Skip to main content

Nella dolce campagna umbra ai piedi di Panicale un allevamento di Bison bison, bisonti arrivati dall’America, pascola attendendo la tempesta, la condizione meteorologica che preferiscono.

Questi grandi animali dal manto lungo d’inverno e corto nella stagione estiva, sembrano creature ancestrali che rievocano l’autorità degli Dei dell’Olimpo, custodi di burrasche e venti forti. 

Sono arrivati in Italia per volontà del giovane Massimiliano Gatti, un simil capo tribù indiano che vuole nutrire il suo popolo con la carne del bisonte, leggera e sostanziosa, nel rispetto viscerale e naturale dell’essere vivente. 

Massimiliano ha dato vita ad un ciclo alimentare sostenibile, prima di tutto per l’animale e poi per l’uomo. Inutile specificare che non si tratta di un allevamento intensivo, ma è sempre meglio sottolinearlo. Proviamo a visualizzarlo per quello che è, una prateria dove i bisonti vivono in armonia con ciò che li circonda, vengono sacrificati nel momento della necessità, senza che loro possano accorgersi di nulla, come un lupo che attacca improvvisamente quando si abbassa la guardia. 

Il bisonte viene abbattuto da lontano e lasciato insieme ai suoi compagni che devono elaborarne il lutto, accerchiarsi intorno all’amico e celebrarlo con muggiti strazianti più del pianto dell’uomo. Il momento dell’uccisione, arriva solo quando la carne viene prenotata, in modo da evitare un surplus dell’alimento e l’inutile morte dell’animale. 

Massimiliano Gatti è il compagno di Emilia Sacco, la responsabile dell’intera comunicazione dell’azienda Carni pregiate (https://carnipregiate.it/). Emilia ha creato un sito efficiente quanto bello, dove si ha la possibilità di conoscere nei minimi dettagli il prodotto che si acquista e la filosofia produttiva che regola il loro lavoro. È ben chiarito che del bisonte, proprio all’uso italiano del maiale, non si butta via nulla. Il grasso dell’animale viene usato, con ottimi risultati, per prodotti cosmetici. A riguardo Emilia e Massimiliano ci raccontano, con grande soddisfazione e allegria, della delicata efficacia del sapone che hanno creato. La figlia di alcuni loro amici, riportava irritazioni della pelle dovuta ai pannolini, dopo diversi e inutili tentativi di risolvere il problema, hanno utilizzato il sapone nato dal grasso del bisonte e sono riusciti, una volta per tutte, ad eliminare gli arrossamenti della piccola.  Questo è solo l’inizio del lavoro nell’ambito cosmetico, presto si avranno nuove sorprese. 

Oltre al grasso viene impiegata anche la pelle del bisonte e sfruttata appunto per oggetti di pelletteria quali scarpe, cinture o bracciali. Il manto che durante l’estate perdono, viene raccolto e lavorato per diventare della morbidissima lana.

I racconti che Emilia e Massimiliano fanno dell’allevamento sono intensi e danno alla mandria un connotato prettamente umano. Questi grandi e iracondi animali, che caricano l’uomo e chiunque tenti di avvicinarsi, fanno paradossalmente e veramente parte della famiglia che li alleva. Tutti hanno un bisonte preferito o forse uno che temono, anche il padre di Massimiliano ha il suo, quando entra nel loro recinto lui lo protegge dagli altri componenti della mandria, lo riconosce come amico, come fratello. 

Non mancano i capi branco che portano caos e agitano gli altri membri. Qualcuno, ma sono pochissimi, cerca di scappare dal recinto saltando, è incredibile come questi bestioni riescano a balzare in alto e a correre molto veloce. Insomma creature affascinanti quanto temibili. 

La protezione che viene data agli animali è completa e nonostante i vari tentativi di altri allevatori di rubare un bisonte non siano mai andati in porto, sicuramente hanno traumatizzato uno degli animali, è di una lei che si tratta.

Insieme alle femmine più sensibili del gruppo ci sono anche quelle più scontrose e dispettose, ma tutte allo stesso modo sono attaccate al proprio vitello e quando una di loro perse suo figlio rimase per giorni in un angolo a versar lacrime disperatamente. 

 

Per i nativi americani, il bisonte era ed è un animale sacro, nel periodo in cui rischiarono l’estinzione, la popolazione indios piangeva proprio come i bisonti si affliggono per i loro morti. Nell’animale riponevano le speranze di una buona vita, difatti dalla tanto amata creatura ricavavano carne da mangiare, pelle per i loro vestiti o per coprire le tende. 

Nonostante il bisonte rappresenti uno dei simboli della cultura americana rurale, fin dal Pleistocene era presente anche in Asia e in Europa. 

Intorno al 2012 sono stati rinvenuti nella zona di Corciano reperti fossili appartenuti ai bisonti, pochi anni dopo Massimiliano Gatti ha trovato il modo di far rivivere la loro anima. 

Oggi i suoi bisonti  calpestano la terra che ha visto, migliaia di anni fa, la presenza dei loro antenati che ad ogni tormenta tornano a far visita alla loro stirpe. Forse è per questo che i bisonti umbri sperano nella tempesta.