempre ai più appassionati dei sui membri.
Una chiacchierata, davanti ad una vintage cedrata, tutta da leggere, che ci permette di comprendere davvero cosa può essere la professione del musicista, in questo caso in Umbria: il lavoro concreto e a volte esilarante di chi vede il pubblico cambiare nel tempo e che cambia con lui, fino a raggiungere più di 2000 canzoni in repertorio che raccontano una storia fatta di note quotidiane.
Questa storia.

Partiamo da una prima domanda introduttiva, per chi non vi conosce ancora. Chi sono e come si descriverebbero Barbanera&Pala?
Ivano Barbanera – voce: “ Allora, Barbanera&Pala sono due ragazzi che si sono incontrati nel pullman che li portava al primo giorno delle superiori e dopo qualche mese hanno cominciato a suonare. E da lì, giovanissimi abbiamo cominciato a suonare nei locali, abbiamo fatto dei gruppi di Britpop, ma di un po’ di tutto. Il tempo poi ci ha trascinato verso questa avventura, insomma chiamiamola avventura, e alla fine ci siamo sempre ritrovati noi due a suonare, eravamo in due, senza tutti i problemi di quello che c’è da fare, i problemi che hanno tutti i gruppi che devi arrivare il pomeriggio alle cinque e ritornare la mattina alle quattro… semplici semplici”.
Tu sei d’accordo con questo racconto Giovanni?
Giovanni Pala – chitarra e voce: “ Si, si assolutamente, è la nostra storia. Posso aggiungere il fatto che io nasco bassista, però verificandosi sempre questa eventualità di rimanere sempre io e lui, Ivano, sono passato alla chitarra acustica e abbiamo pensato di suonare in maniera attiva e presente così, nella zona di Perugia intanto”.
A proposito di Perugia, vi piace il dialetto perugino oppure no?
Giovanni Pala – chitarra e voce: “Ni… la i perché è divertente. Quando vai fuori non ti identificano. È un dialetto che non conosce nessuno ed è un dialetto, ci tengo a dirlo, che non sa imitare nessuno, tranne uno: che è Neri Marcoré. Neri Marcoré, siccome ha avuto un commilitone di Perugia, ha un donca meraviglioso.
Ritornando alla nascita del vostro duo, io so che siete nati più o meno, nel 1986, e come abbiamo detto avete iniziato nei locali in Umbria, principalmente. Come era suonare nei locali allora e come era diverso rispetto ad ora? Forse qualcosa è cambiato nell’atteggiamento nei confronti delle persone che suonano nel locale, come trattamento ed anche come pubblico…
Giovanni Pala – chitarra e voce: “Io ho visto sinceramente un cambiamento. I luoghi dove fare live prima di tutto sono meno, quello è vero. Però è rimasto, sempre e comunque, il desiderio di vedere suonare qualcosa dal vivo; meno, magari nelle generazioni più giovani è cambiata la percezione del live, però c’è ancora. Magari ora non c’è una band, magari c’è un dj, magari c’è un uomo macchina, però la dimensione live è rimasta. Nei locali una volta c’era più il discorso voce-chitarra, o voci e chitarra nel caso nostro, oppure piccole band”.
Ivano Barbanera – voce: “E comunque c’è da dire che quando abbiamo iniziato noi si suonava principalmente nei locali del centro (di Perugia, Ndr). C’erano tante birrerie, tanti pub, e lì praticamente c’eravamo solamente noi a suonare. Quindi sono passati degli anni interi in cui veramente durante la settimana facevamo quattro – cinque serate in centro spostandoci da un locale a un altro. Avevamo tanti amici che ci seguivano quindi, era più come suonare insieme, cioè non stavi lì e suonavi con la gente che si faceva gli affari suoi, ma eravamo tutti amici e la gente cantava con noi, si interagiva, chiedevano le canzoni. Da questo punto di vista era molto diverso, devo dire.
Era un po’ più improvvisato magari anche…
Ivano Barbanera – voce: “ Si, certo, era più improvvisato. Poi anche noi, ovviamente adesso ne abbiamo fatta di strada, abbiamo imparato tante cose. Prima tecnicamente eravamo molto più naïf, diciamo, però ci si divertiva tantissimo.

Invece andando all’estero, perché so che voi siete anche andati a suonare fuori dall’Italia, dall’Umbria, avete notato differenze fra come era, a Perugia ad esempio, e fuori nel suonare live?
Giovanni Pala – chitarra e voce: “C’è più… c’è più attenzione in alcuni casi. Mediamente c’è più attenzione. Nella grande maggioranza dei casi vedi che il pubblico attento, recepisce. Insomma, l’Italia forse se la fa scorrere addosso un po’, si può dire così”.
Ivano Barbanera – voce: “ Però bisogna anche dire che quando abbiamo suonato all’estero era molto per feste private, per convegni, oppure ci è capitato anche di suonare in Oman per la famiglia reale. Erano situazioni molto particolari”.
Quindi il paragone diciamo che ve l’ho forzato un po’… ma ci sono degli episodi dai vostri concerti, nei vari anni, che vi sono rimasti impressi, particolari magari, che si possono raccontare?
Giovanni Pala – chitarra e voce: “ Allora no…”
Ivano Barbanera – voce: “ Io ho rimosso…”
Giovanni Pala – chitarra e voce: “ È bellissimo perché dissimula… vabbè, noi siamo musicisti, facciamo questo di professione e capita anche di suonare per eventi privati, quindi suoniamo, come molti nostri colleghi, anche per matrimoni, perché è una buona fonte di reddito quindi di cose particolari ne abbiamo viste”.
Ivano Barbanera – voce: “ Risse varie…”
Giovanni Pala – chitarra e voce: “Ecco si, risse varie, abbiamo assistito ad esempio ad un capodanno meraviglioso. In un locale non molto vicino quell’anno, noi eravamo in una sala attigua a quella della cena, sentiamo un certo trambusto non dettato dai festeggiamenti. Escono fuori un paio di camerieri bianchi come una tela. Gli chiediamo cosa era successo: ‘si stanno prendendo a pugni’. 50 persone, rissone generale, il tutto per fare cosa? Per evitare di pagare il cenone. Un colpo di genio. Hanno inscenato questa rissa e son scappati. 50 persone!
Incredibile! Ma in questo panorama vario di eventi, parliamo un po’ del vostro repertorio. Da quante canzoni è composto e ci sono dei pezzi che preferite? Se potete scegliere voi ovviamente.
Ivano Barbanera – voce: “ Allora, il repertorio è vastissimo. È vastissimo perché abbiamo attraversato tante ere… Nel senso, all’inizio abbiamo iniziato che suonavamo solamente in acustico a due voci e facevamo musica pop-rock internazionale, quella che piaceva allora, ma parliamo di 30 anni fa. Quindi facevamo musica anni ’70 tipo Led Zeppelin, oppure facevamo i Police, gli U2, e cose del genere.
Poi siamo passati attraverso un periodo che avevamo anche dei gruppi e quindi si faceva anche musica un pochino più dance, e ci siamo imparati anche quella.
Un altro periodo ancora è stato quello in cui abbiamo cominciato a suonare agli eventi. E per gli eventi abbiamo dovuto imparare tantissime cose. La maggior parte dei pezzi che abbiamo messo in repertorio era perché magari ad un matrimonio dovevamo impararci la canzone degli sposi. E adesso abbiamo un repertorio vastissimo… saranno 2000 pezzi?”.
Giovanni Pala – chitarra e voce: “ Per difetto, sono 12 pagine di repertorio. Alcuni brani non li suoniamo più, altri li suoniamo di rado, altri più spesso. Ma grossomodo fanno tutti parte della nostra storia. Il nostro trascorso.
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E che storia viene da dire! Un’ora passa al volo con questi due a fianco. Tra una battuta non politically correct sui due “cosi di Manchester” (e non si parlava di componenti dei The Smiths), il sogno di suonare, se fosse possibile, con Jim Morrison e/o i Lynyrd Skynyrd , e pure il ricordo di alcuni momenti difficili più privati, che comunque ci sono stati. Momenti legati all’era del Trip Hop, genere musicale in parte oscuro ed ovattato, ma affascinante e suadente.
Era la musica dei Massive Attack, dei Portishead e anche degli Animanara, il progetto musicale sperimentale Trip Hop in italiano di Ivano Barbanera, Giovanni Pala, ma anche di Ernesto Rossi, Alberto Rosadini e Vadim Chiatti. Ne resta traccia, su Facebook, ma soprattutto nel sorriso aspro che emerge spontaneo sul volto del duo nel raccontare questa storia. È una trama che non si può dire finisca bene. Se ne potrebbe fare un film rocambolesco, questi sì, ma non finisce neanche male. È stato semplicemente un capitolo sperimentale, appunto.
Il finale di quel capitolo alla fine è positivo perché Barbanera&Pala sono rimasti fedeli alla musica e ai suoi capricci imprevedibili. Non hanno nessun progetto prestabilito per il futuro, bisogna dirlo. “Continuare così” già basta. Basta continuare con le serate in live. Mica poco.
A noi non resta che seguirli negli eventi e su Facebook, Instagram, Soundcloud e Vimeo, per ascoltare attivamente: è naturale.
