L’Umbria è il paradiso della cosiddetta Soft Economy, un orientamento culturale e ideologico che sposa i valori del vivere lentamente, in modo sostenibile ed armonico con la natura e l’economia del territorio. L’anima di questa regione è selvaggia e possente. Un’essenza corposa e genuina che si esprime al meglio in una delle produzioni più antiche dell’area, quella del vino, e nei percorsi ad esso dedicati: le Strade del Vino in Umbria.
L’enoturismo è una forma di sperimentazione del territorio ormai affermatissima tra i visitatori.
Infatti, le Strade del Vino, quattro in tutto, sono state istituite ad hoc nel 2002 proprio per fornire dei percorsi specifici e coerenti capaci di esaltare le peculiarità e pregi delle produzioni enogastronomiche tipiche delle quattro delineate macro-aree della regione.
Il vino ha di certo molto da raccontare qui in Umbria, grazie alla sua lunga ed antica storia che emerge percorrendo le strade del vino.
Già dal periodo etrusco veniva prodotto in grandi quantità, e venduto in tutte le aree del centro Italia e poi dell’Impero romano, tanto che alcune spedizioni commerciali raggiunsero al tempo persino il lontanissimo Nord del continente europeo.
Come suggeriscono alcuni testi di Plinio, la vite etrusca doveva avere probabilmente forma ad albero, molto differente da quella utilizzata oggi nelle vigne moderne. Veniva associata anche ad altre coltivazioni ed allevamenti: una tecnica agronomica armonica, pensata per ottimizzare al massimo la produttività del territorio.
Il vino ottenuto era molto più simile all’attuale moscato, e perciò veniva solitamente bevuto allungato con acqua ed addolcito con miele e spezie. Si parlava nello specifico di Mulsum. L’alterazione del prezioso liquido, sacro al dio Fufluns fra gli etruschi e Bacco fra i romani, veniva effettuata anche a causa della percentuale di alcol, più elevata rispetto agli standard moderni.
Ma anche dopo la caduta dell’Impero romano i vini umbri rimasero noti e richiestissimi. Si narra ad esempio che lo stesso Pinturicchio richiese come parte del proprio compenso per i lavori svolti all’interno del Duomo di Orvieto proprio dei vini pregiati locali.
Oggi questa storia così antica si può ancora chiaramente avvertire istintivamente sorseggiando con tranquillità un calice, nella proverbiale atmosfera della regione, sia che si preferisca un rosso che un più beverello bianco.
Mille le sfumature individuabili, ancora di più i sapori ed i profumi, ognuno frutto del duro lavoro delle cantine storiche collocate sul percorso delle quattro Strade del Vino.

La Strada del Vino Colli del Trasimeno
La Strada del Vino Colli del Trasimeno è probabilmente una delle più conosciute fra i turisti stranieri, entusiasti dell’offerta paesaggistica ed enogastronomica di questi luoghi.
Pensata per promuovere l’incontro diretto con i produttori di uve dell’area lacustre, questa strada si articola in sette differenti percorsi immersi nelle colline del Trasimeno: quello di Panicale, quello di Tuoro, Magione, Corciano, Città della Pieve, Piegaro e di Castiglion del Lago.
Ogni percorso può essere attraversato con l’accompagnamento di una guida, così da carpire il più possibile le tecniche utilizzate per la produzione vitivinicola in queste zone e conoscere al meglio, attraverso tutti i sensi, sapori e profumi di vini e cibi tipici.
I più noti qui sono certamente l’IGT Umbria e la DOC Colli del Trasimeno. Ma l’offerta è molto più ampia.
L’area infatti si presta alla coltivazione di numerosissime varietà di vite. Ad esempio Sangiovese e Gamay del Trasimeno, arrivato sulle coste del lago da poco più di un secolo. Occupano un posto d’onore della produzione dei rossi.
Uniti anche in blend, regalano all’occhio vini color rubino, bilanciatissimi nel gusto ma estremamente profumati. Queste caratteristiche li rendono molto versatili negli abbinamenti, tanto che i locali li propongono in associazione sia con zuppe di legumi del luogo (un esempio è la fagiolina del Trasimeno, presidio Slow Food) ma anche con piatti di pesce molto decisi, come il tipicissimo tegamaccio.
Ottima è anche la produzione di vini bianchi, fra i quali spicca il Grechetto. Grazie al bouquet floreale e fruttato allo stesso tempo può accompagnarsi senza stonature a qualsiasi preparazione a base di pesce d’acqua dolce.
Ma l’offerta enologica di queste colline non termina certo qui. Nel tempo, la versatilità dell’ecosistema lacustre e dei suoi terreni ha portato i produttori a sperimentare la coltivazione di vitigni particolari, anche provenienti dall’estero. Ne sono un esempio il Viogner o lo spagnolo Alicante, combinati rispettivamente con uve da Grechetto e da Sangiovese.
Un’offerta fra le strade del vino che si delinea internazionale e che nella sua stessa identità si apre all’esterno per invitare tutti i visitatori all’assaggio, alla sperimentazione e alla convivialità proverbiale di tutta la regione.

Strada dei Vini del Cantico
Uno dei percorsi umbri più ampi dedicati al vino è certamente la Strada dei Vini del Cantico. Partendo dalla sorprendente cittadina di Todi, piccolo borgo arroccato su un monte, si snoda per chilometri attraversando città note, come Perugia e Assisi e paesi piccoli e raccolti, come Fratta Todina o Torgiano, fino a raggiungere Spello.
Un’area così ampia non poteva far altro che regalare un’offerta enologica ampissima e di enorme pregio.
Spiccano sei eccellenze nel distretto: la DOCG Torgiano Rosso Riserva e cinque DOC, quella di Assisi, quella dei Colli Perugini, la DOC dei Colli Martani, di Torgiano e infine una delle più recenti, quella di Todi.
Il Torgiano Rosso Riserva ha una zona produttiva che si estende per tutto il comune di Torgiano, escluse alcune aree sul lato nord della collina di Brufa ed i terreni alluvionali lungo il corso dei fiumi Tevere e Chiascio.
Questo vino, che prende il nome dal paese di Torgiano – citato nell’elenco ufficiale dei Borghi più belli d’Italia – ha ottenuto la DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) nel 1990.
Il colore del liquido è rosso rubino brillante, una sfumatura che ben si addice alle caratteristiche organolettiche del prodotto. Ottenuto da uve al 70 – 100 % Sangiovese, ha un profumo ed un sapore strutturati e complessi, che lo rendono perfetto anche per l’invecchiamento.
Come riferito, la Strada dei Vini del Cantico offre anche 5 DOC (Denominazione di Origine Controllata).
Di recente istituzione è la DOC Todi, riconosciuta principalmente per conferire ufficialmente un maggior pregio a produzioni tradizionali note persino nel periodo romano, precedentemente unite alla DOC Colli Martani.
Plinio il Vecchio infatti, nel 50 d.C., all’interno del suo Naturalis Historia citò esplicitamente il vino Greco “Tudernis” cioè tipico del tuderte, fissando una prova scritta della qualità già allora raggiunta dalla produzione vitivinicola di questo territorio.
Anche la DOC Colli Martani ha radici possenti, che affondando nel passato etrusco-romano della regione. In quest’area i terreni si prestano al meglio alla produzione di uve da spumante, passiti e vini delicati, rispondenti a rigidi requisiti. Naturalmente sono presenti anche grandissimi bianchi e rossi, da degustare con i prodotti tipici locali, come la Cipolla di Cannara o il Sedano Nero di Trevi.
DOC molto recente è invece quella di Assisi. Arrivata nel 1997, vanta la presenza di vigneti rari per l’Umbria, come il Merlot o il Cabernet Sauvignon, oltre che il più diffuso Grechetto. Ad Assisi sono i terreni ben esposti e non umidi a dare un tocco qualitativo in più ai vini, che si sposano perfettamente con le esigenze anche dei turisti più spirituali.
Ultima ma non ultima la DOC Colli perugini. Ampissima, i vini che ne fanno parte vengono realizzati attraverso la coltivazione su vigneti ubicati in piano o a fondovalle, ad una quota solitamente compresa fra i 450 ed i 500 m.
Una curiosità: per questa DOC vengono coltivati anche vitigni autoctoni come Mostiola, Tintarolo, Pecorina e il Lupeccio. Un’attività estremamente importante anche per la conservazione della biodiversità del luogo.
Strada Etrusco-Romana
Se è pur vero che tutta la viticoltura umbra può essere fatta risalire almeno in parte al periodo etrusco- romano, vi è una zona che più di ogni altra può dirsi antica: la Strada del Vino Etrusco-Romana.
Il percorso si colloca nei dintorni di Terni, partendo da Orvieto per arrivare fino ad Amelia.
Il vino dell’orvietano in effetti era già pregiatissimo quando la città veniva chiamata, dagli etruschi, Velzna, quando ancora le strade del vino erano altre.
La bevanda veniva realizzata con un sistema di vinificazione particolare, in cantine disposte su tre piani.
A livello del suolo l’uva veniva pigiata. Il prodotto di questa spremitura si riversava in tini disposti in locali interrati, nei quali il mosto fermentava. Il terzo livello, collocato ancora più in profondità nel terreno, serviva invece alla lunga conservazione dopo la svinatura.
Le fonti scritte narrano che da questa tecnica si ottenesse un vino profumatissimo, di colore giallo dorato ed estremamente aromatica. Un bianco, pare.
Oggi sulla Strada Etrusco-Romana è possibile degustare sia bianchi che rossi che rosati, solitamente nella suggestiva atmosfera di castelli, riconvertiti a centina, o tenute antiche perfettamente conservate.
Quali i nomi delle DOC? Ovviamente la DOC Orvieto, la DOC Rosso Orvietano, quella del Lago di Corbara, di Amelia e infine il Ciliegiolo.

Strada del Sagrantino
Soprattutto negli ultimi anni il Sagrantino, vitigno e vino, ha aumentato enormemente la propria notorietà e diffusione, diventando uno dei nomi del panorama enologico umbro più discussi ed amati.
Ciò non è però scontato in quanto questa tipologia di vino ha delle caratteristiche estremamente decise e particolari.
Prodotto come da disciplinare nella zona circostante il paese di Montefalco, bellissimo borgo medievale, il Sagrantino di Montefalco è un vino complesso fino all’estremo ed in un certo qual modo molto moderno anche dal punto di vista organolettico.
L’uva con la quale viene realizzato ha acini dalla buccia molto spessa, ricchissima di tannini. Questa caratteristica della materia prima conferisce al prodotto finale una nota di gusto acidula e stridente, data dall’elevatissima quantità di polifenoli contenuta nel vino, che però viene stemperata ed abbellita dalla corposità piena del rosso.
La presenza dei polifenoli rende il Sagrantino di Montefalco non solo un vino di carattere ma anche un “supervino”, cioè, parafrasando la dicitura “superfood”, una bevanda amica della salute e nello specifico della longevità ancor più di un classico vino rosso pregiato.
Un prodotto così particolare non poteva che dare il nome ad un’intera area di produzione, per l’appunto la Strada del Sagrantino, rinomatissima fra le Strade del Vino.
Accompagnati da questo rosso corposo, percorrendo la Strada del Sagrantino è inevitabile farsi inebriare dalla sacralità di Bevagna, e ritornare indietro nel tempo fra le strette stradine dei borghi medievali, semplicemente ricordando un tempo che fu ma che in Umbria si mantiene vivo in ogni gesto, sapore e profumo: soprattutto quello del vino.