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In questi giorni, dal 2 al 17 settembre 2022, si sta svolgendo la 77a edizione della Sagra Musicale Umbra, uno dei più antichi Festival musicali della regione, nato nell’ormai lontano 1937. Sono numerosissimi i concerti dal forte valore spirituale che stanno animando e animeranno i prossimi giorni della Kermesse. Fra questi anche la seconda esecuzione, dopo la ritrascrizione realizzata dall’appassionato In Sang Hwang, di un’antica Messa da Requiem del compositore perugino Francesco Morlacchi.

Eseguita in prima assoluta – dopo il recupero – il 9 agosto 2022 nella fascinosa ed ampia cornice storica della Cattedrale di San Lorenzo a Perugia, in occasione della serata finale del Festival organistico Laurenziano 2022, la Messa da Requiem di Francesco Morlacchi è stata recentemente ritrovata presso la Biblioteca Augusta di Perugia e trascritta con grande pazienza dal Maestro coreano sopracitato.

La seconda esecuzione avvenuta durante la Sagra Musicale Umbra, in occasione della rassegna corale della manifestazione Coralmente, ha permesso agli interpreti, il Coro Santo Spirito Volumnia ed i solisti, Klara Luznik, Rosalba Petranizzi, Giuseppino Orselli e Giulio Boschetti , gli stessi della prima rappresentazione in cattedrale, di far emergere ancora meglio l’animo innovativo di questo compositore perugino, Francesco Morlacchi, forse troppo a lungo dimenticato dalla storia.

Il Requiem, per coro e orchestra nella sua versione originale, è stato rappresentato in una forma ridotta per organo e coro, ieri sera, 9 settembre 2022, ad esattamente un mese dalla prima assoluta, questa volta all’interno della chiesa di Sant’Ercolano. Un’altra location di spicco, che mette ancora più in evidenza la presenza dell’Umbria e quindi della glocalità in questa nuova iniziativa di recupero capitanata da In Sang Hwang.

La nuova-antica Messa da Requiem di Morlacchi ieri rappresentata, anche nella sua versione ridotta con solo organo risulta essere un pezzo stabile e dalla spiccata sacralità, capace di mettere sufficientemente alla prova, ma senza alcuna caduta di rilievo, le estensioni dei solisti e del coro, senza risparmiarne il fiato.

Colpisce la ricchezza delle soluzioni armoniche adottate da Morlacchi, a suo tempo, in questo Requiem. La naturalezza dei passaggi fra le varie sezioni è piacevole, tanto che le interruzioni non sono realmente necessarie. Come racconta il direttore del coro, In Sang Hwang, Morlacchi è estremamente moderno in quest’opera anche se prova a nasconderlo. Fa come Puccini, a suo modo, che nelle sue opere liriche non chiudeva sempre le scene, trasgredendo l’ordine precostituito della composizione di Lirica. Morlacchi nel suo Requiem idea una musica “armonicamente continua, che non si interrompe, infatti nel manoscritto originale il compositore scrive « subito » al termine di alcune delle sezioni della sua Messa” rivela Hwang.

Per dare un’idea contemporanea della continuità immaginata dal compositore perugino, si può immaginare il flusso senza stop delle canzoni di un disco dei Pink Floyd. Nulla si interrompe e si passa dall’inizio del Requiem, che parte delicatamente, quasi come l’ultimo sospiro di una persona che muore, all’opulento finale, senza la previsione di reali bruschi silenzi.

In merito, il direttore del coro In Sang Hwang, coreano ma italiano di adozione e perugino di cuore, ci ha svelato numerose curiosità sul recupero di questo pezzo di cultura musicale umbra, che andava assolutamente riportato alla luce.

chiesa di Sant'ercolano - In sang Hwang e Morlacchi

Come è nato il tuo desiderio di riportare alla luce questa Messa da Requiem di Francesco Morlacchi?

In Sang Hwang – direttore del Coro e trascrittore della Messa da Requiem: “ Quando studiavo a Parma direzione d’orchestra stavo studiando Bibliografia e dovevo documentare qualcosa, cercare un pezzo nuovo per l’esame. Ero sempre stato curioso di conoscere Morlacchi perché la storia della musica non ne parla quasi niente. Poi essendo straniero proprio Morlacchi non lo avevo mai sentito. Quindi quando sono arrivato qua – a Perugia – c’erano Piazza Morlacchi, il Teatro Morlacchi, il conservatorio Morlacchi … ma chi è questo, mi sono detto. Documentandomi e documentandomi ho trovato questo Requiem di Morlacchi e ho cercato la partitura e il manoscritto. Li ho cominciati a lavorare e così è nato questo lavoro.

È stato complicato ritrascrivere un pezzo che tendenzialmente era andato perduto? Quali sono state le difficoltà?

In Sang Hwang – direttore : “Sì, perché comunque era un manoscritto. Se c’è il copista che comunque copia meglio si legge bene. Invece il manoscritto proprio in alcune parti non si capisce. Poi, scrivendo veloce, Morlacchi sbagliava anche la riga – del pentagramma – e a quel punto non combaciava l’armonia e io ho dovuto riflettere su quale strumento  era stato messo in quel punto al tempo. Quindi riascoltavo… dovevo immaginare. Poi dato che certe volte l’armonia non combaciava dovevo ricostruirla, perché il manoscritto essendo veloce non era perfetto. All’epoca i maestri correggevano tutto sul momento suonando, oggi no. La difficoltà è questa”.

Ci sono altri tesori di Morlacchi che hai intenzione di recuperare e di far ascoltare al pubblico di Perugia e poi di tutta Italia?

In Sang Hwang – direttore: “Sì, nel 2017 avevo cominciato già la Messa numero I di Morlacchi, fatta quando era stato nominato direttore del Teatro Italiano a Dresda, Kapellmeister, nel 1810 mi sembra.

Questa opera è abbastanza diversa dal Requiem di Morlacchi. La Messa numero I è molto classica, con solo un po’ del suo stile. C’è una fuga poi, quindi è complicato trascriverla e poi impararla. Ha un colore diverso rispetto al Requiem di Morlacchi perché quest’ultimo è più una cosa veramente sua. È più romantico.

Sto lavorando dal 2018 anche un’opera di Morlacchi, la Semplicetta di Pirna. Devo solo ripassare e correggere. Prossimamente le pubblicherò con una casa editrice”.

Quanto tempo ci vuole a elaborare una partitura effettivamente come questa, rinnovata, poi da eseguire, come il Requiem di Morlacchi ascoltato nella chiesa di Sant’Ercolano?

In Sang Hwang – direttore: “Per me è stata la prima volta che ho fatto questo lavoro di trascrizione. Essendo la prima esperienza ho dimenticato tante cose. Poi ci sono stati tanti punti che io ho corretto. Essendo la prima volta, insomma, ci sono voluti due anni e mezzo. Invece per la Messa numero 1 sempre di Morlacchi, che sto finendo di trascrivere, ci ho messo un anno”.

In Sang Hwang - direttore

Il tema della Sagra Musicale Umbra 2022 è Madri. Come si rapporta questa Messa da Requiem di Morlacchi con il tema, se un rapporto c’è?

In Sang Hwang – direttore: “Ci sono molti rapporti con il tema della madre.

La madre prima di tutto io l’ho collegata con il Magnificat, poi nel Requiem c’è anche il Lacrimosa, come la madre quando suo figlio Gesù muore.

C’è anche un altro collegamento più complesso.

Con la madre noi vediamo la luce e poi noi moriamo facendo il percorso della vita. La vita è una faccia della moneta, contiene la morte, viceversa la morte contiene la nascita che ci lega alla madre.

In questo modo – con questo legame – possiamo sapere bene perché dobbiamo vivere bene, godendo dei frutti della vita. La vita non finisce con la morte e inizia con la madre.

Una metafora profonda e difficile. Altra domanda. Ma secondo te se Morlacchi non avesse fatto le sue scelte di vita che ormai sono storia, quindi se non fosse andato a Dresda ad esempio, sarebbe diventato uno dei grandi compositori d’opera italiani che un po’ tutti conosciamo? Rossini ad esempio?

In Sang Hwang – direttore: “ Forse sì, perché a Dresda al re Federico Augusto piaceva la musica del ‘700, quindi molto classica, come Mozart. Era uno stile troppo limitato in qualche modo. Quindi le opere di Morlacchi, che scrisse allora, rimasero troppo indietro.

Francesco aveva le mani legate. Non poteva scrivere in un altro stile a causa dei gusti del re. Per questo i musicologi dicono spesso « Morlacchi non era innovativo » però c’era una condizione che lo rendeva così, no? Infatti il Requiem di Morlacchi ha un altro stile. Io ho visto 3 opere di Morlacchi: Requiem, Messa numero I e la Semplicetta di Pirna. Le prima due sono uguali come stile, classiche, ma la terza no. Quindi appena il re morì lui scrisse, diciamo, le sue musiche.

Quindi se non fosse andato lì, a Dresda, avrebbe scritto cose innovative, con il suo stile, come Rossini. Rossini infatti seguì la sua strada. Invece Morlacchi fu legato per tanto tempo. Quindi chi vince? Vince Rossini ma in altre condizioni avrebbe fatto una grande strada anche Morlacchi secondo me”.

 


Un’opinione interessante, che riapre le porte della storia, dopo secoli, ad un compositore, operista e grande musicista, orgoglio della città di Perugia.

Un compositore che scriveva come una macchina: che riusciva ad ideare e completare un’opera lirica in appena 27 giorni.

“Lo voglio far conoscere”, termina il suo discorso In Sang Hwang, ” Perché fu sfortunato. Questo Requiem sarà molto importante. Farà rinascere lui, la sua musica, Perugia, la cultura, che richiama turisti, anche dall’estero. Verranno pure da Dresda! Verranno”.

Un proposito più che un sogno, che sa di amore per la città, ed è curioso che a guidare questo moto di orgoglio sia un Coreano che si è innamorato di Perugia e delle opere di un suo compositore. Un Requiem che è un canto funebre solo per definizione tecnica, ma che pare in tutto e per tutto una vera e propria rinascita.

In Sang Hwang dirige coro a Sant'Ercolano