Luca Egidio di Ventura, in arte Luca Signorelli, nacque a Cortona intorno 1445, divenendo uno dei massimi esponenti della pittura rinascimentale italiana.
La sua formazione iniziò ad Arezzo con un maestro d’eccezione: Piero della Francesca.
Dalle descrizioni fornite dal Vasari emerge che le prime opere, realizzate intorno al 1472, sembrano imitare palesemente le opere di della Francesca, come ad esempio il “Polittico di Sant’Agostino”, oggi purtroppo smembrato ed in parte disperso.
Le prime opere certe del Signorelli rielaborano le tecniche di Piero, creando qualcosa di originale, come nel caso dello stendardo della “Flagellazione”, che riprende qualche elemento anche dall’arte urbinate.
A poco più di trent’anni venne chiamato per un ruolo assai importante: la decorazione della Cappella Sistina, prima affiancando il Perugino, poi come titolare dopo la partenza del primo.
Le scene assegnate al Signorelli sono la “Disputa sul corpo di Mosè”,la scena del “Testamento” e la “Morte di Mosè”.
La piena maturità artistica viene raggiunta proprio con l’esperienza a Roma, dopo aver collaborato anche in Toscana e nelle Marche.
Tutte queste esperienze nelle varie città emergono in opere come la “Pala di Sant’Onofrio” (Duomo di Perugia), in cui sono racchiusi diversi pittori, ad esempio Donatello e Filippo Lippi nella fisionomia di San Lorenzo, Botticelli nella figura dell’angelo e persino il rimando alla pittura fiamminga nel vaso di fiori.
A Firenze entrò in contatto con gli esponenti dell’Accademia neoplatonica, celebre è l’”Educazione di Pan”, distrutta durante i raid aerei del 1945; era collocata al Kaiser – Friedrich – Museum di Berlino.
Sempre della fine del XV secolo è la “Madonna col Bambino tra Ignudi”, oggi agli Uffizi, secondo il Vasari la tavola apparteneva a Lorenzo de’Medici.

Anche a Città di Castello Signorelli non si risparmiò, divenendo cittadino onorario e stabilendosi nella cittadina umbra.
Qui realizzò l’”Adorazione dei Magi”, oggi al Louvre e l’”Adorazione dei Pastori” collocata alla Nation Gallery di Londra.
Ancora legato a Città di Castello è “Il Martirio di San Sebastiano”, simile a quello di Piero del Pollaiolo.
In Umbria merita di essere menzionata la stupefacente Cappella Nova, poi divenuta di San Brizio, presso il duomo di Orvieto.
La decorazione era stata iniziata nel 1447 dal Beato Angelico ed i suoi aiutanti, tra cui Benozzo Gozzoli, completata poi dal Signorelli nel 1502.
La scena più celebre è quella della “Predica e fatti dell’Anticristo”, in cui l’artista rende la scena quasi teatrale.
Qui il “finto” Gesù predica alla folla aiutato dal Demonio, che gli suggerisce le parole all’orecchio e muove le sue braccia come fosse un burattino.
Intanto la folla intorno è in balia del crimine, della prostituzione e del caos.
Nella “Venuta del Giudizio” emerge tutta la vena visionaria del Signorelli, in cui le immagini sono cariche di emotività.
Avvicinandosi alle ultime opere, lo stile diviene più arcaizzante, quasi “goticheggiante”, come ad esempio nel “Polittico di Arcevia”.
L’ultima opera riconosciuta è la “Pala con Madonna col Bambino e Santi”, del 1519, commissionata dalla Confraternita di San Girolamo ad Arezzo.
Dopo Arezzo Signorelli tornò nella sua città natale, Cortona, in cui morì cadendo da un ponteggio.
