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Il Museo-Laboratorio tessile Giuditta Brozzetti.
Un atelier di tessitura a mano nella più antica chiesa francescana di Perugia.

Da centinaia di anni, l’arte della tessitura è parte imprescindibile della storia e dell’identità umbra; un giacimento di bellezza, tramata con meticolosità e gelosia, che afferma una parte dall’anima di un popolo. Insomma, una grande tradizione, quella tessile, che sin dal Medioevo rende Perugia un grande centro commerciale: panni dai più svariati colori e disegni battono la concorrenza dell’Oriente, e fra tutte, le caratteriste tovaglie alla perugina – stoffe con fondo bianco, a occhio di pernice o spina di pesce bassa, con fasce colorate in blu o talvolta in color ruggine – sono presenti nelle chiese medievali di tutto il centro Italia, abbellendo gli altari e i dipinti dei più grandi artisti: dal rivoluzionario Giotto all’elegante Perugino, dal razionale Leonardo al divino Raffaello. Eppure, giunti ai giorni nostri, la tradizione non si arresta; con i dovuti mutamenti è possibile ammirare, tra archi a sesto acuto, capitelli decorati e ampie finestre binate, stoffe e ricami di un dipinto del Pinturicchio, del Perugino, o ancora di Raffaello.

Giuditta Brozzetti

Il ‘900 e la scoperta di una tradizione sopravvissuta ai secoli

Quattro generazioni di donne, dove ognuna ha impresso il proprio e personale marchio ai capolavori, hanno coltivato fino ad oggi la memoria di un mestiere antico, salvando dall’oblio la particolare tessitura schiacciata da una guerra, quella del sale, dove un papato agguerrito decide di dare una lezione alla ribellione di Perugia, proibendone l’intera produzione della stoffa e creando sì l’impoverimento della città, ma anche un monito alle altre assoggettate.

Tuttavia, la memoria di un popolo non si ferma e, da un secolo all’altro, tra i conventi e le case del contato, la tessitura alla perugina viene tramandata, continuando a produrre corredi prettamente casalinghi, ma giunti alla Prima Guerra Mondiale avviene la rinascita: Giuditta Brozzetti scopre e riporta in auge la tradizione. Avviene che gli uomini sono al fronte e, vista la loro mancanza, Giuditta assume un ruolo all’epoca inusuale, diviene direttrice delle scuole perugine. Girando con il calesse per visitare i vari distretti scolastici, dispersi per le campagne, si accorge di un rumore sordo, proveniente da quasi tutte le case coloniche, incuriosita entra nei cortili e, come una rivelazione, scopre un’arte antichissima.

Giuditta Brozzetti

Giuditta è innamorata di questa produzione rustica, ne riconosce il sapore antico e intuisce che molte delle decorazioni ricamate nelle stoffe sono presenti nei dipinti del Medioevo e del Rinascimento. Da quel momento compra di tutto dalle contadine e, finita la guerra, decide di aprire un laboratorio tessile che rimette in vita quella produzione artigianale che da secoli non andava oltre il baratto. Nel laboratorio di tessitura ritornano ad essere riprodotti quei damaschi del passato, che già dal XVI secolo subiscono il lento declino; si intraprende un lavoro di bottega e la ricerca iconografica condotta da Giuditta, durata anni con una seggiola pieghevole, trova le giuste proporzioni grazie alla collaborazione con l’artista Bruno Da Osimo.

Nondimeno gli anni ’50 arrivano in fretta; la moda segna un periodo di rinascita ed Eleonora, figlia di Giuditta, del tutto affascinata da quel mondo, crea una linea di abbigliamento dai toni antichi che strepita fino a tutti gli anni’70, apportando, con un soffio, l’innovazione alla tradizione ed i suoni del rock’n’roll si contaminano con i colori ed i disegni di epoche più remote.

Giuditta Brozzetti

Marta Cucchia e l’atelier in San Francesco delle Donne

Nel 1997, l’ultima erede, Marta Cucchia, realizza un sogno: a seguito della spiacevole chiusura avvenuta nel 1993, il laboratorio di tessitura torna a vivere nei magnifici locali della chiesa di S. Francesco delle Donne, la prima chiesa francescana di Perugia risalente al 1212.

Lungo la navata si ammirano i telai Sette e Ottocenteschi che, utilizzati dalle lavoranti guidate da Marta, realizzano i particolari tessuti riecheggianti un dipinto del Pinturicchio, dove un elegante panno avvolge il bambin Gesù, o, con grande spirito di innovazione, mescolano decori del Trecento con quelli liberty; un luogo dove si percepiscono le fattezze di un antico opificio: immagini arcaiche, simboli esoterici e preziosi telai… tutti accolti da un’antica architettura, quella di San Francesco delle Donne.

Per informazioni su giorni di visite e orati di apertura consultare il sito https://www.brozzetti.com/ 

Giuditta Brozzetti