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La città dei morti, la Necropoli del Crocifisso del Tufo, sorge ai piedi di Orvieto e di Orvieto ci racconta il passato. Deve il suo nome al crocifisso scolpito nel tufo rinvenuto all’interno di una cappella rupestre. Quella stessa roccia che ha permesso la costruzione del cimitero etrusco e della città di cui fa parte.

Di origini etrusche, risalente al VIII secolo e in uso all’incirca fino al III secolo a.C., questo luogo sepolcrale conserva il fascino mistico di un villaggio per sole anime. Piccole case, le une vicine alle altre, circondate da strette vie dove celebrare il solstizio d’inverno, intonando e ballando canti in una lingua divina che l’orecchio umano non può comprendere.

Le tombe sono all’incirca trecento e appartengono agli abitanti di Velzna, l’antica Orvieto, una delle ultime città a resistere alla forza dei romani.

Nel breve estratto del programma di Rai5 Tutti Frutti, Lara Anniboletti, direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Orvieto, definisce queste tombe “parlanti”. Mi Aveles Sipanas recita l’incisione sull’architrave di una tomba. Il Mi, pronome possessivo con il verbo essere sottinteso, permette alla tomba stessa di parlare con noi e di svelare a chi appartiene. 

Proprio il Museo Archeologico Nazionale di Orvieto conserva i reperti ritrovati all’interno dei sepolcri, come ad esempio lo splendido vaso per contenere acqua in ceramica calcidese a figure nere databile intorno al 530 a.C., l’attingitoio, Kyathos, in ceramica ateniese a figure nere del 520-500 a.C. e la bellissima anfora attica a figure nere ritrovata nella Tomba del Guerriero. 

I vasi recuperati sono indice di un rapporto commerciale molto stretto con la Grecia del tempo e le incisioni sulle tombe, che riportano il nome di famiglie straniere, mettono in risalto lo spirito cosmopolita della città. 

Il corredo funerario, come anche la grandezza della tomba, è d’aiuto per identificare la classe sociale del cittadino e, in questo caso, si è riscontrato uno status di benessere comune. 

La distinzione fra il sepolcro maschile e femminile era evidente dal corredo, all’uomo le armi, alla donna la cucina. Infatti la donna portava con sé nell’altra vita orecchini, utensili legati al focolare domestico ma anche vasi greci che contenevano profumi e fermacarte in oro. Mentre l’uomo veniva accompagnato da armature e lance. 

Questi ritrovamenti sono dei regali della terra, capaci di raccontare il passato di un popolo incredibilmente antico. Molto probabilmente futuri scavi sapranno rivelare ancora di più e, grazie a essi, scopriremo tante nuove e suggestive storie. 

Necropoli del Crocifisso del Tufo incisioni