Ha occhi che ridono e denti che piangono, la sua voce è quella di una madre imperatrice, quando muove le mani dipinge e quando scrive suona, Daria è il suo nome e Bignardi il cognome.
La sua presenza nell’ultima edizione di Umbrialibri è stata un regalo per tutti i suoi lettori, o per chi semplicemente ha avuto la fortuna di partecipare alla conferenza dedicata al suo ultimo libro, Oggi faccio Azzurro.
UmbriaLibri è tornato più forte che mai. Ha sfidato il primo freddo della stagione invernale e portato nel chiostro di San Pietro la bella carta stampata. Le donne del circuito editoriale e di conseguenza tutte le donne del mondo, sono state le protagoniste di quest’ultima edizione.
Domenica dieci ottobre, agli sgoccioli della fiera del libro, in mancanza del caldo sole di mezzogiorno a riscaldare la giornata ci hanno pensato Giancarlo De Cataldo e Daria Bignardi. Nell’Aula Magna dell’Università Degli Studi Di Perugia – Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali, i due scrittori a confronto e in perfetta sintonia, hanno giocato la partita più poetica di sempre. Un sorriso per ogni parola di lui, una lacrima per ogni parola di lei, e viceversa.

Oggi faccio azzurro, narra la storia di una donna spezzata, Galla, lasciata dal marito dopo venti anni di matrimonio. Intorno a lei personaggi che vivono un particolare momento della vita. Una ragazza che non riesce ad andare a scuola e ascolta il rapper XXXTentacion, un uomo che soffre per l’abbandono della sua compagna, e un fantasma, o meglio una voce, quella della pittrice Gabriele Münter.
Quest’ultima è entrata nella vita della protagonista proprio come in quella di Daria. Visitando il museo Lenbachhaus si imbatte nei suoi quadri e nella sua storia. Compagna di Vasilij Vasil’evič Kandinskij, viene lasciata dal famoso pittore dopo molto tempo trascorso insieme. Questa separazione ci ricorda qualcosa, infatti l’autrice, che in quel momento aveva iniziato a scrivere il libro già da tre mesi, decide di inserire il personaggio tra quelli principali. Dunque la protagonista, proprio come Daria, inizia a sentire la voce di Gabriele. La pittrice è la sua compagnia nella solitudine dei tragici momenti. Scontrosa e scettica, la sua è una violenza che sorge dalla volontà di far reagire la donna. Nella fantasia, la Munter conosce i baci Perugina e gli sdolcinati bigliettini contenuti al loro interno. Gabriele forse non sa che alla loro nascita si chiamavano Cazzotti, proprio per la loro forma che ricorda le nocche di una mano chiusa in un pugno, Luisa Spagnoli decise in seguito per il nome che oggi tutti conosciamo.
Galla frequenta il coro del carcere di San Vittore di Milano, ed è solo in questi momenti che ritrova un po’ di serenità. Lo stesso carcere che l’autrice conosce da moltissimi anni. Ha collaborato con il giornale della struttura e partecipato, anche lei, al coro insieme ai detenuti legati a reati di tossicodipendenza. Successivamente si sono esibiti insieme al Teatro alla Scala. Non c’è retorica nel racconto del carcere ci fa notare De Cataldo, lui sa di cosa sta parlando, infatti oltre ad essere uno scrittore, è giudice di corte d’assise a Roma.
A volte Daria non trova le parole, dice che i colleghi, a Perugia, la sera prima l’hanno fatta bere troppo. De Cataldo nega quanto affermato, ma noi crediamo a Daria che con un po’ di simpatica difficoltà ci racconta del rapporto che ha con la scrittura: “Per me i libri sono finiti dai lettori. Essendo una lettrice compulsiva mi piace l’aspetto corale della lettura, della condivisione. I libri non li scegli a caso, hanno sempre a che fare con la tua storia e tutto questo ha una magia dentro che trovo meravigliosa. Per me chi legge è molto coinvolto e vede cose nella storia che non avevo visto nemmeno io. Sono un medium che apparecchia la tavola per il lettore”.

Non è la prima volta a Perugia per la giornalista, aveva già percorso le vie durante il Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2015, presentando la sua opera L’amore che ti meriti.
Carcere, arte, amore, sofferenza, legami spezzati e ricuciti da angeli sconosciuti, un libro dolcemente tragico, narrato in modo tenero e tremendo al tempo stesso. Un racconto corale, dove i personaggi cercano di rimuovere l’angoscia del dolore.
Un’unione di fragilità può generare una forza, legge De Cataldo da Oggi faccio azzurro, Daria risponde che stiamo male perchè siamo soli e qualunque dolore, se condiviso, fa meno male. Questo libro ti aiuta, e ti prende per mano, così conclude lo scrittore.
Non si possono descrivere le belle sensazioni nell’ascoltare le parole di Daria Bignardi, nessuno era solo in quella stanza e l’unica cosa che rimane da dire è che, in quel giorno d’autunno, eravamo, siamo, pieni delle sue parole.

