Nel cuore verde dell’Umbria sorge la cittadina di Narni in provincia di Terni, un pittoresco centro che nasconde grandi meraviglie, tra le quali il Santuario della Madonna del Ponte.
Il nome deriva dal ponte di epoca augustea che si trova a pochi metri di distanza, costruito per l’attraversamento del fiume Nera ed edificato durante le ristrutturazioni volute da Augusto nel 27 a.C.
Prima di esaminare la chiesa è importante aprire una piccola parentesi in modo tale da comprendere appieno il contesto in cui è stata edificata.
In epoca classica le strade consolari, in questo caso specifico la Flaminia, si presentavano come musei a cielo aperto, ovvero ricche di monumenti costituiti da sepolcri e sacelli, che con la “scomparsa “del paganesimo e l’avvento della religione Cristiana, vennero rispettati ma affiancati ad altre strutture legate alla nuova religione.
Da Narni la Flaminia si ramificava in due parti: la più antica, chiamata via Flaminia Vetus, passava proprio per il Ponte di Augusto, l’altra più “recente “, la via Flaminia Nova attraverso Spoleto e Foligno si ricollegava alla Flaminia Vetus.

Tornando quindi ai monumenti funerari presenti su queste strade consolari, si arriva alla cappellina che diede origine al santuario della Madonna del Ponte, dedicato alla Vergine ed a suo Figlio, situata a fianco della via Flaminia.
Intorno all’XI secolo crollò una porzione del ponte, probabilmente a causa di un’inondazione, portando quel tratto di viabilità e la cappellina nell’abbandono totale, cosicché la vegetazione e le immondizie presero il sopravvento.
Nel 1714 ci fu la svolta, quando un giovane narnese della famiglia Fanelli, mentre andava a caccia, vide qualcosa in mezzo alla fitta foresta, notando un’apertura che a primo impatto gli parve una grotta; il ragazzo iniziò a farsi strada nella boscaglia e vide qualcosa di veramente splendido.
Sulle pareti erano dipinti degli affreschi, tra i quali risaltava una Madonna seduta, con il Figlio in piedi sulle sue gambe intento a benedire il popolo.
La meraviglia fu talmente tanta che il giovane cadde in ginocchio estasiato ed iniziò a pregare.
Il ragazzo tornato a casa, raccontò alla mamma della scoperta, che sparse la voce tra le sue amiche; subito si recarono a venerare l’immagine sacra e grazie alla diffusione della notizia, iniziarono le prime sistemazioni della struttura, che diventò quasi un altro santuario di Loreto, tant’è che il flusso di pellegrini era proveniente da tutta Italia.
Dalle cronache risulta che il santuario fu testimone di vari miracoli, infatti ancora oggi al suo interno ci sono numerosissime reliquie ed ex voto portati dai fedeli.
È grazie alle offerte che si andarono ad accumulare in questo periodo che si diede avvio alla fabbrica di un vero e proprio santuario che andò ad includere anche la grotta originaria, al di sotto della cupola del presbiterio.
La grotta aveva affreschi risalenti al XII secolo ed era realizzata in calcestruzzo romano, ricavata da uno dei contrafforti che un tempo sorreggevano la via Flaminia.
L’edificazione del santuario venne commissionata all’architetto milanese Giambattista Giovannini, soprannominato il Battistini.
Il modello della chiesa fu ispirato alla Santa Casa di Loreto costruita dal Bramante; i
lavori iniziarono nel marzo del 1716, e furono inaugurati da Monsignor Guicciardi allora Vescovo della città
Per incrementare ulteriormente visite ed offerte, nel 1728 papa Clemente XII donò sette anni di indulgenze a chi visitasse il santuario durante la Pentecoste, e nel 1771 sempre il papa concesse sette anni di indulgenze a chi avesse visitato la chiesa in qualsiasi giorno dell’anno.
L’attuale facciata non è originale, ma è stata ricostruita nel 1946 dai padri Salvatoriani, dopo che una bomba la distrusse nel 1944.
Questa scoperta fu un miracolo per gli abitanti di Narni, poiché non va dimenticata la loro devozione alla Vergine; questo ce lo attestano anche le numerose chiese erette a sua gloria sia all’interno che all’esterno della città, tra cui Santa Maria Maggiore, Santa Maria Impensole e molti altre.
Le decorazioni del santuari
La struttura presenta una copertura a volta mentre i pilastri sono compositi; sotto la cupola è presente la cappella della Vergine, isolata come nella Santa Casa di Loreto; all’esterno è decorata con colonne, statue e bassorilievi a stucco.
Le statue rappresentano Maria Vergine assunta in cielo con serafini, con le virtù dell’umiltà e della sapienza, San Giuseppe e San Michele Arcangelo che fulmina Lucifero.
I bassorilievi ritraggono alcuni serafini e due angeli con la torre di Davide e la torre di avorio nelle mani; la torre di avorio, comparse per la prima volta nel Cantico dei Cantici, e fu usata come epiteto per la Vergine Maria.
Nelle pareti laterali sono presenti due cappelle, una dedicata a San Giuseppe, l’altra alla Beata Lucia di Narni; ciascuna di queste cappelle ha nei lati due porte che hanno accesso alla sagrestia, all’abitazione del romito ed altre stanze.
Per rendere più comprensibili gli affreschi della grotta è presente una beve descrizione al di sotto dell’immagine.

In alto: Acquaforte con la Madonna scoperta dal ragazzo nel 1714.

In alto: la grotta sotto al presbiterio con il particolare della Madonna con il Figlio.
Da sinistra: Sant’Antonio, San Giovenale, San Giovanni Evangelista, San Pietro riconoscibile anche dalle chiavi, frammenti che lasciano intravedere il Salvatore benedicente, San Cassio, San Giacomo ed infine la Madonna con il Bambino. Nelle pareti laterali è rappresentato probabilmente San Giovenale, vescovo della città con l’Arcangelo Michele ed un Cristo crocefisso con la Vergine ai suoi piedi.