L’appuntamento è ad Amelia, in provincia di Terni dall’8 aprile al 22 maggio al Museo Civico “Edilberto Rosa”.
In mostra più di quaranta opere di Aristodemo Zingarini, pittore di scuola romana che nasce a Roma il 30 gennaio 1878 e qui vi muore il 5 novembre 1944.
L’artista godette di una discreta fortuna negli ambienti artistici di Roma e dell’Umbria, all’interno di una cerchia ristretta ma non solo provinciale.

La formazione e lo stile
Zingarini svolge a Roma il primo apprendistato artistico. Negli anni 1904-1908 frequenta i corsi serali di nudo all’Accademia di Francia a Villa Medici. La sua prima mostra è del 1906, dove vi partecipa esponendo un paesaggio alla LXXVI Esposizione Internazionale di Belle Arti, mostra organizzata dalla Società Amatori e Cultori di Belle Arti al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
I suoi maestri, Carolus Duran e Paul Sieffert, lo introducono alla tecnica del disegno presso la prestigiosa Accademia di Francia che frequenterà fino al 1908. A partire dal 1909, inizia a frequentare l’Istituto Belle Arti di Roma poi si iscrive al corso di Plastica dell’Union Internationale des Beaux Arts et des Lettres di Parigi. Viene in contatto con i Futuristi ma non sembra in alcun modo interessato a condividerne le tecniche e le tematiche.
Nel 1911 Aristodemo, seguendo il padre, lascia Roma per trasferirsi ad Amelia, paese di origine della sua famiglia: interrompe il percorso formativo, ma non la produzione artistica che coltiverà nelle verdi colline umbre.
Qui ricopre la carica prima di sindaco (1922-23) e poi di podestà (1933-35). Risulta attivo come ritrattista delle famiglie più importanti degli anni Trenta, come si può notare nella lunga fila di ritratti esposti al Museo Civico di Amelia in questi giorni. Scoppiata la Grande Guerra il 15 novembre 1916 viene chiamato alle armi. Della produzione di questi anni, sono significativi i bozzetti di guerra e autoritratti dell’artista in uniforme, anch’essi presenti alla retrospettiva.
Il suo stile, per lo più di tipo accademico, viene comunque apprezzato dalla critica di quell’epoca. Ciò che colpisce è che la restituzione della realtà che Zingarini ci offre, rimanda a una tendenza di nature morte e paesaggi tipica del naturalismo dei primi decenni del Novecento.
Ricordiamo le principali esposizioni umbre: ad Orvieto 1930 al Salone del Paesaggio Umbro, per celebrare i 600 anni della costruzione Duomo, omaggio a Lorenzo Maitani, e anche a Terni, dove espone per ben tre volte nel 1931, nel 1932 e 1936.

Le opere in mostra
Il percorso espositivo vanta ben quarantadue quadri tra i più significativi della sua intera produzione degli anni tra 1906 e 1942, rappresentativi di diverse fasi e interessi dell’artista, dagli esordi all’attività tarda. Le opere appartengono per lo più a collezionisti privati: soltanto due sono state acquisite nel 1954 dallo Stato ed entrate a far parte della Galleria Nazionale di Perugia.
La mostra si apre con l’autoritratto di Zingarini, caratterizzato da colori marcatamente densi e piuttosto grumosi. Nel primo corridoio del museo sono esposte una serie di tele raffiguranti alcuni caratteristici paesaggi raffiguranti le dolci colline amerine.
Fanno da protagoniste del percorso due grandi vedute incantate che raffigurano il fiume Rio Grande nei pressi di Amelia: le sue restano testimonianze uniche di un paesaggio ancora integro, fatto di una perfetta fusione panica tra architettura e paesaggio.
Significativa è anche la tela “Atrio del Comune di Amelia”, la cui disposizione di statue e reperti antichi richiama le collocazioni delle anticaglie nei cortili delle più famose collezioni romane.
Completa il percorso una serie di ritratti ed autoritratti finemente psicologici e rappresentativi. Soprattutto nelle raffigurazioni degli affetti familiari, emerge uno sguardo dolce e unico che l’artista rivolse alla propria di famiglia.
La produzione di Zingarini non si interrompe durante il periodo in cui partecipa alla guerra: ciò è testimoniato da alcuni bozzetti realizzati per documentare la vita al fronte e che sono qui esposti.
La visita alla mostra rappresenta un modo per immergersi non solo nella tecnica estetica e pittorica di Zingarini, ma anche un viaggio nel pensiero e negli interessi dell’artista. Inoltre il suo sguardo indagatore, offre l’occasione di soffermarsi sugli splendidi paesaggi che la nostra regione ci riserva.
Le cornici Guilloché
Il museo vanta anche la temporanea esposizione di alcune cornici “guilloché” di proprietà di Ratti Peter, restauratore, mercante d’arte e collezionista che studia e conserva alcune cornici antiche. Quelle selezionate per il prestito di questa mostra sono di produzione otto- novecentesca e offrono l’opportunità di considerare undici diverse tipologie di cornici dette “guilloché” costruite sovrapponendo listelli in legno sagomato con diverse tipologie decorative senza l’ausilio di un telaio a supporto. Inoltre durante il percorso espositivo è possibile ammirare un esemplare di cornice in noce intarsiata a motivi floreali che custodisce l’autoritratto in uniforme di Zingarini della I.G.M.
La mostra è curata da Fabrizio Razza, il catalogo da Massimiliano Bardani e Domenico Cialfi con il contributo critico di Alfredo Accatino, noto creativo italiano, autore di grandi eventi come le Cerimonie Olimpiche e Paralimpiche di Torino nel 2006 e Expo Milano ne 2015 e dei volumi di storia dell’arte della serie Outsiders editi da Giunti.
L’iniziativa, organizzata dal Centro Studi Storici di Terni si avvale del patrocinio del Comune di Amelia e del finanziamento della Fondazione CARIT e si avvale della collaborazione della società Sistema Museo e della Red Photographic Dark Room.
Per ulteriori informazioni su orari di apertura visitare il sito https://ameliamusei.it/

Le fotografie sono di Agnese Cascioli
