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Per attraversare più facilmente, dal basso verso l’alto, Corso Garibaldi, sarebbe meglio essere una colomba. Potremmo ottenere una divina prospettiva manzoniana, proprio come quella che aveva lo scrittore mentre, dall’alto, descriveva “quel ramo del lago di Como”.

Pur rimanendo con una visione decisamente umana però, in cima a quel crocevia del centro storico di Perugia, che si interseca con via Sperandio, abbiamo delle sensazioni di sacro potere che ci osserva e ci esamina. Questi tumulti sono figli della presenza del “Monastero della Beata Colomba, Domenicane del II ordine” ma ancora di più dalla statua nera, affissa sulla pietra, che rappresenta la figura di cui l’edificio porta il nome. 

Beata Colomba, meglio conosciuta come Beata Colomba da Rieti, è una delle figlie adottive della città di Perugia. Vissuta fra il 1467 e il 1501, è stata una suora domenicana, ma anche un’importante figura di spicco della politica e della società del tempo. 

beata colomba - colomba in corso garibaldi

Nata Angelella Colomba Guadagnoli a Rieti, leggenda vuole che durante il suo primo sacramento una colomba si avvicinò alla fonte battesimale e in questo clima, di eccessiva consacrazione mistica e religiosa, è stato scritto il suo destino orientato verso la purezza e l’innocenza. La sua indole non si allontanerà dal valore simbolico che porta il suo nome, infatti già da bambina, si narra, che trascorresse il tempo tra preghiere e penitenze. 

Diventata terziaria domenicana nel 1488 all’età di 19 anni, oppressa da una famiglia che la voleva sposa già all’età di 12, lascia la città natia per seguire la sua vocazione e recarsi a Perugia. 

Come una giovane d’oggi cerca di inseguire le orme di Beyoncé, a quei tempi le donne ribelli si ispiravano alla teologa Caterina da Siena per cambiare il proprio destino. Beata Colomba non era diversa e anche lei consacrò la sua esistenza, proprio come il modello a cui aspirava, a una vita di miracoli, digiuni, estasi e impegno religioso. Anche se questo sembra il carattere più affascinante della nostra eroina, non bisogna dimenticare che si tratta di una narrazione frutto di un’ammirazione incondizionata, tipica dell’agiografia cinquecentesca, che tende a rendere l’umano incredibilmente divino. 

monastero di beata colomba

Nel primo capitolo del libro di Maria Luisa Pierotti Cianini “Colomba da Rieti a Perugia” Morlacchi editore, una parte suggestiva riporta il percorso che fece la santa quando entrò nella città di Perugia:

“Colomba decise di seguire «la sua vocatione de Dio», pertanto, lasciata Foligno, insieme con loro si recò al santuario di Santa Maria degli Angeli; dopo aver pregato a lungo in quella chiesa, come se Iddio le avesse rivelato finalmente la mèta della sua missione, senza esitazione indicò la strada ai suoi compagni: “Io so che quista è la via: andamo per qua” e si diresse verso Perugia, seguendo il fiume Tevere. La piccola comitiva arrivò a Ponte San Giovanni quando alcuni «mugnari» vedendo quella giovane tanto bella cominciarono a dire parole ingiuriose al vecchio sacerdote che l’accompagnava «como l’avesse desviata, e cercavano d’exstorcere denare e qualcha altra ribaldaria». Allora una pia donna, moglie di un mercante, corse in loro aiuto accogliendoli nella sua piccola casa nei pressi del Tevere, offrendo loro vitto e alloggio, fino al pomeriggio del 16 settembre, quando ripresero il cammino e iniziarono a percorrere la ripida via che da Ponte San Giovanni conduce alle porte della città: l’attuale via San Girolamo. Anche lungo questo tragitto, mentre la piccola comitiva si era fermata per rifocillarsi, alcuni giovani «scelerati…armati cum le spade nude e corazine» cominciarono ad infastidire la giovane, probabilmente con l’intento di rapirla, o, forse, di farle violenza «per essere lei formosa e bella», ma ella, senza mostrare alcun turbamento porse loro alcune «giugibe che aveva in un suo scappolare di panno bianco» ed essi rimasero interdetti ed immobili perdendo «la forza e lo intelletto, e stavano come uomini usciti di la memoria». La comitiva giunse alle porte di Perugia e già intravedeva da lontano i contorni della città con i suggestivi profili delle torri e dei campanili.” 

beata colomba - monastero

Quando Beata Colomba arrivò a Perugia, non passò molto tempo prima che venisse acclamata dai perugini come “Santa viva”. In corso Cavour creò il suo monastero domenicano e accoglieva le ragazze che, proprio come lei, volevano sfuggire alla famiglia e dedicarsi alla vita monastica. Divenne un importante punto di riferimento per il popolo intero e quando arrivò la peste, lavorò costantemente per debellarla. Aprì le porte del suo monastero, accogliendo i malati e prendendosene cura fino a contrarre lei stessa la malattia.

Voce del popolo e voce del potere al tempo stesso, acclamata dai cittadini ma anche dai poteri forti, era considerata una vera istituzione. 

Venerata e interpellata come una fine stratega dalla famiglia Baglioni, dispensava consigli di natura politica e non solo. Ciononostante cercava sempre di placare gli animi delle due famiglie perugine, Oddi e Baglioni, costantemente in guerra fra loro per ottenere il potere. 

La sua fama arrivò fino a Roma e quando papa Alessandro VI Borgia venne in visita a Perugia, volle incontrarla. Il colloquio non fu dei più lieti, infatti Beata Colomba predisse imminenti sciagure nella famiglia Borgia. 

Nel mezzo del cammin della sua vità, nel maggio del 1501, morì. Al suo funerale erano presenti i Baglioni e la città intera. 

Oggi le reliquie della beata risiedono, in quell’austero convento, in cima a Corso Garibaldi.

beata colomba - statua