Venticinque anni di vita del Teatro della Concordia, tra resilienza e successo, l’omaggio di Poste italiane e del presidente Carlo Azeglio Ciampi e quella volta in cui Rita Levi Montalcini lo scelse per un convegno.
Con la cultura si mangia, eccome. E nonostante il periodo di restrizioni, dovute all’emergenza sanitaria, i teatri, piccoli o grandi che siano, cercano di tirare avanti. C’è chi ci riesce, chi meno. Resilienza, la parola d’ordine, finché la passione ha il sopravvento anche sul virus che impedisce al teatro di vivere delle proprie emozioni. Tra quelli che resistono con successo, rappresentando un’eccellenza nel panorama regionale umbro e non solo, è il Teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio, conosciuto come il più piccolo del mondo. Lo scorso anno ha festeggiato il traguardo dei 25 anni. Una lunga storia fatta di storie, sopra e fuori dal palco, di protagonisti, di aneddoti che iniziano dal lontano 1789, ai tempi della rivoluzione francese, quando il teatro venne progettato ed intitolato “Concordia tra i popoli”.

E a ricordarci questo lungo percorso, fatto di resilienza, è Edoardo Brenci, colui che gestisce il teatro da oltre 25 anni, nonché presidente della Società del Teatro della Concordia, costituitasi nel luglio del 1993. Un teatro diventato modello per altri, che si è reinventato con il suo “Teatro del week end”. “Se ancora oggi – ricorda con soddisfazione il suo presidente Brenci -, nonostante le difficoltà, prosegue la sua attività è perché abbiamo lavorato incessantemente per accrescere il valore della cultura, con passione, amore e impegno civico, comunicando con i visitatori anche tramite il web, incrementando l’indotto turistico. Siamo riusciti, infatti, a creare un turismo culturale, perchè il nostro pubblico non è del posto, viene da fuori e oltre ad emozionarsi assistendo ad uno spettacolo, ne approfitta per trascorrere un fine settimana fuori, assaggiando i prodotti tipici del posto, visitando il borgo o altre realtà umbre. Ormai il nostro teatro è diventata una tappa turistico-culturale obbligata per chi viene in Umbria”.
La programmazione
Va dalla prosa, alla lirica, passando per l’operetta, fino a concerti di musica classica e jazz. “Con il recupero del teatro storico progettato sul modello settecentesco con la sua forma tipica a ‘campana’ – aggiunge ancora Brenci -, il ‘teatro storico’ produce cultura, sviluppa il turismo, crea una stagione teatrale e un’affiliazione da parte dei nostri visitatori, prima virtuali, poi reali. Riusciamo a proseguire le nostre attività anche perché le nostre entrate provengono anche dall’affitto del teatro per concerti di pregio, eventi, meeting e convegni. È un luogo anche richiesto per la celebrazione di matrimoni con rito civile. Svolgiamo, inoltre, visite guidate di trenta minuti per quello che definiamo ‘teatro emozionale’, raccontando anche annedoti, curiosità, fatti, il tutto accompagnato da un video. E dalla sua riapertura nel 1993 ad oggi hanno varcato la soglia oltre 150mila visitatori, che hanno conferito il diploma di eccellenza, tramite il portale turistico Tripadvisor”.
Le curiosità
Un teatro, il più piccolo del mondo con i suoi 99 posti fra palchi e platea, che nei suoi 25 anni di storia ha ricevuto nel 2002 una targa dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in cui elogiava l’impegno nella gestione del teatro, a seguito dell’emissione di un francobollo celebrativo da parte di Poste italiane. “Ad avere il privilegio di questa emissione filatelica prima del Teatro della Concordia sono stati solo altri tre teatri italiani – racconta ancora il presidente Breci -: la Scala di Milano, il San Carlo di Napoli e il Massimo di Palermo”. Un teatro quello della Concordia conosciuto al di fuori dei propri confini territoriali anche da personaggi noti ai più. Come Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la medicina nel 1986, che, invitata dalla Regione Umbria a partecipare ad un convegno nell’ottobre del 2003, propose proprio il teatro di Monte Castello di Vibio come location.

La storia
Ma ripercorriamo fin dall’inizio i passaggi principali di questo percorso di vita e di rinascita. “Fu intitolato proprio a quella ‘concordia tra i popoli’ che si andava ricreando in Europa agli inizi dell’Ottocento – spiega Brenci -, quando nove famiglie illustri del paese si diedero da fare per costruire a Monte Castello un luogo di divertimenti e riunioni. L’inaugurazione è datata 1808, in un periodo di massimo splendore culturale, quasi a volersi riscattare i montecastellesi di secoli di vicissitudini e di dominazioni subìte. Ma il teatro lo tennero nudo senza affreschi e in un documento dell’epoca si legge: ‘venne costruito piccolo, a misura del suo paese’”.
“Nel 1861 un giovane del posto Silvio Rossi – prosegue nel racconto Edoardo Brenci -, che poi divenne sindaco, conobbe a Perugia un certo Cesare Agretti, bravo con i pennelli, e lo chiamò ad affrescare il teatro, come testimoniato da una corrispondenza fra i due. Cominciò con il telone e i fondali dei palchi, ma dopo un anno e mezzo l’opera rimase incompiuta perché Cesare Agretti ebbe un malore e si recò a La Spezia. Così Rossi, diventato nel frattempo sindaco, lo incalzò per terminare l’opera, ma ad affrescare il resto, nel 1892, fu il figlio 14enne Luigi Agretti, che si trovava a villeggiare a Monte Castello”.

Dopo vi fu un periodo di pausa e solo nel 1919 i montecastellesi ricominciarono a calcare le scene in coincidenza con l’insediamento del nuovo arciprete, don Oscar Marri, amante del canto e cantore egli stesso con voce da baritono, che fino al 1921, portò in scena diverse operette, in cui sua cugina Dora Marri cantava con voce da soprano leggero insieme a Candida e Chiara Fabrizi. Altri spettacoli vi furono allestiti fino al 1926, anno in cui vennero ospitati uno spettacolo di marionette e delle operette. Anche truppe dell’esercito regio vi fecero un’apparizione, quando nell’agosto del 1931, i locali del Teatro furono ceduti in affitto per le esercitazioni estive. Nel 1941, durante la guerra, la Filodrammatica locale, appena ricostituita, mise in scena, fra l’altro, “L’eredità di zio Bonanima”, il dramma “L’amore più forte” (1943), scritto dal montecastellese Filippo Salvatelli, la commedia “La nemica” di Darlo Niccodemi e la rivista brillante dal titolo “II giro del mondo in 24 ore”, scritta da Renato Ippoliti (1944). Nello stesso periodo il teatro venne calcato, anche da chi ‘non ancora celebre ma pur dotata di tutti i suoi doni vocali’, entrerà poi nella storia del melodramma, come la cantante Antonietta Stella, originaria di Todi, una fra le migliori interpreti del repertorio verdiano. Successivamente nel 1945 il Teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio tenne a battesimo i primi passi di un’altra grande celebrità, si trovava in quel di Todi l’allora giovanissima Gina Lollobrigida. A Monte Castello recitò in “Santarellina” di Scarpetta, una commedia messa in scena dal regista e direttore di scena tuderte L. Tenneroni. L’8 aprile 1951 si tenne a teatro “La passione di Nostro Signore” per la regia di Renato Ippoliti con un notevole successo anche per l’appassionante partecipazione degli abitanti. Poi nel 1951 il teatro venne chiuso per inagibilità.
Negli anni successivi fu effettuato un intervento sul tetto al fine di proteggere e salvare ciò che era rimasto dell’edificio, degli arredi e delle decorazioni, dopo una sottoscrizione popolare. Fino ad arrivare agli anni ‘80, quando l’ente regionale, prima regione italiana, ristrutturò 18 teatri storici umbri, fra questi anche quello della Concordia, grazie ai fondi della Comunità europea. E solo nel 1993, dopo sette anni di lavori, con la direzione degli architetti Paolo Leonelli e Mario Struzzi, è stata portata a termine l’opera di restauro che ha permesso di mantenere la stessa struttura lignea originale che sorregge i palchetti. Infatti alle prove di carico questa si è dimostrata pienamente rispondente ai requisiti richiesti. E così con il massimo rispetto agli affreschi originali si è potuto riavere un patrimonio di notevole valore architettonico.