A pochi chilometri da Terni è situato un edificio che vanta notevole interesse: si tratta di Palazzo Cesi, uno scrigno dalle linee severe nel centro storico di Acquasparta, paesino noto per essere il borgo delle acque dove San Francesco d’Assisi, secondo la leggenda, sostava in preghiera e vi si dissetava.
La residenza, costruita tra il 1564 e il 1579, sorge su quella che era la vecchia rocca del paese. Fu la sede nei primi anni del XVII secolo dell’attività scientifica del Principe Federico Cesi II, intellettuale, studioso e fondatore dell’Accademia dei Lincei che qui elesse la sua dimora. Affascinanti affreschi che narrano la nobile discendenza della casata, magnifici soffitti a cassettoni che esaltano gli stemmi di famiglia, accolgono il visitatore attraverso le sale che hanno ospitato, nel 1624, Galileo Galilei, legato a Federico Cesi da una profonda amicizia, tanto che quest’ultimo prese, in alcuni suoi scritti, le difese dell’amico e delle sue teorie eliocentriche.

LA DECORAZIONE PITTORICA COME METAFORA DI UNA CASATA
La costruzione si articola nel sistema progettuale della piazza, della residenza signorile e della loggia. Nel cortile è collocata la torretta dove il principe era solito ritirarsi durante le sue meditazioni in solitudine. Nel palazzo si accede dall’androne e tramite una scala si sale al piano nobile in cui affreschi e soffitti lignei a cassettoni con intagli testimoniano la ricchezza della decorazione delle sale, ispirati a quelli di palazzo Farnese a Roma. Qui la profonda cultura di Federico traspira da ogni dettaglio: la modernissima concezione di una condizione di elevazione culturale comune è evidenziata dal motto “Omnibus Idem” ripetuto molte volte all’interno dei fregi che si trovano nelle pareti delle varie sale, realizzati da Giovan Battista Lombardelli. Incantevole è la sala delle ‘Fatiche di Ercole’ dove viene raffigurato al centro il Parnaso e sulle vele quattro episodi tratti dalla narrazione delle fatiche di Ercole: il Centauro Nesso, l’Idra di Lerna, il Toro di Creta e il Leone di Nemea. Completano il ciclo pittorico elementi fantastici, allegorici e simbolici, in parte riferiti alla genealogia della famiglia Cesi, incardinati entro una complessa struttura architettonica di timpani, cornici, ovali e finti marmi. Di particolare pregio è il soffitto ligneo della Sala del Trono, dove trionfa, al centro, lo stemma della casata sorretto da due Vittorie alate, ed accanto al cui magnifico caminetto, si narra Federico e Galileo intrattenessero le loro elevate conversazioni. Le pitture degli ambienti a pianterreno, dedicati alla vita privata dei Cesi, attingono alle Metamorfosi di Ovidio ed alle Vite di Plutarco.
Tra le raffigurazioni più significative è presente lo stemma con l’emblema dell’Accademia, cioè la lince contornata da una corona d’alloro, simbolo della ricerca scientifica e della proverbiale acutezza di vista della lince, caldo invito a non fermarsi alle apparenze sensibili della realtà.

LA RIQUALIFICAZIONE DEL PALAZZO
Palazzo Cesi rimasto disabitato per molti anni, fu recuperato dall’Università di Perugia che, nel 1973, lo riportò in agibilità, per utilizzarlo come sede di manifestazioni culturali. Dopo oltre 20 anni di chiusura al pubblico, è stato oggetto di restauro dal 2014 tramite i fondi europei erogati dalla Regione Umbria. Ciò ha permesso alla struttura di tornare allo splendore originario, riaprendo al pubblico l’8 agosto scorso. Attualmente è l’Associazione Acqua ad occuparsi attivamente dei servizi di gestione, organizzando visite guidate, eventi e conferenze.
Per ulteriori informazioni sugli orari, le giornate di apertura, gli eventi e le visite guidate, consultare la pagina facebook dedicata https://www.facebook.com/palazzocesi.
In alternativa mandare una mail agli indirizzi infopalazzocesi@gmail.com o chiamare il numero 3517031853.
