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Si parla spessissimo di digitalizzazione del patrimonio culturale e artistico. Forse se ne parla anche troppo rispetto alla quantità di musei e strutture culturali che ad oggi hanno effettivamente abbracciato le nuove tecnologie. Dopotutto non basta un computer per parlare di digitalizzazione. Ma in Umbria degli esempi molto virtuosi si trovano eccome. Uno di questi è il Centro di Documentazione Festival dei Due Mondi – Casa Menotti.

La struttura fa parte del prestigioso Circuito Museale della Città di Spoleto. Visitandola, la prima impressione che se ne ha non è solo quella di un museo; ci si sente un po’ a casa.

In effetti, il nome Casa Menotti deriva proprio da chi ci abitava in passato; l’ideatore e conduttore del Festival dei Due Mondi Gian Carlo Menotti.

Il Centro di Documentazione è ospitato nelle stanze di questa abitazione, nella quale Menotti visse per una buonissima parte della sua vita. Scindere il Maestro dal suo Festival è in effetti impossibile.

Dal 1958, anno della prima edizione della manifestazione, al 2007, anno della morte del suo ideatore, non ci fu edizione che non vide Gian Carlo presente nella realizzazione degli spettacoli.

Per questo i numerosissimi documenti conservati al Centro sono un mix fra materiale audio, video e fotografico di tutte le edizioni del Festival dal 1958 e oggetti antichi, di uso comune. Oggetti appartenuti proprio al Maestro.

Mobili e strumenti antichi non si possono, e probabilmente non si dovrebbero neanche, digitalizzare. Ma gli altri contenuti si.  È quello che ha fatto la Fondazione Monini, realizzando un matrimonio tra antico e presente che crea un nuovo metodo per custodire la memoria storica.

Ciò accade nei tre piani della Casa Menotti.

Gian Carlo Menotti - casa Menotti - ritratto
Casa Menotti facciata - centro di documentazione festival dei due mondi

Piano Terra: solo l’inizio

Arrivando dalla piazza centrale del Duomo di Spoleto, dove è possibile osservare anche la facciata del noto Teatro Caio Melisso, si entra da una porta a vetri un po’ nascosta nell’atrio del Centro di Documentazione.

Il piano terra contiene locandine, foto appese alle pareti ma soprattutto un monitor. Lo schermo mostra a chiunque arrivi i numeri del Festival e della Casa. Tutto in continuo aggiornamento.

Il percorso è appena cominciato ma già si comincia a comprendere così che l’obiettivo della struttura non è semplicemente quello di essere considerato un prestigioso museo.

Qui si invita alla ricerca e alla condivisione di idee e spunti di riflessione sul Festival che fu e che sarà.

Primo piano: immergersi nel Festival

Attraverso delle ripide scale, o un più comodo ascensore, si arriva al primo piano. Subito colpiscono l’occhio le tante proiezioni, video e tasti dedicati all’interazione del visitatore. Perché in queste stanze non si sta e basta, non si subisce passivamente il museo: si deve interagire.

Ruotano su una parete scura video e foto degli spettacoli presenti e passati del Festival dei Due Mondi.

A passarci due ore non si vedrebbero ancora mai le stesse fotografie. Per una visione ancora più ampia di questo materiale c’è il tavolo multimediale. Mettete le cuffie e ascoltate i brani musicali del passato! Quando lo avete fatto l’ultima volta in un museo?

E poi ci sono la stanza delle proiezioni, lo schermo dedicato ai video dell’Istituto Luce e le versioni multimediali dei “souvenir” editoriali del Festival, tutti consultabili su schermo touch.

È davvero una full immersion. Ci si sente catapultati su una lunga linea del tempo che tutto conserva, modernizzando solo il necessario.

Secondo piano: conoscere Menotti

Ma come già detto scindere il Festival da Menotti proprio non si può. Per questo motivo il secondo piano della Casa resta comunque suo.

Il suo letto, il suo scrittoio, i suoi quadri e tavoli, l’inginocchiatoio dove lui, devoto, pregava Padre Pio.

E naturalmente sempre a questo piano resta il suo pianoforte.

Sembra di vedere il Maestro suonare o aggirarsi pensieroso per questa stanza della musica. Menotti vive!

Durante la nostra di visita la simpatica e loquace guida, soprannominata da molti la “ Signora Menotti”, ci ha raccontato alcuni aneddoti capaci di rendere ancora più vive queste mura; di quando Brigitte Bardot fu ospitata da Gian Carlo nella casa, ma non riusciva a dormire per il gran silenzio di Spoleto, al quale non era abituata; oppure dell’ingegnoso sistema di specchi ideato dal Maestro per controllare Piazza Duomo senza essere visto.

Interagire e domandare qui sono le vere due parole d’ordine. Senza vergogna. Solo con rispetto per la cultura e per la storia.

Il Centro di Documentazione Festival dei Due Mondi è aperto a tutti: a chi vuole suonare, a chi vuole semplicemente imparare qualcosa di nuovo e a chi deve fare ricerche.

Tutto grazie alla cura e all’apertura mentale della Fondazione Monini, in stretta collaborazione con Fondazione Festival dei Due Mondi e con il Comune di Spoleto.

Tornando al piano terra, per le onnipresenti scale, si ha una sola sensazione: devo tornare per scoprire qualcos’altro.

Perché il materiale digitale è così tanto da non essere visibile in una sola volta. E poi perché non tornare? Una nuova visita sarà solo un piacere.

Pianoforte Gian Carlo Menotti - Casa Menotti