Contrariamente al titolo di questa rubrica, le donne nell’Acropoli perugina non sono al centro…
Quante sono le vie del centro storico di Perugia il cui nome sappiamo a memoria? Di queste, quante riportano cognomi o nomi di donne? Se la risposta è “nessuna” il motivo è piuttosto ovvio: le vie e piazze dedicategli sono davvero poche, e nella maggior parte dei casi si trattano di omaggi di carattere religioso.
Dalle sante e artiste alle streghe e spose, in questa puntata di #Leviealcentro vi racconteremo le curiosità legate a queste strade ponendo l’attenzione alla (mancata) toponomastica femminile della nostra città.

Le Sante
Sono coloro che ci accompagnano in giro per il centro. Nel rione di Porta sant’Angelo abbiamo via sant’Elisabetta e via sant’Agnese. Riguardo quest’ultima, si narra che le monache clarisse furono espulse dal convento, provvedimento dovuto alla loro “condotta riprovevole” (in pratica, furono le responsabili di diverse liti con altri conventi). Sempre in zona troviamo via Benedetta, che non allude a una persona, anzi, riporta la presenza, in passato, di un convento delle silvestrine.
Se si va a Porta Sole, sono via santa Margherita e via della Madonna a farci strada fra le sante. La prima risale all’omonima porta medievale in fondo a via Bonaccia, e probabilmente a un monastero esistito in passato. È un viottolo piuttosto particolare in quanto breve e senza uscita (ciò è dovuto ai cambiamenti viari avvenuti a fine Ottocento). La seconda, invece, prende nome da un piccolo affresco trecentesco (situato in un’abitazione privata).
Nel rione dell’unica porta intitolata a una donna, Porta santa Susanna, si hanno piaggia Colombata (in passato, un importantissimo collegamento con il lago Trasimeno) e via di sant’Agata (perché nei pressi di una trecentesca chiesa omonima, purtroppo inaccessibile al pubblico).
Scendendo verso Porta san Pietro, invece, ci sono via della Colomba (legato al monastero fondato da Beata Colomba, soppresso; oggi vi è la caserma dei Vigili del fuoco), via Madonna di Braccio (la Chiesa dal nome identico fatta costruire da Braccio Fortebraccio), via sant’Anna (così come la stazione omonima, ha nome da una piccola chiesa demolita, chiesa di sant’Anna delle Derelitte) e, infine, via santa Lucia (questa è una vera chicca: prende nome dalla chiesa di Santa Lucia in Colle Landone, in via Baglioni; spesso passata inosservata nonostante sia stata costruita nel XIII). Colle Landone, tra l’altro, corrisponde all’odierna Piazza della Repubblica.

Il giardino delle sorelle Caselli Moretti
Nei pressi di Porta san Pietro si trovano il laboratorio Moretti-Caselli (più precisamente in via Fatebenefratelli) e i giardini adiacenti alla chiesa di Sant’Ercolano. Questo bellissimo spazio verde urbano si chiama giardini Rosa e Cecilia Caselli Moretti, intitolati alle magnifiche sorelle, Rosa e Cecilia appunto, su sollecitazione delle associazioni Toponomastica Femminile e Borgobello, la cui proposta fu accolta dal Comune di Perugia qualche anno fa. Un vero esempio di “toponomastica partecipativa”.
D’estate sono indubbiamente un rifugio dal caldo torrido che segna il mese di agosto in città. La fontana del Nettuno è anche palco di eventi promossi da associazioni culturali e di quartiere, il che rendono i giardini un interessante luogo di aggregazione.
Le streghe
La donna strega c’è sempre, e ciò non è diverso nel nostro centro storico! Via delle Streghe è una traversa di Corso Vannucci, poco prima di via Bonazzi. Questa viuzza non bellissima e un po’ buia fu quasi certamente dimora di una fattucchiera, colei che aiutava a scoprire il sesso del figlio o figlia che sta per venire al mondo, l’origine e causa di malattie varie (e perché no, anche la magia nera!).

La sposa
Si narra che via della Sposa abbia preso nome da una persona reale: parliamo di Marta di Giapeco di Nolfo, una giovane donna che si ammalò dopo essersi lasciata improvvisamente dal suo amato, un certo Armanno.
Raniero Gigliarelli racconta che Marta viveva presso la chiesa di santa Mustiola e a salvarla furono due fatti, uno sacro e uno profano: proprio nel giorno della Madonna di Monteluce, Armanno tornò dalla sua amata, lei guarì e, come vuole la tradizione fiabistica, “vissero contenti e felici”.
Via Idalia
Una dea pagana fra beate donne? Sacchi de Angelis parla di un possibile riferimento alla dea greca Afrodite e al Monte Ida, in Grecia (e probabilmente anche a Idalio, a Cipro), località in cui la dea veniva venerata.
Ma l’ipotesi vincente sembra essere quella legata all’etimologia etrusca del termine “idalia”, il quale a sua volta significherebbe “dividere”. Non a caso lì vicino, una volta, si trovava la Porta di san Tommaso: la zona è quella di piazza del Melo, ed è proprio lì che le mura antiche si “dividono”.
Menzione d’onore: la poetessa appena fuori le mura
Siamo abituati a riconoscere con il cognome Brunamonti quel lungo viale che collega la rotonda di Porta Pesa al quartiere Monteluce: In realtà quella via si chiama Maria Alinda Bonacci Brunamonti intitolata alla famosa scrittrice perugina.
Maria Alinda fu l’unica donna ammessa a votare per il plebiscito in cui si confermava l’annessione dell’Umbria (e delle Marche) a quello che sarebbe poi diventato Regno d’Italia. Quella strada finisce laddove inizia Piazza Cecilia Coppoli, un’altra donna “fuori le mura”.
Toponomastica è anche partecipazione cittadina
I nomi delle strade sono – anche se non sembra – un riflesso della nostra identità sociale e culturale. Non a caso all’interno di ogni Consiglio comunale si è costituita la Commissione toponomastica cittadina. Grosso modo, si tratta di un organo di natura consultiva il cui compito principale è tutelare e salvaguardare, oltre a nominare, strade, vie, piazze, viali, ecc.