Nell’attesa della mostra “Il meglio maestro d’Italia”. Perugino nel suo tempo, a cura della Galleria Nazionale dell’Umbria, mercoledì 18 gennaio è stato presentato il progetto di restauro del Gonfalone del Farneto di Pietro Perugino che, a conclusione del lavoro, verrà esposto nella mostra per il V centenario della morte del pittore umbro, fra le bellissime sale del museo perugino.
Se guardiamo a questa esposizione come a una matassa che potrà essere sciolta solo il giorno della sua inaugurazione, possiamo pensare all’avvio e alla presentazione del restauro come a un filo importantissimo tirato fuori dal groviglio. Infatti quest’opera, proprio come tutte le altre del percorso espositivo, racconta un momento fondamentale per la comprensione dell’arte del pittore e della sua terra: quello della sua formazione.

L’opera, dipinta a tempera su tela dall’artista umbro intorno al 1472, è uno stendardo processionale proveniente dal convento francescano della Santissima Pietà del Farneto a Colombella, presso Perugia.
Come spiega Veruska Picchiarelli, conservatrice della Galleria Nazionale dell’Umbria, il Gonfalone è un’opera chiave per capire un momento nebuloso e difficile della carriera di Perugino. Ci troviamo infatti al cospetto di un Pietro Vannucci, appena uscito dalla bottega di Andrea del Verrocchio, che sta cercando un suo stile, un suo modo di dipingere.
“Questa è senza ombra di dubbio l’opera più verrocchiesca – racconta Picchiarelli – quella in cui i gusti del suo maestro, per il segno grafico molto inciso, per gli effetti di luce specchianti e per i panneggi che assumono quasi la consistenza di lamine di metallo piegate, emergono con grande forza”.
Non parliamo di un canonico dipinto del pittore, si tratta di uno stendardo che nasce per essere portato in processione e che appartiene a un tempo definito dalla conservatrice Picchiarelli “il periodo dell’Umbria dalla devozione sfrenata”. La Pietà, dipinta sulla tela sembra una delle più forti e disperate mai rappresentate, ti concede l’illusione di poter raccogliere le lacrime che scendono dal volto di san Girolamo e dalla Maddalena, rispettivamente alla testa e ai piedi di Cristo sorretto dalla Madonna lacerata dal dolore.
Nella nuova sala del restauro, i restauratori Daniele Costantini e Maria Cristina Tomassetti, hanno illuminato l’opera di luce ultravioletta per mostrare al pubblico i dettagli rovinati. Hanno spiegato che, sulla tela grossolana del dipinto, il Perugino ha steso il colore senza preparazione. Questo fattore ha reso precaria la conservazione dell’opera, inoltre trattandosi di uno stendardo è molto più degradato rispetto a un quadro che ha la sua postazione fissa, per questo motivo lavoreranno in maniera molto delicata e non invasiva.

La mattinata in GNU è stata l’equivalente di una lezione di storia dell’arte fatta da Veruska Picchiarelli, una lezione di restauro fatta da Daniele Costantini e Maria Cristina Tomassetti, e una lezione di accessibilità e accoglienza declamata, come sempre in maniera poetica, dal direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria Marco Pierini.
Il direttore Pierini a tal proposito, affiancato dai partner Antonio Bomarsi, presidente del Consiglio di Amministrazione di Coop Centro Italia e Irene Mangani, presidente della Fondazione NOI Legacoop Toscana, che del suo pensiero ne appoggiano gli intenti, ha riferito: “Il ruolo del museo è quello di aprire le porte e sperare che qualcuno entri, non a caso stiamo attenti a tutte le questioni che riguardano l’accessibilità, che non è solo fisica ma anche economica e cognitiva. È inutile fare delle grandi cose se poi facciamo pagare un biglietto che le famiglie non possono permettersi – continua Pierini – l’accessibilità va intesa nella maniera più ampia possibile senza dimenticare l’accoglienza. L’accessibilità è un dato tecnico e l’accoglienza è un dato sentimentale e individuale. Noi vogliamo lavorare ancora di più su questo concetto, dando per scontato che per l’accessibilità ci siamo arrivati. Iniziative come questa, servono a coprire aspetti del nostro agire quotidiano che vanno dal restauro, passando per la didattica, sino alla comunicazione e promozione, e sono esempi brillanti di come un museo dovrebbe dialogare e coinvolgere”.
Arte, accessibilità, accoglienza e dialogo, la Galleria Nazionale dell’Umbria è questo e molto di più.
