“Cento tavole e altri racconti” mette al centro riletture pittoriche della Commedia firmate dal pittore marchigiano; mostra visitabile fino al 26 febbraio
Un dialogo pittorico in cui a farci da Virgilio è Ulisse Ribustini. L’esposizione “Cento tavole e altri racconti. Ulisse Ribustini a Perugia tra Ottocento e Novecento” è in mostra a Palazzo della Penna, e propone al visitatore un itinerario inedito attraverso la produzione matura dell’artista marchigiano e quella di pittori quali Federico Faruffini, Domenico Bruschi e Alberto Iraci.
Le opere del maestro di Gerardo Dottori, dipinte tra il 1914 e il 1924 circa, raffigurano la Commedia di Dante, e sono cento, proprio come le cantiche del Sommo Poeta (per la mostra ne sono state selezionate alcune, ndr). Una volta libero da ogni impegno accademico-istituzionale (insegnò per quasi 15 anni all’Accademia delle belle arti di Perugia), Ribustini abbandona la pittura accademica ottocentesca in questo ciclo pittorico segnato da riflessioni e continue sperimentazioni.
Come nella Commedia, si parte dall’Inferno. Il suo, a prima vista, sembrerebbe rimandare all’iconico film muto del 1911, e ancor prima alle note illustrazioni di Gustave Doré, la cui atmosfera di sofferenza e fatica hanno plasmato l’immaginario collettivo di più generazioni.

Il visitatore scoprirà un Purgatorio dai colori tendenti al rosso e al corallo, come nel canto XVII con la crocefissione di Amman (azzeccatamente appeso accanto a “Crocefissione” di Faruffini). Nella seconda sala, invece, il Purgatorio canto X di Ribustini è allestito accanto all’opera “Etruschi a Perugia” (1867-1869) di Faruffini, di estremo rilievo anche a livello internazionale, e frequentemente riportato nei libri di storia.
“Ribustini era un grande studioso della Commedia e molto religioso. Il ciclo sul Paradiso è, difatti, dipinto con estrema cura, oltre ad essere molto originale”, racconta a Real Umbria la coordinatrice di Munus Arts&Culture, Michela Morelli. Qui si scopre che i paesaggi dottoriani e la sua aeropittura vanno a prendere ispirazione dai colori e dalle forme del vecchio mentore. Il Paradiso di Ribustini, in effetti, è “un Paradiso floreale, positivo, leggero”, osserva Morelli. “Pochi son stati gli artisti che lo hanno ritrattato, solitamente è l’Inferno quello più studiato”, spiega.
Degno di nota è l’uso di colori decisamente moderni – come il mix tra il giallo tendente al verde lime e il celeste del cielo di Saturno del Paradiso canto XXII –, così come le figure sfumate nei contorni dei nostri eroi. Questi ultimi non guardano mai verso chi li segue ma conducono di girone in girone a questo universo ribustiniano.

Molte delle opere provengono dai depositi del Museo, mentre le altre , come quelle di Faruffini, giungono a Perugia da importanti collezioni private. Come apprendiamo dalla mostra, il pittore lombardo influenzò pittori perugini a cavallo tra Ottocento e Novecento come Bruschi, Brugnoli, Mangiarelli, Ribustini, fino a Iraci.
Nel percorso espositivo anche il contributo del pittore Giuliano Giuman, il quale funge non solo da custode di oggetti, documenti e altri materiali personali di Ribustini, ma anche come erede artistico di questa tradizione pittorica nostrana.
Curato dall’Unità Operativa Cultura del Comune di Perugia, diretta da Maria Luisa Martella, e da Munus Arts&Culture, coordinata da Michela Morelli, l’intero progetto, quindi, aspira alla valorizzazione di questo importante patrimonio artistico, vera testimonianza di un periodo molto fertile e poco conosciuto della cultura figurativa perugina.
