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Sul tavolo di casa aveva poggiato il suo ultimo scritto: Perugia nella mia vita.

Quasi un racconto (Link), era il novembre del 1997 e Walter Binni ci lasciava con la tenerezza di un figlio che parte per un viaggio lontano e scrive una lettera per la madre, la madre Perugia. Abbandonando la terra ritorna nell’utero materno dove era venuto al mondo il 4 maggio del 1913. 

Di pensiero poco serafico, nei suoi ultimi giorni di vita, ripercorre proprio quello che fu il suo metaforico romanzo di formazione. A Perugia è diventato il personaggio che tutta Italia conosce o forse conosceva, il letterato e il politico, sempre impegnato e mai indifferente. 

Nell’amato odiato film di Paolo Sorrentino La grande bellezza, un leitmotiv costante si cela in tutta la trama ed è ben sintetizzato con la frase che suor Maria dice al protagonista: Sa perché mangio solo radici? Perché le radici sono importanti (https://www.youtube.com/watch?v=kLNOvO3BT7o). Vien da pensare a Walter Binni come una sorta di Jep Gambardella ante litteram, dove il passato nella propria terra natia è un sogno pieno di forte malinconia, realizzato nella sua bella abitazione romana in cui ha chiuso gli occhi una volta per tutte.

Dalla sua casa natale in via della Cupa, nel centro storico di Perugia, inizia a muovere i primi pensieri e sfida il clima affatto mite della sua città, temperie che pur ricorderà con affetto come l’emblema del forte carattere del centro urbano. Di origini aristocratiche e borghesi, affermerà successivamente di essere un alleato della classe proletaria. Il padre, Renato Binni, come ogni genitore di un letterato che si rispetti, desidera per il figlio una carriera vicina alla professione paterna, in tal caso quella del farmacista. Difatti la famiglia possedeva la Farmacia Inglese proprio in piazza IV Novembre. 

Frequenta il Liceo Classico Annibale Mariotti e durante quelle lezioni di greco che trova noiose, legge di nascosto sotto il suo banco Gli indifferenti di Alberto Moravia. Lettore avido consuma libri nella Biblioteca Comunale Augusta, preferendo fra tutti, quelli che trattano la storia perugina.  È comprensibile supporre che qua vi sia la composizione delle due sue anime, quella di poeta e quella di politico, affascinato dalle dure lotte del ribelle popolo.

Proprio sul paesaggio nei pressi della Biblioteca Augusta, su quella bella vista di porta sole, Walter Binni scriverà: 

Una volontà ferrea incrudisce l’aria e le cose e le persone, un’alacrità eccezionale investe i veri perugini: dalla loro reazione alla tramontana, dalla gioia che provano nei giorni di tramontana io li riconosco simili a me, che, da ragazzo, in quei giorni, non riuscivo a star fermo in casa e mi precipitavo su a porta Sole, verso le piazze piú solitarie e piú alte, verso la vista scura e nitida (di un nitore acceso da quella aria intatta da ogni scoria di vapore) della gobba massiccia di monte Tezio, del profilo tagliente di monte Acuto, delle linee aspre dei monti di Gubbio, verso il loro varco ad un cielo profondo di azzurro quasi notturno. E mi afferrava un senso di gioia quasi rabbiosa, un impeto di volontà, una tensione di tutto l’essere che in quella situazione naturale estrema intuiva il piacere dei sentimenti assoluti, degli impegni senza riserva, della parola nuda, essenziale, anti-ornamentale.

Questo frammento è tratto da La tramontana a porta sole , libro che racchiude i suoi scritti su Perugia e che oggi possiamo trovare nella biblioteca frequentata dal giovane Binni. 

Affronta gli studi universitari alla Normale di Pisa, laureandosi nel 1935 con una tesi sulla poetica del decadentismo italiano. Qua incontrerà Elena Benvenuti, che diverrà sua moglie e compagna di  vita. Assieme ad Elena tornerà a Perugia per insegnare lettere all’Università per Stranieri. Questo  periodo gli permetterà di consolidare il rapporto d’amicizia con lo scrittore Aldo Capitini, che li vedrà coinvolti attivamente nella politica cittadina e non solo. 

Walter Binni sostiene la resistenza e diviene membro della prima giunta comunale dopo la liberazione. All’epoca delle speranze antifasciste e socialiste sarà attivo per la difesa della scuola nazionale e per le pratiche della democrazia diretta tramite i centri di orientamento sociale promossi in Umbria da Aldo Capitini. 

 

Ottenne la cattedra per l’insegnamento di lettere all’Università di Genova, avvenimento che sancì il suo allontanamento dalla città natia. Dal 1956 insegnò alla facoltà di Magistero dell’Università di Firenze e nel 1964 fu chiamato alla facoltà di lettere di Roma.

Nella capitale Binni era esposto ai fascisti proprio come a Perugia lo era alla tramontana, minacce di morte ogni qual volta lui o Elena alzavano la cornetta del telefono. La paura viveva nella loro stessa casa ma la forza di non abbandonarsi a essa era più grande. Correvano gli anni caldi delle lotte studentesche, Binni, membro attivo e forte sostegno per i giovani, non perse mai tempo a gingillarsi nella stretta morsa dell’ignavia. Quando nel 1966 lo studente Paolo Rossi venne assassinato da un gruppo di estrema destra, Binni, accusando a gran voce il rettore dell’Università di Roma, come responsabile della precoce morte dello studente, lo costrinse alle dimissioni. L’acredine che giungeva dagli esponenti della destra Italiana s’infittiva. 

Come sopra scritto Walter Binni alternò sempre il lavoro politico e di critico letterario. Forte appassionato dell’umano sapere, si circonda degli intellettuali del tempo.

Oltre ai suoi molteplici scritti di natura critica, collaborò nella rivista Europa socialista insieme a Ignazo Silone e dal 1953 al 1992 dirige la rivista La rassegna della letteratura italiana

Conosciuto come gran studioso di Giacomo Leopardi, scrisse fondamentali volumi sulla sua poetica, soffermandosi anche sull’attività letteraria di altri importanti scrittori della letteratura Italiana come Ludovico Ariosto (https://www.fondowalterbinni.it/biblioteca/ariosto-1938-1994.pdf), Vittorio Alfieri (https://www.fondowalterbinni.it/biblioteca/alfieri_vol_9_264_pag.pdf) e  Dante  Alighieri (https://www.fondowalterbinni.it/biblioteca/Dante%20Michelangelo%20Monti%20Carducci%201941-1983.pdf). 

 

Amorevole figlio della sua città, prima di morire, dona la sua raccolta di libri alla Biblioteca Augusta, luogo irresistibile dove oggi possiamo trovare il fondo che porta il suo nome. 

Walter Binni, prima di morire scriveva: Quella fiamma, quella ‘tramontana’ reale e ideale che hanno acceso dalle radici il mio essere personale e sociale si spengerà interamente solo quando il mio filo biologico (cosí resistente e cosí fragile, avviato quasi per ardita scommessa da mia madre, se figlio unico di un figlio unico sono nato fra due fratelli nati morti) si troncherà e io tornerò (si far per dire) per sempre a Perugia (ma senza alcuna vita né presente né futura) nel Cimitero in cui desidero di essere sepolto accanto a mia madre e alla mia compagna. 

Il suo saluto echeggia indisturbato e leggero fra le luci e le ombre del panorama di Porta Sole.  Ma è davvero un saluto il suo o forse si tratta di un promemoria di resistenza regalato all’intera popolazione perugina?