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L’Italia, il Bel Paese ricco di cultura, di storia, di arte, di musica, in cui le tradizioni culinarie, del buon cibo e del buon bere, si fondono diventando un fattore non solo alimentare ma un vero e proprio aspetto storico culturale, sociale, economico  ed antropologico, che ne arricchisce la bellezza e il fascino della scoperta nelle sue sfaccettature nelle diverse regioni italiane.
Come decantava Giovanni Boccaccio nel suo Decamerone attraverso la contrada immaginaria di Bengodi nella quale «si legano le vigne con le salsicce e avevasi un’oca a denaio e un papero giunta; ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n’aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciola d’acqua», ed è tramite il cibo che si esaltano i sensi, si crea e la convivialità, si sposa la territorialità.

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L’enogastronomia diviene così un orizzonte di senso anche all’interno del turismo creando dei veri e propri paesaggi culturali con una forte valenza e un forte accento esperienziale, difatti: «l’enogastronomia è l’uomo stesso, è il filo rosso che lo accompagna al cibo durante la sua esistenza, attraverso necessità e piacere del nutrirsi, è ambasciatrice territoriale»-Paolo Tegoni, consulente enogastronomico per realtà agroalimentare italiane.

Il turista enogastronomico sceglie la sua meta di destinazione in base alle esperienze di cui può far tesoro ricercando quel particolare storytelling che arricchirà il suo bagaglio:«identità territoriale intesa come paesaggio, tradizioni, innovazioni, prodotti e uomini che quel territorio lo vivono»- Slawka G Scarso, comunicatrice enogastronomica.

I numeri dell’Enogastronomia in Italia

«La filiera agroalimentare tricolore ha dimostrato un’elevata capacità di resilienza, con un incremento del fatturato che accomuna agricoltura, industria e grande distribuzione, mentre la ristorazione ricomincia a crescere dopo un 2020 disastroso. Il risultato è che il Made in Italy a tavola vale oggi  quasi un quarto del Pil nazionale» -spiega Coldiretti

In termini numerici, il settore agroalimentare rappresenta la prima filiera economica italiana, generando un fatturato di 575 mld, +7% nel 2021, quanto emerge dall’ultima analisi realizzata da Coldiretti sui dati Istat del fatturato, confermandosi comparto trainante dell’economia italiana.

«Alla base del successo del Made in Italy c’è un’agricoltura che è diventata la più green d’Europa con la leadership Ue nel biologico, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (316), 526 vini Dop/Igp e 5.333 prodotti alimentari tradizionali. L’Italia è il primo produttore Ue di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. Anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne»-evidenzia Coldiretti

Facendo altresì riferimento all’indagine condotta dall’Istituto di ricerca IPSOS,  commissionata dall’Agenzia Nazionale del Turismo, su uno studio di 500 interviste online sulla percezione dell’Italia all’estero in 18 Paesi, è emerso che i tratti distintivi riconosciuti ai prodotti italiani sono la qualità, la bellezza e la creatività. Inoltre, l’Italia è la metà più desiderata al mondo come meta turistica con un 37% rispetto al 32% degli States.

Italia Turismo Enogastronomico in Umbria

L’Umbria

Secondo uno studio svolto da Coldiretti l’estate 2022 ha puntato al turismo green tra natura ed enogastronomia la quale è stata anche il motore di ripartenza per le strutture umbre all’insegna dell’ esperienza e dello storytelling: «oltre sette italiani su 10 (72%) hanno scelto gli agriturismi per trascorrere le proprie vacanze o anche semplicemente per mangiare, simbolo di una nuova tendenza verso il turismo green e sostenibile, dove in primis c’è la voglia di contatto con la natura, mentre al secondo posto c’è l’enogastronomia. Un trend trainato dal fenomeno dei cuochi contadini, gli agricoltori chef a chilometri zero che cucinano i prodotti coltivati in azienda recuperando spesso antiche ricette della tradizione campagnola, diventati un vero e proprio valore aggiunto per le strutture. Un terzo della spesa turistica nell’estate 2022 è stato destinato alla tavola, con il cibo che diventa dunque la voce più importante del budget della vacanza estiva in Italia. La ripartenza di questi mesi rappresenta una boccata d’ossigeno per il settore» sottolinea Mario Rossi, Direttore Coldiretti Umbria.

Ismea Umbria

Ciò che emerge da una ricerca di settore condotta dalla Regione Umbria è che l’enogastronomia umbra ha un potenziale enorme ed ecco perché si investe tantissimo anche nelle strade del vino e dell’olio nei borghi e nei centri storici suggestivi dell’Umbria.  

Il Turista enogastronomico umbro

I piatti della tradizione sposano l’innovazione, il cambiamento sociale ha apportato in cucina e in tavola nuovi modi di mangiare, di assaporare, di bere e di cucinare. L’apertura culturale ed economica verso l’Asia ha fatto arrivare nel nostro Paese ingredienti esotici e sconosciuti, ingredienti diversi che si sono fusi con le tradizioni; dagli States sono arrivate nuove metodologie di cottura, e in questo cambiamento è il cliente che si cimenta nell’assaggio con curiosità, affascinato della scoperta. Il tratto distintivo del cliente umbro è appunto la curiosità: abbinata ad essa si sposa il desiderio di sperimentare e vivere una vera e propria esperienza eno-gastronomica.