Giuseppe Verdi mise mai piede in terra umbra?
Purtroppo, bisogna subito dire che il grande compositore d’opera , simbolo ben noto del Risorgimento italiano, non visitò mai in carne ed ossa l’Umbria. Almeno a quanto ne sappiamo. Ciononostante, la notorietà delle sue opere, con la loro allegata irriverenza sociale e politica che portò Verdi a diventare un simbolo dell’Italia prossima all’unione, mise radici anche nella verde Umbria dell’ottocento.
Ma in che modo?
Umbria Verdiana
Grazie alle ricerche musicologiche dirette da Biancamaria Brumana (musicologa – professoressa ordinaria di Musicologia e Storia della Musica all’Università degli Studi di Perugia e all’Università degli Studi di Firenze), consultabili anche nel volume Verdi a Perugia e in Umbria nell’Ottocento , Morlacchi Editore, 2001, ISBN8887716307, e ad altre ricerche collaterali, oggi sappiamo che la febbre verdiana si sparse in lungo e in largo anche in Umbria nel XIX secolo, in teatri e luoghi ancora oggi attivi e tutt’ora di grande interesse culturale e turistico.
Ci parlano del fenomeno verdiano documenti storici di pregio, manifesti, libretti, componimenti, locandine d’epoca arrivati fino a noi. Raccontano un’Umbria follemente innamorata della musica lirica, come oggi amiamo il rock o il pop, ed attivissima dal punto di vista del mecenatismo musicale.

Dai testi di critica locale musicale ottocenteschi emerge un’interessante informazione per gli appassionati di storia della musica: nell’ottocento furono numerosi i “cantanti verdiani” presenti in Umbria, alcuni già esperti, portati in loco dagli spettacoli, altri alle prime esperienze. Fra questi ultimi ve ne furono alcuni che trovarono fama proprio grazie agli allestimenti portati in scena a Spoleto, Perugia, Città di Castello ed anche Amelia e Umbertide.
Si potrebbe quasi parlare di un viaggio verdiano, tra le note di Aida, Traviata, Falstaff, Ernani e molte altre composizioni operistiche.
Da citare ad esempio la presenza della cantante ottocentesca Teresa De Giuli, notissima esecutrice verdiana, di fama nazionale ed internazionale. Si esibì a Perugia nel 1855 e precedentemente nel 1849 come prima interprete dell’opera, meno nota, del parmense, chiamata Battaglia di Legnano.
Anche Maria Waldmann, mezzosoprano austriaco apprezzatissimo da Verdi, e Carlo Baucardé, tenore italiano di origine francese, si esibirono più volte a Perugia seguendo le opere del compositore. A livello di critica musicale infatti, all’epoca, i personaggi e il successo degli stessi nelle opere, si riflettevano enormemente sull’identità e la notorietà della composizione operistica stessa. Era spesso il singolo esecutore a fare il personaggio, a diventare il personaggio richiesto un po’ ovunque.
Questi citati sono nomi ignoti oggi alla maggior parte delle persone che non studiano il settore, ma al tempo suonavano alle orecchie di chi andava a teatro come suonano alle nostre orecchie i nomi dei più grandi cantanti contemporanei di musica leggera. Tutta questione di prospettiva.
Luoghi Verdiani
Ma se Giuseppe Verdi non toccò mai, neanche con la ruota di un carretto o una carrozza, il suolo umbro, perché parlare di Umbria Verdiana? Perché è certamente vero che molti teatri nel XIX secolo si adoperarono, senza risparmio di energie e denaro, per inserire in stagione le opere del compositore.
Si conta che in tutto il secolo gli allestimenti verdiani portati in scena solo a Perugia furono 55. Si stimano invece, nell’intero territorio umbro, un totale di 143 rappresentazioni verdiane: opera più eseguita fu l’Ernani, oggi decisamente meno apprezzata rispetto alla nazionalpopolarissima Traviata o al Nabucco col suo Va, pensiero.
Ma dove furono rappresentati tutti questi spettacoli?

Teatri umbri per Giuseppe Verdi
I manifesti e le locandine a noi rimasti ci parlano di moltissime rappresentazioni certamente nella città di Spoleto. Forse una parte del grande amore viscerale per la musica che la città mostra ancora oggi nei suoi due Festival più noti (il Festival dei Due Mondi e lo Sperimentale), lo si può far risalire anche a questa parte della storia della musica della città.
Sicuramente un teatro umbro che diede voce alle opere verdiane fu il Teatro Civico del Verzaro, oggi Teatro Morlacchi.
Il nuovo nome moderno del teatro fu proprio inaugurato con una messa in scena dell’Aida, nel 1874: una serata che ebbe un enorme successo dato che il bilancio finale fu di be 14.180 lire di incasso. Corrispondono a circa 53.603,10 euro.
Anche il centenario del Complesso Monumentale del Duomo di Orvieto fu celebrato, nel 1891, con una composizione di Verdi: l’imponente Messa da Requiem.
Ancora, nel 1850 e 1851, fu rappresentato l’Attila presso il Teatro dei Signori Accademici illuminati di Città di Castello, che oggi conosciamo semplicemente come Teatro degli Illuminati. Curiosità, fu sempre un’Aida a far riaprire questo teatro, dopo il restauro post-bellico, nel 1920.
Questi sono solo alcuni dei luoghi che portarono Verdi in Umbria, anche senza la sua presenza fisica, nel XIX secolo: la sua memoria in Umbria resta anche in molti altri teatri, primo fra tutti per denominazione il Teatro Verdi di Terni, intestato proprio all’operista per evidenti meriti.

Foto del Teatro degli Illuminati: di proprietà del Teatro Stabile dell’Umbria