Un’opera lirica con protagonista una monaca rende ancora una volta il Trasimeno luogo di cultura e diffusione della lirica: pochi conoscono Suor Angelica, opera breve appartenente al così detto trittico di Giacomo Puccini.
Hanno avuto la possibilità di ascoltare questa particolare composizione – presentata per la prima volta al Metropolitan di New York il 14 dicembre 1918 – tutti i partecipanti allo spettacolo realizzato il 13 novembre 2022 a Castel Rigone, dall’Associazione Coro Lirico dell’Umbria.
L’opera, la quale si presta ad una messa in scena in ambienti sacri, è stata eseguita all’interno del Santuario di Maria SS.ma dei Miracoli.
Questa struttura, ben tenuta e certamente adatta agli scopi scenici di Suor Angelica, forse fu visitata da Puccini stesso, fatto che rafforza il legame dello spettacolo e del territorio umbro con il compositore. Puccini infatti soleva frequentare il Trasimeno.

Suor Angelica: opera pucciniana fra musica sacra e melodramma
Non è la prima volta che il Coro Lirico dell’Umbria porta sulle scene Suor Angelica, trovando ogni volta soluzioni registiche ottimali per il tipo di spettacolo in ogni ambientazione scelta.
La curata regia di Stefano Rinaldi Miliani, assieme alla precisa direzione di In Sang HWang, all’accompagnamento pianistico di Ettore Chiurulla e organistico di Eugenio Becchetti hanno creato un allestimento organico, con la rispettabilità e frugalità della musica sacra ma con la comprensibilità registica delle rappresentazioni operistiche.
Nel santuario di Castel Rigone è emersa quindi fluidamente la storia della monaca.
Suor Angelica (Paola Stafficci ) è per l’appunto una monaca che nella quotidianità coltiva erbe medicinali e fiori. Vive una vita semplice, da esiliata quasi, nel convento nel quale da anni è ordinata, ma nasconde un segreto: un figlio illegittimo.
Il bambino è il frutto di un amore non consentito che ha costretto la protagonista al convento. Il controllo di questa donna, vittima delle proprie pulsioni e soprattutto dei costumi del suo tempo, è nella rappresentazione nelle mani dell’altera Zia Principessa (Francesca Lisetto), la quale con tutte le sue forze cerca di difendere il buon nome e le apparenze della nobile famiglia dalla quale, di fatto, Angelica è stata espulsa come un difetto da nascondere.
Siccome nell’opera lirica raramente i mali vengono da soli, il dolore della colpa della protagonista viene amplificato dalla morte del figlio, annunciata dalla sempre menagrama Zia Principessa.
Suor Angelica, esperta di erbe, tenta allora di uccidersi con esse, costruendo la sua tragica fine. A fare da contraltare alla protagonista l’entusiasmo giovanile di Suor Genovieffa (Viola Sofia Nisio) e stabile rigidità della Zelatrice (Rosalba Petronizzi).
Un’opera da vedere nelle future rappresentazioni umbre, e proprio per tale motivo in questa sede non ne verrà svelato il finale.
Si può però dire che Puccini donò salvezza ad una donna che dall’inizio alla fine della rappresentazione resta vittima delle restrizioni e vessazioni della sua epoca, esercitate in questo caso solo da donne.
Un melodramma tutto al femminile che ben si adatta in alcune sfumature ai temi della futura Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne di venerdì 25 novembre.
Un Lago Pucciniano
Suor Angelica sorprendentemente sembra richiamare nel testo – libretto di Giovacchino Forzano – momenti e ambientazioni che combaciano con la Storia del Santuario di Maria SS.ma dei Miracoli a Castel Rigone.
Un po’ di Trasimeno nell’opera pucciniana quindi; un concetto che l’Associazione Coro Lirico dell’Umbria sta continuando a trasmettere, prima con Opera Trasimeno ed il Tabarro del 2020, ora con questa Suor Angelica.
Il tentativo, in riuscita, è quello di far conoscere al pubblico e ai visitatori dell’area un’altra veste del nostro Trasimeno: quella di Lago Pucciniano.
