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“Signori, chi è di scena? Chi è di scena!”. Una voce senza volto viaggia per i camerini, semplici tensostrutture bianche, nascoste dietro al palco, che celano un intero mondo dove ogni artista ricerca la concentrazione a modo suo. C’è chi ripassa la parte già munito di trucco e parrucco, chi si isola per ritrovare un attimo di pace, chi si spancia dalle risate. Siamo nel backstage di Grande Lirica Perugia, la sera della prima del “Barbiere di Siviglia”, di Gioachino Rossini, in scena ai Giardini del Frontone.

Ogni camerino, del coro, dei cantanti, dell’orchestra, pullula di movimento.

Defilato un gendarme mangia un panino in un angolo. Un cantante e un corista provano a ricordare alcuni accordi di Battisti alla chitarra. Dal lato opposto, tre coriste già pronte nei loro costumi di scena si scattano foto a vicenda. Di opere ne hanno viste negli anni i componenti del Coro Lirico dell’Umbria, istruiti anche stavolta dal giovane maestro Sergio Briziarelli, ma ogni rappresentazione resta un momento da immortalare e ricordare. “Mettiamole nei social”, “Il tuo cellulare fa delle foto bellissime, che modello è?”.
C’è un’incongruenza temporale nettissima fra i capi di abbigliamento da ‘700 spagnolo da loro indossati e gli argomenti delle conversazioni. Ma qui, dietro le quinte, è tutto nella norma.

A teatro, è risaputo, è possibile mischiare tempi, materiali e spazi, senza che la storia e le narrazioni se ne prendano troppo a male. È il regista Guido Zamara a suggerire qualcosa di simile, fra le righe delle parole che riusciamo a scambiare con lui nel “tumulto generale” dei camerini, prima dell’inizio della recita.

Il Barbiere di Grande Lirica Perugia 2021, che verrà replicato martedì 27 luglio a Viterbo e giovedì 29 luglio al Baravai – anfiteatro romano di Terni, è una rappresentazione all’antica maniera, ci dice Zamara, ma non una pura e semplice rappresentazione filologica dell’opera, bensì una parziale rivisitazione fedele al periodo di un’opera ancora oggi capace di rendersi godibile ed attuale.

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Guido Zamara - regista - il barbiere di siviglia
grande lirica perugia - nell'attesa

Una scena sintetica, ma coerente con le peculiarità stilistiche rossiniane, lascia spazio all’estro e alle doti istrioniche dei singoli protagonisti, tutti capaci di movimentarla. Naturalmente nel rispetto delle norme vigenti anti covid-19 .

È fresca e frizzante la Rosina di Francesca Bruni, calzante innamorata di un Conte D’Almaviva (Francesco Marsiglia) capace anche di inscenare un’esilarante cadenza napoletana, alla Pino Daniele, nei panni di Don Alonso.

Potente la voce dell’avaro Don Basilio (Stefano Rinaldi Miliani ) che ci rivela di aver inscenato nell’aria “La Calunnia” l’inseguimento di una mosca, voluto dalla regia, rincorrendo veramente una farfalla notturna, per caso ospite sul palcoscenico. Lo segue perfettamente in tale scena Don Bartolo (Leonardo Galeazzi), espressivo e fantasioso in ogni suo gesto .

Riempie il palcoscenico Figaro (Gabriele Nani), gioviale e scaltro come si confà al personaggio.

Vocalità tutte lodevoli, ognuna precisa e nella parte, comprese quelle degli ottimi comprimari (Viola Sofia Nisio, Jonny Bombino, Marco Cetra). Non è da meno il coro, preciso e ritmico nei concertati di fine atto.

Presenti per tutta la rappresentazione i tipici interventi a braccio nei recitativi, previsti dalla filologia: battutine simpatiche e divertenti capaci di dialogare  con il pubblico e con l’attualità. Nessuno ad esempio si aspetterebbe una citazione della Carrà in una messa in scena del Barbiere di Siviglia, eppure questa arriva con un accennato “ Come è bello far l’amore da Trieste in giù” al secondo atto, generando risate ed apprezzamenti fra gli spettatori.

Se la ridono anche i cantanti nei camerini, fra un’entrata e l’altra, cercando di stemperare la naturale emozione. Fra primo e secondo atto si osservano anche interrogativi fra loro: si sente infatti qualche tuono in lontananza e qualche goccia.

Ma neanche la pioggia sa realmente creare intoppi. Con un pizzico di fortuna (che a teatro ci vuole sempre) e grazie all’interazione di cantanti e direzione d’orchestra con il pubblico la minaccia di un temporale diventa solo il pretesto per lanciare con simpatia l’omonimo intermezzo orchestrale del secondo atto.

Eccellente direzione d’orchestra di Lorenzo Castriota Skanderberg (ma non c’erano dubbi), con tempi “giusti”, a volte trotterellanti, sostenuti senza particolari intoppi dall’ungherese Miskolc Symphony Orchestra. Alti livelli.

Insomma, una messa in scena (voluta, in collaborazione da Comune di Perugia, Lirico Teatro  SOLTI di Ermanno Fasano, Associazione Coro Lirico dell’Umbria, Cinegatti, Associazione Borgo Bello e molti altri)  simpatica e ben fatta, da ridere di cuore. Una seconda serata che regge benissimo il paragone con il Galà lirico della sera prima, dedicato al soprano perugino Antonietta Stella ed interpretato magistralmente da tutti i cantanti partecipanti.

I sorrisi del pubblico dimostrano che un’opera di più di 200 anni fa può ancora oggi essere godibile come una serie TV. Forse di più, perché molto più reale. Una vicinanza fisica che oggi diventa sempre più necessaria, anche a teatro. Una rappresentazione che perciò genera buon umore, non solo perché stiamo guardando un’opera buffa per definizione.

Infatti è un’opera comica da manuale, sì, ma non ce la ricordavamo così divertente.

orchestra - barbiere di siviglia - grande lirica perugia 2021

Biglietti in prevendita per le restanti serate su VIVATICKET o dal vivo nei punti vendita selezionati. Per maggiori informazioni in merito: info@coroliricoumbria.it

Stefano Rinaldi Miliani - barbiere di siviglia
violoncellista - grande lirica perugia