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Il borgo di Cesi si trova a pochi km dalla città di Terni. Benché l’aspetto odierno sia  quello di un paesino medievale, già nel  V sec. a.C. era abitata da genti umbro – sabine, ed in epoca romana ospitava un piccolo villaggio fortificato citato da Plinio il Vecchio chiamato Clusiolum, all’interno del sito  di Sant’Erasmo.

Ma da cosa deriva il toponimo Cesi?
Due sono le ipotesi: la prima fa derivare il nome da casum, cioè tagliare, con riferimento al taglio della legna; la seconda lo da caesum, cioè uccidere.
Questa seconda ipotesi deriverebbe dal racconto di Tito Livio nel X Libro delle Storie, riguardo l’ultima resistenza delle genti  umbre nei confronti della conquista romana avvenuta nel 295 a.C. con la battaglia di Sentino.
Gli umbri vennero massacrati all’interno delle grotte di Cesi, qui i romani appiccarono il fuoco all’ingresso dell’ipogeo  facendo soffocare i guerrieri intrappolati all’interno.
Cesi fu abbandonata gradualmente dopo la caduta dell’Impero Romano  e rivestì un’importanza rilevante durante tutto il Medioevo.

cesi - paesino

Il Medioevo di Cesi

In questo periodo la sua storia viene ricollegata a quella delle Terre Arnolfe, di cui fu anche la capitale ed il centro maggiore.
Più specificatamente le Terre Arnolfe, erano localizzate nell’area dei Monti Martani, nelle zone di Acquasparta, Montecastrilli ed Avigliano Umbro.
Cesi conserva ancora edifici di notevole pregio storico ed artistico come ad esempio la Ex chiesa di San Michele Arcangelo, oggi Auditorium.
Questo edificio sorge sopra le mura medievali, inizialmente fu una chiesa benedettina, apparteneva all’abbazia di Montecassino e rientrava nei possedimenti degli Arnolfi.
Altri edifici che meritano di essere menzionati sono  Palazzo Spada – Stocchi, tipico palazzo seicentesco che conserva ancora bellissimi cicli pittorici e l’ex chiesa di Sant’Andrea, sconsacrata  nel XIX secolo ed adibita a teatro.
L’edificio è originario del XII secolo, ristrutturato poi nel XVI secolo, in cui furono aggiunte successivamente delle cappelle.
Nel portale si possono notare frammenti provenienti dall’area archeologica di Carsulae, presentano diverse raffigurazioni, tra cui un’anfora olearia, di richiamo alla coltivazione degli olivi.
Un discorso a parte merita la chiesa di Sant’Erasmo.

La chiesa di Sant’Erasmo

L’edificio sorge al di sopra di uno sperone di roccia, quindi in posizione più elevata rispetto all’abitato di Cesi, con un panorama mozzafiato che si apre sulla campagna ternana.
La chiesa presenta un’architettura tipicamente romanica e come la chiesa di San Michele Arcangelo, fu un ex monastero benedettino dipendente da Montecassino.
Sant’Erasmo è conosciuto anche come Sant’Elmo. I fuochi di Sant’Elmo sono scariche elettro luminescenti che si verificano durante i temporali, e gli antichi non conoscendone l’origine li attribuivano all’opera dei Dioscuri Castore e Polluce, come avviene anche a Carsulae; qui i due templi Gemini erano dedicati ai due gemelli figli di Zeus e dell’umana Leda.
Secondo le fonti il loro culto sarebbe di origine micenea ma si diffuse velocemente anche a Sparta fino ad arrivare in Magna Grecia; da Taranto il culto si espanse fino in Etruria e di conseguenza nelle popolazioni taliche.
In quest’area compaiono altre due figure, i santi Cosma e Damiano, ai quali è dedicata la chiesa, facendo ipotizzare che i due santi rappresentino la cristianizzazione del culto dei Dioscuri.

cesi