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A pochi chilometri da Terni si trova San Gemini, un piccolo borgo che custodisce dei preziosi tesori talvolta sconosciuti, ma che vale la pena visitare. Tra questi vi è un sontuoso edificio seicentesco che sovrasta la piazza principale del paese: si tratta di Palazzo Canova, la residenza estiva del celebre scultore di Possagno.

L’artista era molto affezionato alle verdeggianti campagne umbre dato che oltre a questa imponente costruzione, egli risulta proprietario di altri terreni e case nella zona: a conferma di ciò vi è la fitta corrispondenza epistolare proprio tra l’artista ed i canonici di San Gemini.

Inoltre il legame tra Antonio Canova e l’Umbria è sempre stato intensamente vissuto dallo scultore e dal fratello Giambattista Sartori Canova come testimonia lo splendido gruppo delle Grazie di Bedford (il marmo è oggi a Londra, al Victoria & Albert Museum), che Canova promise all’Accademia di Belle Arti di Perugia “Pietro Vannucci”, di cui era illustre membro, e che, nel 1829, il fratello Giambattista Sartori consegnò all’antica istituzione perugina, insieme ad altre sue opere.

STORIA DEL PALAZZO

Dai dati dell’antico Catasto Gregoriano, si evince che l’elegante palazzo sangeminese era considerato una casa di villeggiatura costituita da diciassette vani  e su due piani: viene esplicitamente citato nel testamento di Antonio Canova datato 12 ottobre 1822. La sua costruzione fu portata a termine nel 1695 come testimonia un’incisione sulla pietra collocata all’esterno della facciata.

Il progetto della sottocornice viene attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane, incaricato dallo Stato Pontificio di svolgere i lavori per la ripulitura del canale della Cascata delle Marmore nel 1645. Canova in uno dei suoi viaggi da Ispettore delle Belle Arti visitò varie volte l’Umbria negli anni tra il XVIII e il XIX secolo. Una volta giunto a San Gemini, venne incaricato dai canonici del Duomo di portare a compimento i lavori di ricostruzione della chiesa gravemente danneggiata da un terremoto.

Negli stessi anni scopre le bellezze del posto e sarà ciò che lo porterà ad acquistare tra il 1813 ed il 1816 il palazzo seicentesco. Dopo la morte dell’artista, il fratellastro di Canova, Sartori, mantenne a lungo le proprietà fino alla vendita ai Padri Cistercensi.

Soltanto con gli ultimi proprietari, la famiglia Medici, la memoria del grande artista di Possagno viene riportata in auge.

LE OPERE CONSERVATE

Internamente vi sono conservate delle testimonianze del passaggio della presenza assidua dell’artista nel territorio umbro: è esposta una grande carta con la tipologia dei terreni appartenenti all’artista, a lui dedicata da papa Pio VII, quando era già stato nominato marchese di Ischia di Castro; una statua di fattura ellenistica, collocata dal Canova nel giardino soprastante la “lisciaia” e alcuni documenti originali.

Tuttavia a causa della presenza delle forze di occupazione francese durante il periodo Napoleonico e poi con l’occupazione tedesca, molti degli oggetti appartenuti all’artista sono stati portati via. Alla fine della Grande Guerra, al rientro della famiglia Medici, nulla fu più ritrovato.

Ad oggi l’organizzazione che si occupa del Palazzo è gestita dall’associazione Antonio Canova ’91,  fondata a San Gemini nel 1991 e a cui ci si può rivolgere per le visite alla struttura ad oggi privata.

Per info sulle modalità consultare la pagina:  http://palazzocanova587.sitonline.it/