A Milano nel maggio del 1931 nasce l’architetto Aldo Rossi, nel 1982 progetta per la città di Perugia un complesso architettonico che porta il nome di Centro direzionale di Fontivegge.
Fra la data della sua nascita e quella del lavoro nella cittadina umbra, fino al giorno della sua dipartita avvenuta nel 1997, Aldo Rossi si afferma come teorico e architetto di fama mondiale.
La sua vita è un lungo viaggio fra le linee di questo mondo, rette che partono dall’Italia per finire in Spagna, Germania, America o Giappone.
Il suo stile è facilmente riconoscibile ma non così perfettamente riproducibile, come direbbe un personaggio di un film di Woody Allen; ha una qualità organica capisci, è quasi interamente interdipendente, se sai quello che voglio dire.
Nelle sue opere architettoniche confluisce con prepotenza il pensiero teorico e individuando i fatti urbani costruisce città nelle città, per vivi e per morti, per posteri e postumi.



Crea showroom per Tokyo, poltrone per Parigi, complessi edilizi a Berlino, un museo a Maastricht, uno a Vigo, e ancora più lontano, in Florida ad Orlando progetta gli studi della Disney Development Company. Artista prolifico, pianta soprattutto in Italia i semi del suo talento, ben visibili nelle unità residenziali di Milano, al Cimitero di San Cataldo a Modena o al Teatro del Mondo a Venezia.
Ma Aldo Rossi non si limita all’architettura, crea importanti opere di design per l’azienda Alessi, come l’orologio da parete o la famosa caffettiera espresso.
Il MAXXI di Roma, museo nazionale delle arti del XXI secolo, progettato da un’altra grande architetta, Zaha Hadid, ospita fra le sue sale una retrospettiva dell’architetto milanese dal 10 marzo fino al 17 ottobre 2021 (https://www.maxxi.art/events/aldo-rossi-larchitetto-e-le-citta/).
In Umbria oltre al progetto di Fontivegge, anche Città di Castello ospita una creazione dell’Architetto, si tratta del Complesso residenziale e amministrativo, ex area Sogema (https://www.fondazionealdorossi.org/opere/1990-1997/complesso-residenziale-e-amministrativo-ex-area-sogema/).

Dunque, erano gli anni 80 e Aldo Rossi formulava il già citato centro direzionale di Fontivegge. Ma cos’è precisamente? È un parco, una palestra, un ufficio pubblico, un centro commerciale, un set fotografico. Può essere tutto ciò che vedi.
Quest’area, vicino alla stazione Fontivegge, per chi arriva con il treno, rappresenta il primo approccio con Perugia e l’ultimo con chi va via. Come in quasi tutte le zone periferiche d’Italia, gli edifici differiscono completamente dallo scenario del centro storico.
Prima che sorgesse il complesso architettonico dalle forme primarie, conosciuto anche con il nome di Palazzo Broletto e famoso per la sua Piazza Nuova nota ai più come Piazza del Bacio, la zona era composta dagli edifici abbandonati dell’ex fabbrica della Perugina. Delle vecchie costruzioni oggi resta solo una ciminiera che risale a inizio Novecento.
La parte centrale dell’intero stabile è la grande piazza che segue la pendenza naturale del terreno, facilmente visibile a occhio nudo. I palazzi che la circondano, vestiti da colori chiari al contrasto di un verde scuro dei piccoli dettagli, scandiscono la complessa architettura di Aldo Rossi.
La sua arte tende a farci immaginare un mondo suburbano, e se ci soffermiamo ad osservare e vivere questa parte della città, la poesia potrebbe impossessarsi di tutti noi.
Imponenti monoliti pieni di occhi si ergono intorno alla grande piazza, la circondano, la proteggono. Al suo interno una fontana, due giovani ai suoi piedi si baciano mentre l’acqua scende. Dei bambini si rincorrono in fila indiana, intanto le loro mamme intonano canzoni di terre lontane. Un ragazzino fa il giro della piazza ascoltando musica e sfrecciando con la sua bicicletta. Un fotografo scatta ritratti e si dilegua alla velocità della luce. È una giornata di sole, di un sabato pomeriggio vissuto nell’armonia che Aldo Rossi ha donato alla città.
Per approfondimenti: https://www.fondazionealdorossi.org/



Fotografie di Federica Magro