Per Giorgio Vasari era il migliore allievo di Pietro di Cristoforo Vannucci, meglio noto come il Perugino.
E sembrerebbe che, intorno al 1501, sempre secondo il pittore e lo storico dell’arte toscano, fu costretto ad abbandonare l’attività pittorica, in seguito alla cecità sopraggiunta. Stiamo parlando del pittore umbro Andrea d’Aloigi da Assisi, detto l’Ingegno (Assisi, 1480 – 1521), che collaborò anche con Bernardino di Betto Betti, il Pinturicchio.
I suoi contributi con il divin pittore e il piccolo pintor
Di Andrea d’Aloigi si sa ben poco e quel poco è coperto da un velo di mistero e non vi è certezza. Si parlerebbe di due collaborazioni importanti. Una con Pietro Vannucci, detto il Perugino o divin pittore, sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo in questi casi) per la realizzazione dei lavori di decorazione della sala del Cambio di Perugia, le cui pareti ospitano un ciclo di affreschi tra i più grandi esempi di arte rinascimentale, realizzati tra il 1498 e il 1500, ed ispirati ad un programma iconografico in sintonia con le tendenze filosofiche neoplatoniche. Un’altra, invece, con il Pinturicchio, il piccolo pintor, al cantiere della Cappella Sistina a Roma, all’epoca di Innocenzo VIII. La critica rimane divisa, c’è chi nutre dei forti dubbi sulla sua partecipazione ai lavori del Nobile collegio del Cambio, chi, invece, attribuisce attendibile quella con il pittore perugino nella città eterna.

La sua presenza è testimoniata da una serie di atti
In un documento del 29 ottobre del 1484 attestante un pagamento per pitture di stemmi eseguite nella piazza e alle porte della città di Assisi, in occasione dell’elezione al pontificato di Innocenzo VIII, è detto ‘magister’. Sei anni più tardi, in un’altra documentazione orvietana, datata 5 ottobre 1490, Andrea d’Aloigi appare come ‘famulus’ (allievo) del Perugino, che fu nella città di Orvieto dal dicembre 1489 al settembre 1490 per preparare il lavoro ad affresco nella cappella di san Brizio del duomo, iniziata dal pittore Beato Angelico (anche noto come Fra’ Angelico). Bisogna poi giungere al 1501 per trovare una nuova menzione documentaria del pittore detto l’Ingegno, ricordato il 7 febbraio come procuratore. Da successivi documenti, non vi è più nessun riferimento alla sua attività pittorica, ma assunse vari incarichi pubblici e privati nella città di Assisi.
Opere attribuite in un primo momento all’Ingegno
Secondo una parte della critica, tra cui lo storico dell’arte Raimond Van Marle, che si stabilì nel 1918 in Italia, a San Marco, a Perugia, è impossibile ricostruire, in base alle conoscenze in possesso, un gruppo di opere dell’artista assisano. Varie sono anche le attribuzioni di riconoscimento della sua mano nella realizzazione di opere, poi però smentite nel tempo. Come nel caso della chiesetta della Madonnuccia di San Martino in Campo, frazione di Perugia, (qui l’articolo) che vanta un ciclo di affreschi con al centro raffigurata la Madonna adorante il bambino, avvolta da una corona di cherubini e ai due lati vi è, da una parte, san Cristoforo con il bambino sulla spalla e, dall’altra, san Bernardino da Siena, mentre sulla parete destra è raffigurato San Giorgio a cavallo che attacca il dragone, figura ormai scomparsa, e libera la principessa, la cui immagine affrescata è gravemente deteriorata. Sulla parete sinistra, invece, San Martino divide il mantello per darlo al povero. Gli affreschi, infatti, in un primo momento furono attribuiti nel 1917 da Fischel a Tiberio d’Assisi, mentre nel 1981 Sylvia Ferino Pagden propose una retrodatazione degli affreschi al 1485 assegnandoli proprio ad Andrea d’Assisi. Attribuzione che venne accolta e rilanciata anche dal professor Elvio Lunghi, ma che di recente, nell’agosto del 2020, ne ha riconosciuto la mano dello stesso Perugino, coadiuvato dall’allievo Fiorenzo di Lorenzo.

Foto di Giovanni Tarpani
Un’altra opera attribuita ad Andrea d’Assisi
È la sacra composizione dell’Oratorio di san Bernardino, a Gaiche, borgo di Piegaro (qui l’articolo). L’affresco, attribuito alla bottega del Perugino, raffigura la Vergine (1500) con il bambino entro una mandorla di cherubini con ai lati due santi protettori, da un lato san Giorgio e dall’altro san Bernardino. In basso, infine, è visibile un gruppo di devoti inginocchiati. L’iconografia della Madonna ricorda proprio quella dipinta nella Cappella della Madonnuccia, in San Martino in Campo.
Altre opere
L’affresco ubicato sulla controfacciata dell’Oratorio dei pellegrini ad Assisi, che vede San Giacomo, sant’Antonio Abate e sant’Ansano che volgono lo sguardo al Cristo benedicente entro la mandorla, è attribuito ad Andea d’Aloigi d’Assisi, detto l’Ingegno. Sembrerebbe poi che ci sia la mano del pittore assisano anche nella realizzazione della Madonna col Bambino (1490-1500), situata al National Gallery, a Londra. Si tratta di una pittura di carattere peruginesco, sulla cui attribuzione all’Ingegno però permangono notevoli perplessità.