É il neo restaurato Arco dei Tei, meglio conosciuto come Arco di Porta Pesa, a brillare nel cielo perugino di ottobre.
Un varco, una porta, un simbolo, un monumento che vede sotto di sé una comunità di cittadini, uniti e attivi, che ogni giorno si impegna a rendere il quartiere sempre più vivo. Questo maestoso passaggio si trova proprio accanto alla sede dell’Associazione Borgo Sant’Antonio Porta Pesa, che conta tra le sue fila esperti e appassionati conoscitori della storia dell’Arco e del rione in cui si trova.
Da Claudio Minciotti, consigliere dell’associazione, che abita qui fin dalla nascita, scopriamo che l’arco prende il nome da un’antica famiglia perugina della zona, i dei Tei appunto. I componenti della famiglia, nella sera delle famose nozze rosse dei Baglioni del 1500, persero le loro case, bruciate dai congiurati subito dopo la strage.
Come insegna il professor Alessandro Barbero, esperto di storia Medievale, i documenti giuridici del tempo sono una delle fonti primarie per ricostruire il passato, ed è proprio in alcuni atti che sono stati rinvenuti altri dettagli sull’avvenimento.

Il dottor Alberto Maria Sartore, proprio come racconta Minciotti, trovò una vertenza civilistica del 1535, in un importante fondo miscellaneo in cui sono custoditi documenti che vanno dal XIV fino al XVIII secolo, che aveva come oggetto il risarcimento dovuto ai dei Tei dalla rivale famiglia dei Coppoli, probabili responsabili dell’incendio della famosa estate del 1500. I Coppoli pagarono 2.000 fiorini per i danni, denaro che successivamente chiesero indietro in quanto, secondo la loro versione, non avevano partecipato al sinistro evento.
Intrisa di storia questa porta della città, costruita prevalentemente con pietra arenaria, risale all’incirca al XII – XIII secolo ed è parte di una prima cinta muraria esterna al perimetro etrusco.
Un’intera generazione di perugini è passata sotto le sue pietre, quelle stesse pietre che hanno assistito al cambiamento costante del quartiere di Porta Pesa, chiamato così per i carri, carichi di merci, che venivano pesati prima di entrare in città.
Oggi alcuni residenti, che qui ci sono nati e qui sono rimasti, raccontano della vitalità del quartiere di una volta: botteghe di artigiani ad ogni angolo, alimentari, fiorai e negozi di giocattoli. Tutte le feste cittadine, come ad esempio la sassaiola, passavano di qua, un quartiere parlante, comunitario, pieno di bambini che quando nevicava percorrevano, con slittini di fantasia, le strade innevate come se fossero piste da sci. Nonostante fosse una strada secondaria e non proprio centrale, c’era tutto quello di cui si avevano bisogno.

Nel giorno dell’inaugurazione dell’Arco dei Tei, a cura di Art Bonus, sono tutti emozionati, in particolare il mecenate Fabio Riccini, che con la sua ditta Riccini srl ha contribuito ai lavori di restauro. C’è anche il console del rione Porta Sole Francesco Pinelli e il sindaco di Perugia Andrea Romizi, ma soprattutto ci sono alcuni alunni della scuola Ugo Foscolo e della Montessori Santa Croce, che con il loro spirito, proprio come quello dei bambini di una volta, riempiono di allegria le strade del rione. Quelle strade su cui oggi, proprio come ieri, splende il sole.
