Quando si pensa al cinema italiano il ricordo corre ai momenti di massimo sfarzo economico di questa industria dei sogni, tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Ritorna alla memoria il luogo simbolo di quel frangente di estrema fioritura, ovvero Cinecittà, i mitici studi nati all’interno del tessuto urbano della capitale, i quali divennero centro propulsore della produzione nostrana di pellicole. Ciò che rappresentò questa enorme bottega di set cinematografici è insomma cosa notissima.
Meno noto è l’utilizzo, da parte di svariati cineasti, dei territori umbri come palcoscenico per l’adattamento delle proprie storie. Gli scorci bucolici in cui la natura si fa mistica, le antiche costruzioni colme di storia, fecero di questa terra lo scenario ottimale per i racconti di celluloide.
Tralasciando le ben note produzioni televisive post-Duemila (da Carabinieri a Don Matteo), già dagli albori della storia del cinema, cioè agli inizi del XX secolo, si aggiravano tra le nostre colline le prime troupe cinematografiche.
Nel 1911 venne girato Il poverello di Assisi, il titolo non lascia dubbi sulla tematica né sui luoghi delle riprese; anche se va detto che non sempre i vari adattamenti sulla vita di San Francesco saranno girati nei luoghi effettivi in cui visse, ma questo si sa, fa parte della magia del cinema che riesce a creare e dissimulare creando quell’illusione che è parte imprescindibile del suo fascino.
Nel 1932 le acciaierie di Terni sono il luogo deputato alle riprese di un lungometraggio che vede come sceneggiatore il nome altisonante di Luigi Pirandello. Acciaio non solo fu girato all’interno dei sopracitati stabilimenti in un arco di tempo di circa due mesi, ma addirittura i rumori ed i suoni furono volutamente registrati in presa diretta (e non creati in un secondo momento per poi essere aggiunti alle riprese, cosa tipica per quell’epoca). L’operazione fu tecnicamente difficile e pericolosa vista la vicinanza delle cineprese e dei microfoni alle colate di metallo incandescente.

La medievaleggiante Bevagna diventa lo sfondo per Musica in piazza (1936), storia di rivalità tra due cugini musicisti che si contendono la bella di turno. Fa capolino il centro perugino in Uomini e cieli del ’43, film di propaganda fascista del regista Francesco De Robertis che già mostra dei germi del neorealismo. Di nuovo i sentimenti sono al centro di Amanti senza amore (1948), interpretato dalla diva dell’epoca Clara Calamai e tratto dall’opera di Tolstoj Sonata a Kreutzer; in questo caso è Orvieto (insieme alla città ligure di Sanremo) a far da sfondo alla tormentata storia coniugale.
Anche la settima arte risente del boom economico, del cosiddetto “miracolo italiano”, ed i benefici non sono solo i maggiori investimenti, ma anche e soprattutto un apporto di fermenti culturali e artistici che faranno del cinema italiano di quei anni un vertice inarrivabile e da imitare.

Se Il segno del vendicatore (1962), film d’avventura in costume girato a Gubbio non dice nulla ai più, non può passare del tutto inosservato Il tormento e l’estasi, uscito nelle sale nel 1965, è la parziale trasposizione dell’omonimo e fortunato libro di Irving Stone sulla vita di Michelangelo Buonarroti, interpretato in questo caso dal famoso Charlton Heston. Dietro i fittizi scenari di carta pesta e legno utilizzati per ricostruire l’antica Piazza di San Pietro si cela la stupenda Piazza del Popolo di Todi, mentre nelle scene dell’assedio di un paese ad opera delle truppe di Giulio II si può riconoscere Montoro.
Ma è il 1966 l’anno cardine di tutti gli amanti cinefili. In questa data uscirono ben tre titoli che vedono come quinta varie parti del cuore verde d’Italia. L’armata Brancaleone di Mario Monicelli,ambientato per lo più tra Lazio e bassa Toscana, utilizzò tra i molteplici scenari anche il borgo umbro di Casteldilago in provincia di Terni per le riprese iniziali della giostra dei cavalieri. Mentre in Fumo di Londra il regista e protagonista Alberto Sordi decide di svolgere le ambientazioni italiane a Perugia, precisamente in corso Vannucci, cioè in pieno centro storico. Conclude la triade Uccellacci e uccellini di Pier Paolo Pasolini che tra le varie locations gira delle scene anche ad Assisi.
Continuando in questo viaggio nel cinema troviamo delle panoramiche della Piana di Castelluccio in Serafino, film di Pietro Germi con il molleggiatissimo Adriano Celentano. La fantastica vallata viene ripresa anche da Franco Zeffirelli in Fratello Sole, sorella Luna, fortunato adattamento della vita di San Francesco; oltre alla già menzionata Piana sono ben visibili anche la cittadina di Assisi ed il Palazzo dei Consoli di Gubbio.

Perugia si tinge di giallo o forse sarebbe meglio dire di rosso in Torso – I corpi presentano tracce di violenza carnale (1973), storia morbosa e quasi splatter in cui alcune studentesse dell’Università per Stranieri dovranno vedersela con un sadico assassino. Ancora il capoluogo di regione è al centro sia de L’ultima neve di primavera (1973), esempio di cinema strappalacrime tanto di moda negli anni Settanta, che ne Il maestro di violino (1976) con Domenico Modugno nelle vesti del suddetto insegnate, in questo ibrido tra il romanzo rosa e musicarello si può ammirare nei titoli di testa una lunga carrellata delle vie storiche del centro città.
Si tratta invece dello stadio Libero Liberati di Terni quello utilizzato in L’arbitro, pellicola del ’74 con Lando Buzzanca, epigono del filone commedia sexy. Allo stesso genere appartiene anche Lezioni private (1975), ambientato in Emilia, ma in realtà girato tra Roma e Orvieto. Del 1975 è Labbra di un lurido blu, racconto dalle tinte forti e morbose con Lisa Gastoni e Corrado Pani, girata tra il centro storico perugino, Bettona e Bevagna. A concludere la decade dei Settanta non si può non citare Profondo rosso (1974) di Dario Argento dato che la scena del funerale della medium, prima vittima di un efferato serial killer fu ambientata proprio nell’evocativo Cimitero Monumentale di Perugia.
Si prosegue con un altro memorabile titolo qual è Io e mia sorella (1987) di Carlo Verdone come di consueto anche protagonista, affiancato da Ornella Muti ed Elena Sofia Ricci, che decide di ambientare la sua commedia tra le case di Spoleto. Nell’88 si torna a raccontare del santo si Assisi in Francesco di Liliana Cavani, nelle vesti del “poverello” troviamo nientepopodimeno che Mickey Rourke all’apice della fama intento a girare le sue scene tra Gubbio e Perugia, immerso in una natura incontaminata e austeri interni trecenteschi. Ancora Perugia è scenario di incontro per la coppia Margherita Buy e Giulio Scarpati nell’intimo dramma di Giuseppe Piccioni Chiedi la Luna del 1991.

Le atmosfere incantate e ( perché no?) anche sinistre di talune dimore storiche e di certi scorci paesaggistici sono stati sfruttati in lungometraggi quali Meridian (1990), una produzione made in USA dove la sdoganata fiaba de La bella e la bestia viene riletta in chiave horror. Azzeccata la scelta di girare gli interni del racconto nel Castello di Giove a Terni, tramutato così in una rocca stregata. Persino un autore rinomato come Pupi Avati si è lasciato incantare dal fascino mistico e quasi esoterico delle terre nostrane ambientando il suo L’arcano incantatore (1996) tra gli scorci di Todi, Fiore e le sponde del Lago di Corbara.
Con la fine del secolo e l’inizio del nuovo millennio diventano centrali nell’industria cinematografica gli Umbria Studios di Papigno. Proprio grazie a questa nuova realtà cinematografica locale Roberto Benigni realizzerà le famose scene de La vita è bella (1997) ambientate all’interno del campo di concentramento appositamente ricostruito in questi spazi nonché il meno fortunato Pinocchio nel 2002.
L’Umbria insomma continua d essere una terra che ben si presta a fare da scenografia al cinema, altri sono i titoli che potremmo citare a maggior prova di questa tesi, realizzati anche in tempi recenti, da L’educazione fisica delle fanciulle (2005) a Lezioni di Cioccolato (2007), fino ad arrivare quasi ai giorni odierni quando un autore di prim’ordine come Paul Verhoeven (tra le sue opere di maggior successo si ricorda Atto di forza e Basic instint) ha scelto l’Umbria per poter girare parte di Benedetta il suo ultimo film di prossima uscita.
