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Montemalbe, piccola collina di appena 532 metri di altezza, collocata in provincia di Perugia, non è solamente una bella area verde residenziale del capoluogo di regione. Defilato e lontano dai rumori, questo colle ospita una casa museo dall’aspetto fiabesco: è il Fuseum, il parco museo di Brajo Fuso.

Più di uno spazio espositivo: questo splendido giardino rivestito di arte contemporanea è il lascito dinamico e narrativo di un uomo eclettico e vitale, nonostante le molte avversità attraversate, soprattutto in giovane età, tra le quali spicca prepotentemente la seconda guerra mondiale. Guerra protagonista, e lo si avverte chiaramente, di alcuni dei soggetti più intensi delle sue opere.

È con la fine del suo conflitto che dopotutto Fuso iniziò il proprio percorso pittorico e scultoreo: non quello propriamente artistico, dato che le sue prime opere letterarie (era pure un poeta) risalgono a prima del secondo conflitto mondiale, agli anni ’30.

Solo negli anni ’40, stimolato e sostenuto dalla moglie Elisabetta Rampelli, anche lei pittrice, cominciò il viaggio nella propria espressività, fatta di materiali poveri e figure dall’aspetto talvolta mostruoso, a volte magico e simbolico. Questo viaggio lo portò proprio a dar vita a quello che oggi è il Fuseum.

Entrando nel Fuseum

Raggiungere il Fuseum non è difficile, anche se bisogna volerlo decisamente data la posizione giustamente defilata rispetto alle più comuni attrazioni turistiche della città di Perugia.

È un museo collocato sopra un monte, quasi come un santuario laico, e come tale categoria di luoghi raggiungibile solo risalendo una ripida salita asfaltata, percorribile senza difficoltà in automobile, venendo dalla direzione del quartiere perugino di San Marco.

Arrivati all’indirizzo 1R, Strada dei Cappuccini, è il momento di parcheggiare l’auto e farsi accogliere dai colorati cancelli. Questi furono fatti appositamente realizzare da Fuso nel 1963.

Superata l’entrata una nuova breve salita, stavolta da percorrere a piedi, va di nuovo affrontata. Ma l’atmosfera e i profumi non sono più quelli tipici di un bel quartiere fatto di ville e controllata vegetazione, interrotte solo da una stretta striscia di asfalto.

Oltrepassando l’ingresso del Fuseum si entra in un altro universo: quello della mente di Brajo Fuso fattasi materia tangibile. Ed in effetti nella pittura materica e nella scultura materica si colloca buona parte della produzione dell’artista.

Davanti al visitatore del parco museo si apre uno spazio espositivo ricchissimo, di ben 13.000 metri quadrati, ma non sembra assolutamente di essere catapultati in un ampio e stancante museo.

Ci si sente più come l’Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, finita all’improvviso in un mondo dove fantasia e follia coesistono e dove non vi è motivo di credere che i mostri non esistano o che siano solo buoni o solo cattivi, belli o brutti. Semplicemente sono.

In questo luogo speciale Brajo Fuso doveva sentirsi a casa, come lui stesso scrisse:

… Sono attaccatissimo ai miei quadri e sono molto felice quando me li sento vicini. Ho voluto dar loro una casa, come a dei figli: a Montemalbe, una collinetta a cinque chilometri da Perugia, tra un fitto bosco di lecci; l’ho chiamata il “Fuseum” e c’è anche una piccola casetta per me di pochi metri quadrati, la Brajta, per quando devo riposarmi e se piove. Il Fuseum è tutto per loro, per i quadri e per le ceramiche; le sculture le ho sistemate all’aperto lungo i viali e in alcune piazzole. Ce ne sono in ferro, plastica, legno, marmo, pietra, cemento ecc. Sono il loro custode e quasi tutti i giorni dedico loro un buon tempo per andarli a “visitare”. E’ la mia vita questa… 

9 ambienti per attraversare la storia di vita dell’artista

Il Fuseum nella sua interezza può essere suddiviso in 9 spazi, tutti uniti fra loro e distinti solo dalla rispettiva funzione principale.

Lo stesso ingresso può essere considerato in sé un’opera artistica. Se si ha l’accortezza di guardarsi intorno, ai lati, in alto, persino a terra, si possono notare le sculture tubulari in ferro e plastiche fiancheggianti il viale e la pavimentazione in pietra incastonata di mattonelle colorate, qui e là. Anche le mura della recinsione sono così. Ma il vero e proprio spettacolo inizia entrando nella piazza centrale dell’edificio in mezzo al parco.

Nel suo complesso, la struttura museale è formata da Braita, Galleria, Sala Bettina, Sala degli Elleni, Anfiteatro, Brajzoo e parco esterno.

La Braita

La Braita fu dal 1961 una piccola residenza estiva nella quale Fuso e sua moglie “Bettina” trascorsero brevi periodi. Li si può immaginare sorridersi, discutere, scambiarsi opinioni su questa o quell’altra idea o emozione provata e, perché no, bisticciare per delle sciocchezze, come una coppia comune, anche se comune non era l’arte conservata in questo parco.

Oggi, dopo il passaggio nelle mani della nuova Direzione Artistica di Gianmaria Fontana di Sacculmino questa vera e propria abitazione è diventata nel 2012 una Casa-Museo dove visionare i documenti relativi alla storia di Brajo Fuso.

Le opere più curiose e rappresentative si trovano però nella Galleria, nella sala degli Elleni e nel Brajzoo.

Come Alice nel labirinto si entra nella Galleria, poi il Brajzoo

La galleria, l’ambiente più grande fra tutti quelli facenti parte del museo è un’area espositiva divisa alfabeticamente dallo stesso Brajo, ospitante ben 170 opere.

Come Alice in quello della Regina di Cuori si entra ammaliati in questo vero e proprio labirinto fatto di pareti di pietra che si stringono e allargano a loro piacimento sull’osservatore, costringendolo a camminare in senso fisico nel percorso ideologico ed artistico del pittore-scultore.

Si incrociano così le straticromie, gli Acidocromo, le Metalloplastiche, ma anche volti spenti o ridicoli, facce al limite dell’assurdo e figure totalmente astratte.

Bellissimo durante la visita è scoprire, grazie alle dettagliate descrizioni, che ogni cambiamento di stile, ogni nuovo materiale utilizzato, ogni cambiamento di soggetto, ha una ragion d’essere legata al vissuto dell’artista.

Lo stesso passaggio, visibile nel parco, alla scultura con materiali di scarto ha motivazioni profonde. Ad esempio, l’adozione naturale dell’arte del rottame, visibile anche nel Brajzoo, dove animali di fantasia, fatti per l’appunto di rottami e altri materiali di raccatto, sono riuniti in uno zoo della scultura contemporanea e dell’immaginazione.

Gli Elleni di Brajo Fuso

La fantasia di Brajo Fuso raggiunse uno dei suoi apici con la realizzazione degli Elleni, sculture antropomorfe, sempre realizzate con materiali di riciclo.

Questi soggetti scultorei sembrano alieni meccanici usciti da qualche romanzo di H.G. Wells, dall’espressione impenetrabile. Talvolta sembrano allegri, talvolta invece minacciosi. Camminando per il Fuseum capita di trovarvisi improvvisamente davanti e di sentirsi piccoli ed osservati. Ciò avviene soprattutto nella sala degli Elleni, una ex terrazza, oggi ristrutturata e chiusa, capace di ospitare fino a 100 ospiti per eventi musicali e teatrali.

Una sala capace di completare concettualmente il percorso artistico ed umano del museo, profondamente affine a quello che effettivamente fu il modo di vivere arte e cultura del Fuso e di sua moglie.

Terminato il giro si esce dai cancelli ancora rapiti, ricordando una delle simpatiche filastrocche appese alle pareti del parco, ulteriore abbellimento poetico di una storia fatta di pittura e scultura.

Per eventi e visite: http://www.fuseum.eu/