ATTENZIONE: questo articolo contiene molti ricordi personali!
Se dicembre con il Natale, è il periodo del “ritorno in famiglia” allora per questo articolo tornerò anch’io con la mente e con il cuore al mio borgo familiare: Corciano.
Proverò a parlarvi di questo luogo in modo oggettivo, ma già so che fallirò. Vi è mai capitato di tornare in un luogo d’infanzia che si è conservato intatto nella memoria e nell’aspetto? Tutto riaffiora, i colori, gli odori, le risate e anche i pianti. Ecco, quando passeggio per le vie di Corciano inevitabilmente torno bambina. Sono troppo di parte, lo so, ma lasciate che vi dia un altro punto di vista di questo paese, non solo turistico, ma soprattutto quello di una bambina che ha avuto la fortuna di crescere e andare a scuola tra le mura storiche di un borgo che oggi è tra i più belli d’Italia.
La mattina arrivavo con il pulmino perché abitavo a Castelvieto una frazione del comune di Corciano. Appena si entrava nel paese c’era ad accoglierti la stessa e immacolata immagine ovvero il Torrione costruito nel 1482 come struttura difensiva di Corciano e l’adiacente Porta Santa Maria, la sola tra le due antiche porte della città ancora esistente. La torre è stata adibita a spazio espositivo dal 2015 ed è suddivisa in tre piccoli ambienti: la “Sala dei Massari”, la “Sala delle Bertesche” e la “Sala della Chiave” dove è custodita l’antica chiave di accesso alla città. Ma il museo quando io arrivavo con il pulmino ancora non c’era, il mio sguardo si fermava tutte le mattine su quella struttura in ferro che pendeva austera dal Torrione. Quella specie di gabbia ferrosa che mi faceva paura e allo stesso tempo intrigava. A che cosa serviva? e allora iniziavo a fantasticare sul come poteva essere stata utilizzata: che fosse stata una gabbia per uccelli, certo dovevano essere pennuti belli grossi perché le maglie della gabbia sono larghe. O magari serviva per delle grosse fiaccole che illuminavano il paese quando ancora non c’era l’elettricità. In fondo era alta circa un metro e non tanto larga. Scoprì solo alcuni anni dopo, durante la rievocazione storica dell’Agosto Corcianese, che quella gabbia era per i condannati a morte durante il medioevo.

Il pulmino ci lasciava poco dopo dove c’è la fermata degli autobus lungo via del Cornaletto e da lì salivamo una scalinata che finiva di fronte alla piazza principale: Piazza dei caduti dove a destra si trova il Comune ma all’epoca sapevo solo che lì si trovava la bellissima biblioteca “Gianni Rodari” dove le maestre ci portavano spesso e che attualmente è ubicata a San Mariano (PG). A sinistra c’era il bar e lo storico forno. Ed ecco che torna in bocca il sapore della pizza al pomodoro che quasi ogni mattina passavo a comprare, non appena aprivo la porta d’ingresso del forno un odore forte e dolce riempiva i miei polmoni. Quell’odore potrei riconoscerlo ancora oggi. Comunque, infilata la pizza nello zaino ci dirigevamo verso scuola passando per la via principale del centro storico Corso Cardinale Rotelli che la ricordo piena di voci e di presenze soprattutto quelle dei gatti, erano tanti e ovunque. Ci venivano alle caviglie sperando di avere un po’ di quella profumata pizza. Proseguendo si arrivava alla piazza Coragino, tra via della Corgna e via della Torre, dove c’è lui: il Pozzo del XVI sec. con lo stemma comunale.

Noi prendevamo via della Corgna che ci portava all’istituto scolastico Benedetto Bonfigli e da lì all’uscita di scuola ripercorrevamo il viale lungo le mura che ci riportava al pulmino. Un percorso che a quell’età non valorizzi con la dovuta attenzione perché hai altre cose da adolescenti a cui pensare ma anni dopo, oltre ad aver scoperto tutta una parte di Corciano che ignoravo ho capito anche quanto verde e quanta bellezza riempiva i nostri occhi ogni mattina durante quel tragitto. Si camminava tra mura storiche senza traffico, senza fastidiosi rumori, senza urlare, senza paura, ci si sedeva ai giardinetti per ore senza fare niente eppure il tempo sembrava non bastare mai.
La pietra calcarea e il travertino, i vicoli sormontati di archi, i balconi fioriti, il dedalo di viuzze con scalinate a salire e a scendere, erano tutte cose che ignoravo, anche perché quando io percorrevo Corciano con lo zaino in spalla era una Corciano diversa, ancora i lavori di riqualificazione e di valorizzazione non erano terminati, si presentava meno bianca e solenne rispetto ad oggi e non era ancora uno dei borghi più belli d’Italia ma lo era di sicuro per me.
Un giorno le maestre ci portarono a visitare il Museo della Casa Contadina, è incredibile come io ricordi quasi ogni singolo oggetto esposto, questo museo ospita una rigorosa ricostruzione di una tipica abitazione corcianese del periodo preindustriale con oggetti, utensili e mobili originali dell’epoca.

Qualche anno dopo partecipai ad un matrimonio che venne celebrato nella Chiesa Santa Maria Assunta risalente al XII sec. Durante la celebrazione ricordo i miei occhi alzarsi ripetutamente verso un’opera d’arte che si ergeva al centro dell’abside. I suoi colori e quei putti “strani” avevano qualcosa di eccezionale, solo quando diedi all’università l’esame in storia dell’arte scoprì che quell’opera che mi aveva tanto attratta era un capolavoro di Pietro Vannucci detto Il Perugino ovvero la tavola dell’Assunta (1513). L’artista mostra l’Assunzione della Vergine entro una mandorla tra angeli oranti, musicanti, cherubini e serafini, in basso si trovano gli apostoli staccati dal gruppo superiore e immersi nel dolce paesaggio collinare che sfuma in lontananza. Il Perugino ricevette 100 fiorini e si impegnò ad eseguire il dipinto nell’arco di otto mesi. La Pala risale alla fase tarda della produzione del Perugino e risente dell’influenza della pittura leonardesca. I colori cangianti, l’uso dell’oro, la cura del dettaglio e l’eleganza delle figure rendono il dipinto un’opera di grande pregio.

Questa Chiesa conserva un altro capolavoro il Gonfalone della Peste, raffigurante la Madonna della Misericordia che protegge sotto il suo mantello gli abitanti del castello ed il castello stesso. Fu fatto da Benedetto Bonfigli nel 1472 per la chiesa di Sant’Agostino e fu poi trasferito in questa chiesa nel 1879. Nel gonfalone è riprodotta, in basso, la cittadina di Corciano, quest’ultima colpisce per l’attenzione con la quale l’artista ha riprodotto l’antico castello, molto simile al paese attuale. Il Gonfalone originale è conservato presso la Galleria Nazionale dell’Umbria quella presente in chiesa è una perfetta riproduzione. A proposito di antico Castello, non è facile risalire alle origini di Corciano in quanto non ci sono esatte documentazioni storiche ma il castello è stato fatto risalire a origini etrusco-romane in quanto sono stati ritrovati alcuni resti nella parte alta del borgo e una necropoli etrusca nelle vicinanze.

Altri monumenti meritano una visita come la chiesa ed il convento di Sant’Agostino che rappresentano uno dei più importanti luoghi di culto agostiniani esistenti in Umbria, la Chiesa di San Cristoforo che ospita il Museo di Arte Sacra, il Palazzo Municipale di Corciano del XVI sec. e poi c’è la passeggiata, di un romanticismo unico soprattutto nell’ora del tramonto, dove l’arancione colpisce e si riflette sul bianco dell’anello murario, qui si può godere di un vastissimo panorama che, valorizzato dal vicino e verdeggiante Monte Malbe, spazia dal Monte Amiata fino a Todi, estendendosi dal Trasimeno ai Monti Tezio ed Acuto.
Per quanto riguarda le origini del nome, storici perugini, tra i quali il Ciatti, fanno risalire l’origine a Ciano Razzeano, figlio di Giano, fondatore, quest’ultimo, di Perugia. Secondo la leggenda, contenuta nel Codice Vaticano 4834, Corciano fu edificata da Coragino, compagno di viaggio di Ulisse. La tradizione popolare, ormai consolidatasi, vuole che il nome Corciano significhi semplicemente “cuore di Giano”.

Altri monumenti meritano una visita come la chiesa ed il convento di Sant’Agostino che rappresentano uno dei più importanti luoghi di culto agostiniani esistenti in Umbria, la Chiesa di San Cristoforo che ospita il Museo di Arte Sacra, il Palazzo Municipale di Corciano del XVI sec. e poi c’è la passeggiata, di un romanticismo unico soprattutto nell’ora del tramonto, dove l’arancione colpisce e si riflette sul bianco dell’anello murario, qui si può godere di un vastissimo panorama che, valorizzato dal vicino e verdeggiante Monte Malbe, spazia dal Monte Amiata fino a Todi, estendendosi dal Trasimeno ai Monti Tezio ed Acuto.
Per quanto riguarda le origini del nome, storici perugini, tra i quali il Ciatti, fanno risalire l’origine a Ciano Razzeano, figlio di Giano, fondatore, quest’ultimo, di Perugia. Secondo la leggenda, contenuta nel Codice Vaticano 4834, Corciano fu edificata da Coragino, compagno di viaggio di Ulisse. La tradizione popolare, ormai consolidatasi, vuole che il nome Corciano significhi semplicemente “cuore di Giano”.
