La città ideale sognata e agognata ha da sempre accompagnato l’uomo lungo tutta la sua storia, fin da quando, già nell’antichità, ha dovuto confrontarsi con situazioni e problematiche che emergevano dallo strutturarsi degli insediamenti umani e dell’economia in forma urbana o protourbana.
Per città ideale si intende l’insediamento urbano progettato o immaginato, il cui disegno urbanistico riflette, secondo uno schema prevalentemente geometrico, criteri e principi astratti di razionalità e funzionalità, o un’impostazione scientifica, caratteri che spesso si accompagnano a una tensione ideale e filosofica, o a una forte carica utopica. Ma il tema rimanda con particolare forza al Rinascimento, quando la città, dopo il declino dell’antichità e il superamento dell’interludio feudale e medievale, assurse di nuovo al ruolo centrale di luogo privilegiato entro cui dispiegare l’agire storico dell’uomo. In Umbria abbiamo un esempio: la Scarzuola, nascosta tra le colline, nelle vicinanze di un antico convento francescano e famosa per essere stata la dimora di san Francesco d’Assisi, si trova nella frazione di Montegiove, nel comune di Montegabbione, in provincia di Terni. La città-ideale concepita dall’architetto milanese Tomaso Buzzi come la sua personale versione di quel concetto tanto immaginato, e raramente messo in pratica, di ‘città ideale’, da architetti e artisti sin dagli albori dell’umanità ed in particolare appunto durante il Rinascimento.

LA STORIA
Si narra che in questo luogo nel 1218, San Francesco costruì una capanna, detta Scarza, nel punto in cui aveva piantato una rosa e un alloro, e da cui era sgorgata miracolosamente una fontana. È lì che i Conti di Marsciano fecero costruire un convento. Nel 1956 il convento e tutta la proprietà circostante vennero acquistati appunto dall’architetto Buzzi dove edificò una straordinaria costruzione surreale. L’artista tracciò un percorso ricco di simbolismi basato sul poema illustrato italiano “Hypnerotomachia Poliphili”: un viaggio iniziatico alla scoperta di noi stessi. L’opera è formata da costruzioni raggruppate in sette scene teatrali, sette rappresentazioni sceniche, metafora della vita di ciascuno.


CITTA’-TEATRO
La città-teatro è un agglomerato praticamente perfetto, l’utopia fatta urbanesimo, che Buzzi ha identificato in una costruzione che equivalesse ad una grande scenografia teatrale. Sono diversi i ‘teatri’ che, addossati e incastonati l’uno sull’altro, compongono La Scarzuola, espressioni di esperienze artistiche e architettoniche di un passato glorioso che si ispirano a Villa Adriana e a Villa d’Este di Tivoli e i sette edifici nell’Acropoli (Partenone, Colosseo, Pantheon, Piramide, Torre dei Venti, Tempio di Vesta, la torre dell’orologio di Mantova) e Bomarzo. Tutti questi ambienti vengono ripresi dal progetto di Buzzi intrecciandosi, avvolgendosi l’uno sull’altro grazie a passaggi labirintici, scale, camminamenti a spirale, anfiteatri, colonnati, torri, riuniti sotto una visionaria scenografia che riprende i modelli di grandi architetti come Andrea Palladio.
Un viaggio onirico verso i meandri più nascosti dell’animo umano, guidati da un simbolismo segreto che impermea tutta la struttura. Che attualmente vede come proprietario l’erede, il nipote dell’architetto Marco Solari, subentrato alla morte di Buzzi nel 1981 e che ha continuato il progetto dello zio.
Anche il gruppo Gucci rimasto impressionato dal luogo suggestivo, lo ha scelto la scorsa estate per il nuovo spot di un profumo e le protagoniste sono state la cantautrice britannica Florence Welch, l’attrice statunitense Anjelica Huston, la modella Jodie Turner-Smith e la stilista Susie Cave. A dimostrazione che la Scarzuola, ma anche tutta l’Umbria, sia una scenografia ideale a cielo aperto per rappresentazioni teatrali, cinematografiche e televisive.
