A Marmore le acque del fiume Velino si riversano nella vallata alluvionale del Nera con un triplo salto di 165 metri, tra i più alti d’Europa.
Immergersi nella natura incontaminata del parco che fa da cornice alle splendide cascate è una tappa obbligata per il turista amante del relax e delle brevi camminate. Per conoscere le sue origini bisogna fare un salto indietro nel tempo, fino gli inizi del III sec. a.C., quando il generale romano Manio Curio Dentato decise di svuotare il bacino dell’antico Lacus Velinus mediante il taglio del costone roccioso di Marmore (la cosiddetta cava curiana, un canale che consentì di prosciugare buona parte del lago).
Il territorio della conca reatina, dopo questo poderoso intervento, divenne quasi interamente coltivabile, fu suddiviso attraverso il sistema della centuriazione e fu interessato dall’impianto di fattorie e ville di proprietà di famiglie illustri (si pensi, ad esempio, alla sontuosa villa del senatore Quinto Assio a Colli sul Velino, frequentata da Cicerone nel 54 a.C., quando fu chiamato dai reatini a difendere la loro causa in un processo intentato dai cittadini di Interamna/Terni proprio per la questione relativa al taglio di Marmore, di cui ovviamente beneficiò più Rieti che Interamna).
I sedimenti calcarei che tornarono ad ostruire la cava curiana nel corso del Medioevo, determinando un crescente impaludamento della piana, resero necessari altri interventi, ad opera dei Papi. Il primo, del 1517, fu la cava Paolina, progettata da Antonio da Sangallo il Giovane (che morì di malaria durante la direzione dei lavori); il secondo fu la cava Clementina, del 1598, progettata dall’architetto Giovanni Fontana.
Un ultimo taglio, operato per volontà di papa Pio VI nel 1787, modificò i salti della cascata delle Marmore dandogli l’aspetto che conserva ancora oggi. Il flusso di acqua delle cascate è controllato poiché, in alcuni momenti della giornata, serve una centrale idroelettrica.
Foto 1

Foto 2

Se da un lato vale certamente la pena osservare il muro d’acqua delle cascate a pieno regime (foto n. 1), davvero impressionante, dall’altro non si può non godersi il delicato flusso delle acque a basso regime (foto n.2), che rivela suggestivi scorci della parete rocciosa retrostante, attraversata da sottili e candidissimi zampilli.
Fotografie di Alessandro Giampietri