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Tenere viva la memoria storica, conoscere le tradizioni, i vecchi mestieri, prendersi cura del proprio territorio.

È la mission dell’Ecomuseo del fiume Tevere, che punta alla cooperazione fra più soggetti, soprattutto della comunità, per la promozione dello sviluppo socioculturale, economico e turistico, con l’intento di realizzare un laboratorio territoriale dinamico. Il primo incontro sull’Ecomuseo si è tenuto nel 2003, poi nel 2004 è stata costituita l’associazione con un centinaio di iscritti. Nel frattempo nel corso degli anni, più persone si sono unite al progetto e tante iniziative si sono tenute, per un totale di 400. Le prime mostre, la raccolta delle testimonianze del posto e di tutti i nomi delle donne che lavorarono come lavandaie (recuperato il “Sentiero delle lavandaie”, per approfondimenti vi rimandiamo alla prossima pubblicazione), delle foto e degli oggetti utilizzati all’epoca per il lavaggio dei panni, fino ad arrivare alla prima camminata nel 2006. Abbiamo ripercorso questo straordinario progetto insieme a Claudio Giacometti presidente, quasi ventennale, dell’Ecomuseo del fiume Tevere. 

L’esempio francese

“Il termine ecomuseo – racconta il presidente Giacometti – è stato coniato dal museologo e archeologo francese, padre degli ecomusei, Hugues De Varine, nel 1971, a Parigi. Per De Varine la principale caratteristica che differenzia gli ecomusei dai musei classici è quella di essere un’azione portata avanti dalla comunità, a partire dal suo patrimonio, per il suo sviluppo. Il nostro è un lavoro fatto da volontari, un processo costruito lentamente e che rappresenta ciò che un territorio è, ciò che sono i suoi abitanti, a partire dalla cultura viva delle persone e da ciò che hanno ereditato dal passato e dal loro ambiente e paesaggio”.

Non un museo 

“Il nostro non è il museo classico – sottolinea ancora Claudio Giacometti –, la nostra collezione è costituita dal patrimonio immateriale (i tesori viventi) e materiale ed è la stessa comunità che se ne prende cura. Quindi il nostro intento è quello, oltre a far conoscere la storia e le tradizioni del territorio, di educare e formare la comunità per una maggiore consapevolezza sull’importanza di conoscere la propria storia e mantenere viva la memoria storica”. 

Le mappe di comunità

“L’area dell’Ecomuseo comprende un territorio di quasi trecento chilometri quadrati – spiega ancora –, esteso tra Perugia e Umbertide. Il Tevere rappresenta la caratteristica dominante dell’intero territorio, pertanto la definizione dei confini dell’area dell’Ecomuseo ha tenuto conto della direzione del deflusso delle acque superficiali che ruscellano verso il Tevere. Gli spartiacque, costituiti dalle cime dei monti che fiancheggiano il fiume, rappresentano i limiti del bacino idrografico del Tevere e quindi i naturali confini dell’area dell’Ecomuseo. Inoltre, sono state individuate sei aree omogenee di studio, diventate altrettante piccole mappe di comunità. Su queste aree è stato effettuato un primo censimento dei beni: 376 rilevamenti, di cui 126 segnalati dalle comunità, attraverso apposite assemblee territoriali e schede censimento, di 28 sentieri e itinerari percorribili, e sono state individuate 15 aree progetto, più uno che riguarda il ‘Monitoraggio dell’ambiente sul territorio del Tevere’”.

Studi, ricerche e attività didattiche Rientrano nel progetto la promozione della reale partecipazione dei cittadini, sempre più responsabili e consapevoli, corsi di formazione per guide e operatori ecomuseali con il coinvolgimento di volontari e associazioni. E, inoltre, iniziative socio-culturali, come camminate, visite teatralizzate, canti popolari, incontri aperti, ricerche sul patrimonio culturale e attività didattiche con gli studenti. 

Tour virtuale del Centro di documentazione etnografico del Tevere È possibile anche vedere, conoscere e riscoprire gli oggetti e gli strumenti di uso quotidiano che si usavano tra la metà dell’800 e la fine del ‘900. La raccolta è organizzata in più installazioni, alcune di queste sono visibili in due sale, e riguardano la musica, la casa, le attività del luogo e la lavorazione dei tessuti.

Legge regionale sugli ecomusei umbri

“Ci siamo anche battuti per avere una legge regionale che riconoscesse gli ecomuseiconclude Giacometti – ed è arrivata nel 2007, ‘Promozione e disciplina degli Ecomusei’, con la quale la Regione riconosce gli Ecomusei come strumenti utili per tramandare, valorizzare e rafforzare i legami museo-comunità e uomo-territorio, ma non concede né riconoscimenti economici per finanziari progetti ad hoc e né la possibilità di fare rete tra gli ecomusei regionali (in totale sono sei). E questo, a nostro avviso, rappresenta un forte limite, perché le risorse economiche sono necessarie per portare avanti qualsiasi iniziativa, come formare le giovani guida, organizzare una mostra e via dicendo”. Il riconoscimento ufficiale per l’Ecomuseo del fiume Tevere è arrivato nel 2013.

I soci fondatori dell’Ecomuseo del Tevere sono il Comune di Perugia, il Comune di Umbertide e l’Associazione ecomuseo del fiume e della torre. Ma tutti coloro interessati (associazioni, attività produttive ed economiche, enti pubblici e privati, singole persone), che si riconoscono negli obiettivi dell’Ecomuseo, possono dare la propria adesione.