Di fronte l’abitato di Gavelli, tra un denso bosco di faggi e al di sotto di un tetto roccioso, vi è incastonato l’eremo di Sant’Antonio. Scavato in uno spazio impervio è piuttosto difficoltoso da raggiungere, ma, una volta entrati al suo interno, si può percepire la grandezza che può donare anche un luogo piuttosto povero. Sebbene ad oggi appaia completamente in rovina, si possono ammirare i resti di una chiesa con la relativa celletta.
Ad oggi non si hanno notizie documentarie che attestino la data di fondazione dell’eremo e, per tal motivo, gli storici hanno ricostruito la sua storia mediante delle ipotesi.
In Valnerina la presenza della dedicazione a Sant’Antonio fu molto frequente. A poca distanza, vicino l’abitato di Vallo del Nera, troviamo un altro eremo con la stessa dedicazione e, dicerto, non dovrebbe essere stato un caso isolato. Già tra il V e il VI secolo buona parte della Valnerina fu appunto caratterizzata da una vasta presenza di eremiti. I numerosi monaci siriaci, spostandosi nell’Appennino trovarono un ambiente idoneo al loro isolamento.

Appare appunto piuttosto chiaro che la valle fu caratterizzata da di piccoli eremi abitati da monaci che nel loro isolamento sfruttavano l’unica risorsa a loro disposizione, l’acqua, vivendo la loro condizione ascetica in estreme condizioni. Sul monte di Gavelli, sulle pendici del Coscerno, esiste infatti una sorgente d’acqua chiamata Fonte delle Centelle, un toponimo oltretutto molto diffuso in questa parte dell’Appennino.
Inevitabili sono le storie che uniscono l’eremo agli abitanti di Gavelli: i più anziani raccontano che in un passato non identificabile l’eremo era piuttosto visibile dal paese e che l’eremita, ogni qualvolta sentisse bisogno di aiuto, comunicava con gli abitanti mediante il suono delle campane.
Inoltre, nel luogo, è ancora vivo il culto in onore di un eremita, Beato Benedetto, che visse lì fino al 1290 e a cui era dedicata una processione che ogni anno si teneva presso Gavelli. Ad oggi, a causa dei pochissimi abitanti, non si fa più alcuna processione.
L’eremo ad oggi è difficilmente raggiungibile sia per la sua posizione sia a causa delle frane che ne hanno cancellato il piccolo sentiero che lo univa a Gavelli. È possibile raggiungerlo in sicurezza solo accompagnati da guide esperte e attrezzi per l’arrampicata su roccia.
