Skip to main content

Immaginate una piccola stanza un po’ buia, grigia, resa nebulosa e opaca dai fumi delle sigarette accese. Seduto su una poltrona in pelle anni ’30, con i piedi incrociati poggiati su un piccolo tavolino da caffè ed in braccio una chitarra, vi è un uomo: ha i baffi, i capelli tirati bene indietro e una mano stranamente uncinata, fissa, e agganciata saldamente al manico dello strumento.

Accanto a lui, sopra un tavolo rotondo, degli uomini giocano a carte: fumano tutti. Ancora più vicino, con in braccio un violino, vi è un uomo magro, lui appena sbarbato e distinto, poggiato senza troppi complimenti, quasi disteso,  alla parete laterale della cassa di un pianoforte.

Entrambi suonano con naturalezza, come se non importasse, e trascinano con sé altri chitarristi, altrettanto spontanei, altrettanto noncuranti. C’è anche un contrabbasso e chi lo suona ha un cappello Borsalino calato sulla fronte: dopotutto suona non deve mica guardare in giro. Non si sa per chi lo fanno. Creano musica: ci deve essere per forza un motivo?

All’improvviso nella stanza entra un uomo: è distinto, magro, non bello, ma molto affascinante. Non apre bocca, non ancora. Toglie solo il suo di Borsalino: ha un cravattino. Gli uomini nella stanza si osservano, si scrutano. La musica si è interrotta bruscamente. Ora c’è silenzio nell’aria fumosa, ma dura poco. L’ultimo arrivato fa un sorriso beffardo e dà un attacco. Canta… e come canta!

Se questa scena fosse vera sentiremmo unirsi il jazz manouche di Django Reinhart, con Stephan Grappelli, e la musica popolare americana di colui che chiamano ancora oggi La Voce, Frank Sinatra.

Tutto ciò non è accaduto, molto probabilmente, lo stiamo immaginando; non per questo è meno plausibile, soprattutto musicalmente parlano, perché qualcuno, proprio un umbro, lo ha reso credibilissimo. Il suo nome è Matteo Schifanoia, cantautore, cantante, musicista, performer, autore e molto altro.

Assieme a Lorenzo Capolsini e Matteo Parretta, alle chitarre, Lucio Esposito al contrabbasso e quando possibile Reuben Pompei al sax e clarinetto, ha dato vita al progetto Sinatra in Manouche, nel quale gli standard jazz di Sinatra, ed in generale dei crooner italo-americani, si rimodellano per farsi sound manouche.

Per conoscere le ragioni dietro questa intenzione abbiamo intervistato Matteo Schifanoia, scoprendo anche qualcosa di più sul cantautorato di oggi e sulla sua formazione musicale e artistica degli anni passati.

Matteo Schifanoia - Sinatra in Manouche sulle scale

Partiamo dalle basi: chi è Matteo Schifanoia? Come ti definisci nella tua vita di artista e professionista?

“Matteo Schifanoia, di Perugia, è un cantautore, un cantante, un musicista, un performer, un autore, per un periodo è stato anche scrittore e poeta e chissà domani cosa sarà.”

Nel tuo sito web ho visto che ti definisci anche un Cantassurdautore. Cosa significa?

“La passione per il grottesco, per l’assurdo, soprattutto quando inseriti nella quotidianità, fanno parte della mia poetica che cerco di inserire nelle canzoni che scrivo e nei miei concerti. Quando la letteratura cantautorale assume toni goliardici e assurdi ecco che nasce il cantassurdautore.”

È quindi un’evoluzione del cantautore classico. Come nasce la tua passione per la musica e per il cantautorato?

“L’approccio è stato casuale. A partire da un’occupazione alle scuole superiori ho iniziato a suonare la chitarra; durante l’anno di militare avevo un pianoforte in caserma e lì ho cominciato a suonare il piano; ho poi sempre scritto, poesia e prosa. Dopo essere entrato in contatto con la musica è stato automatico trasportatore i miei scritti in musica.”

Come vedi il futuro del cantautorato in Italia? A tuo parere c’è un periodo di crisi?

“Dovrei seguire meglio la scena attuale per rispondere a questa domanda… In generale mi sembra che il classico cantautorato sia ormai un genere in via d’estinzione. Posso dire però che c’è una nuova scena cantautorale la cui qualità dei contenuti musicali e letterari mi pare molto inferiore a quella dell’epoca pre-internet.”

Oltre a quello della canzone d’autore, di quali altri generi musicali ti interessi e ti occupi attualmente?

“Principalmente di pop e jazz, sì.”

Questo in effetti ci porta al tuo nuovo progetto, il più recente. Mi puoi parlare di “Sinatra in Manouche”?

“”Sinatra in Manouche” un progetto musicale nel quale interpretiamo in versione jazz manouche gli standard jazz che erano cantanti da Frank Sinatra e dai crooner italo-  americani, anche Frank Sinatra lo era. Il jazz manouche è un tipo di jazz con influenze gitane nel quale la sezione ritmica è affidata al contrabbasso e alle chitarre acustiche manouche. Gli strumenti solisti erano chitarra manouche, violino, clarinetto, sax principalmente. Il genere fu inventato da Django Reinhardt negli anni ’30 a Parigi.”

Dato che dici “interpretiamo” , giustamente, chi sono i tuoi collaboratori nel progetto “Sinatra in Manouche”? Chi suona con te?

“Il gruppo è composto da Lorenzo Capolsini e Matteo Parretta alle chitarre manouche, Lucio Esposito al contrabbasso, a volte si aggiunge Reuben Pompei al sax e clarinetto.”

Come è nato questo nuovo progetto e perché? Qual è l’obiettivo del progetto musicale? Volevate esprimere qualcosa in particolare o omaggiare semplicemente Frank Sinatra e dei grandi crooner italo-americani?

“È un progetto nato da una mia idea di unire due mie grandi passioni, quella per Frank Sinatra e per il chitarrista Django Reinhardt. Lo scopo è di presentare con una nuova sonorità, appunto quella manouche, certi standard jazz cantanti da questi crooner che venivano proposti con l’orchestra jazz o con il classico quartetto jazz (piano, contrabbasso, batteria, sax). Nel nostro repertorio abbiamo anche qualche brano swing e popolare classico italiano, visto che questi crooner italo-americani spesso cantavano questi brani traducendoli parzialmente o totalmente in inglese.”

Molto interessante. Quando e dove potremo ascoltare “Sinatra in Manouche” in Umbria?

“Sicuramente nella primavera ed estate 2023. È un progetto molto traversale: suoniamo nei club, teatri, in piazza, negli eventi privati. Potete seguirci sui nostri canali Instagram e Facebook dove comunicheremo le date.”

Sinatra in manouche - blu