Un misterioso labirinto scolpito nelle pareti in tempi recenti e ora distrutto da mano ignota.
L’Umbria è una regione ricca di storie e leggende legate al famoso ordine dei cavalieri Templari. Tra i boschi e le rovine, di questi luoghi dimenticati nella spirale del tempo, le tracce storiche del passaggio dei cavalieri si mescolano sapientemente ai racconti, talvolta misteriosi e sfuggenti, tramandati oralmente.
Questo è il caso di Santa Caterina a Poggio Azzuano, piccola chiesetta rurale che sorge nei pressi dell’area archeologica di Carsulae, antica città Romana posta lungo la via Flaminia, al confine tra Terni e San Gemini e che potrebbe nascondere tra i suoi ruderi qualche misterioso segreto.
Santa Caterina fu edificata verso la metà dell’XI secolo, in una zona collinare, raggiungibile oggi solo a piedi, dopo una camminata di circa quindici minuti attraverso il fitto bosco che la circonda. All’arrivo nel luogo il visitatore può ammirare subito quello che resta della struttura originaria: le mura perimetrali della chiesa, l’abside dotato di tre piccole finestrelle e una strana struttura in muratura assomigliante ad un forno collocata nella parte inferiore dell’abside stesso, dalla funzione ignota. La chiesa è priva di copertura ed i segni del tempo e delle intemperie hanno inevitabilmente lasciato una traccia, logorando e sgretolando in gran parte questa struttura religiosa.
Quello che durante la nostra prima visita due anni fa non risultava per niente intaccato era un misterioso e strano labirinto, che immediatamente catturava l’attenzione del visitare per le sue fattezze accurate, per la precisione del disegno e per l’assenza dei segni d’usura che dovrebbe aver avuto, vista la costante esposizione dell’opera alle intemperie e l’assenza di un tetto che potesse proteggerla.


Questo disegno, dalla notevole valenza ermetica, era utilizzato sin dai tempi più antichi come simbolo iniziatico, ripreso anche dall’Ordine Templare, come rappresentazione grafica del viaggio interiore ed esteriore di ogni adepto, che percorrendolo avvicina la propria anima alla divinità. Nelle immediate vicinanze si trovano realizzate con la stessa tecnica altre figure geometriche ed in particolare la doppia M, ricollegabile alla rappresentazione simbolica di Maria Maddalena, indicata da alcune correnti di pensiero, definite eretiche dalla Chiesa Cattolica, come la moglie di Cristo.
Il labirinto era sicuramente un falso, realizzato da mano ignota in tempi recenti. Oggi lo troviamo completamente distrutto, quasi a voler cancellare i significati di questo simbolo. Che sia stata un’azione voluta per nascondere qualcosa o un semplice atto vandalico è sicuramente sinonimo delle bassezze di cui è capace l’animo umano.
Nonostante tutto, Santa Caterina conserva ancora intatto il suo fascino originario. Le mura parlano silenziosamente al visitatore dei fasti che furono, delle glorie di un tempo, del passaggio in questi lussureggianti e verdi boschi, di santi e cavalieri.

