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Le colline umbre, i suoi monasteri, persino i carteggi di famiglia di alcune ville antiche, dimenticati in cantina o in vecchi cassetti, hanno da raccontare mille e mille aneddoti. È il caso per esempio della vera grande storia di una principessa, che tale non divenne mai, conosciuta ai più con il solo nome di Thadea.

Oggi la sua storia è nota, grazie all’incredibile lavoro di ricerca di Andrea Margaritelli, presidente della Fondazione Guglielmo Giordano, ma per secoli è rimasta celata fra le righe di antiche lettere.

Un tempo infatti la sorte della maggior parte delle giovani donne veniva decisa da uomini di potere, fratelli e padri di famiglia, senza alcuna possibilità di ribellione, perché come avrebbe potuto una donna rispettabile mantenersi da sola?

È quello che è accaduto a questa ragazza, che per tutta la vita ha lottato per veder riconosciuta la propria storia, per soddisfare semplicemente il diritto all’identità che ognuno di noi ha ma che un tempo, e forse anche oggi, a molti veniva completamente o parzialmente negato.

Carlo V e Orsolina della Penna: una passione

Orsolina della Penna

Questa storia comincia realmente nei primi anni del ‘500, secolo d’arte splendente, cambiamenti religiosi impetuosi e guerre tumultuose.

Inizia con un viaggio, al quale la giovane Orsolina della Penna, “la bella perusina”,viene costretta dall’allora gelosissimo marito Valentino de Cancellieri.

Orsolina, come suggerito anche dal soprannome che le aveva conferito la nobiltà perugina, era una ragazza molto avvenente ed esuberante, caratteristiche che decisamente non rassicuravano il consorte.

Per questo motivo, dovendo effettuare un viaggio di lavoro alla corte di Bruxelles, aveva non troppo delicatamente invitato la moglie a seguirlo.

Caso vuole però che la fortuna non arrida per nulla al de Cancellieri che arrivando nelle Fiandre muore per un malanno.

Era in realtà sorte comune. Ogni viaggio in passato veniva benedetto perché i pericoli dei lunghi tragitti erano così tanti da rendere molto più probabile una dipartita dei viaggiatori che un loro sicuro ritorno.

Ad ogni modo la bellissima Orsolina si ritrovò vedova e sola a Bruxelles, a piangere più che il marito, al quale si era unita in matrimonio per scelta della famiglia, la propria condizione.

Fu la base perfetta per l’incontro passionale, anche se breve, fra la ragazza e uno degli uomini più potenti di tutta la storia occidentale: Carlo V d’Asburgo.

Il giovane Imperatore

Se Orsolina era bella, anche Carlo non era da meno. Tiziano nel suo Ritratto di Carlo V con il cane (1530) lo rappresenta alto, magro, dal portamento aristocratico e piglio sicuro di sé.  Ad appena 22 anni, quando incontrò Orsolina, non doveva essere molto diverso.

Dopotutto era stato incoronato da pochi anni, nel 1520, Re dei romani ad Aquisgrana. Era certamente uno degli uomini più potenti del mondo e probabilmente uno fra i più colti.

Certamente doveva esercitare un certo fascino su tutta la componente femminile delle sue corti, sparse un po’ ovunque nell’impero.

L’incontro fra la bella vedova perugina e Carlo avviene alla corte di Bruxelles. Sembra quasi di vederli: due ragazzi, ben vestiti secondo la moda del tempo, una di nero, l’altro con stoffe variopinte e pregiate, che si guardano e, semplicemente, si piacciono.

I due non parlavano la stessa lingua: Orsolina era di lingua italiana, Carlo, allora, parlava principalmente francese.

Eppure trovano il modo di intendersi, di flirtare e poi di intessere una vera e propria relazione amorosa. Così, nella primavera del 1522, la ragazza scopre di aspettare una bambina: proprio la protagonista di questa storia, Thadea.

Nascita e infanzia di una quasi principessa

La nascita di Thadea

Nel XVI secolo passioni così irregolari, per le regole dell’epoca, non potevano avere una lunga e soddisfacente durata. Dovevano finire, per il vociare della gente, o in questo caso, soprattutto per nascondere una bambina.

Per queste motivazioni nel 1522, dopo aver scoperto la gravidanza, Orsolina torna in Italia. Un’altra volta, anche per lei, i toni autoritari della componente maschile della famiglia, i tre fratelli, decidono della sua vita. Deve sedare le voci, di fatto molto reali, sulla sua relazione con l’imperatore.

Carlo V non la abbandona: la protegge facendola scortare fino a Bologna, dove nella casa di Pirro ed Ercole Malvezzi, in segreto, mette al mondo una bambina in data 23 gennaio 1523.

L’infanzia di Thadea

Non c’è molta scelta per una bambina nata da un rapporto illegittimo, nel XVI secolo: un rapporto aggravato non solo dall’extraconiugalità, ma anche dallo stato vedovile che ancora avrebbe dovuto rispettare Orsolina alla morte del marito.

Il destino per Thadea è segnato. Crescere nella sicurezza, e nel segreto, delle mura di un monastero.

Ad affiancarla non è la madre, che deve tornare, subito dopo il parto, a Perugia. La cresce solo una nutrice fidatissima, messa a disposizione da Carlo V, conosciuta con il nome di Giovanna di Borgogna.

Il convento scelto per la giovinezza della principessa è ancora oggi visitabile ed intatto e si trova tra le colline fra Perugia e Todi, nelle vicinanze di Collazzone. E’ l’abbazia benedettina di San Lorenzo, collocata sulla cima di un’altura chiamata di San Giovanni.

Visitando il monastero si può facilmente fantasticare, immergendosi nell’atmosfera che probabilmente, con qualche piccola diversità, accompagnò l’educazione della piccola Thadea.

L’incoronazione di Carlo V e la scoperta delle radici nobiliari

Nel 1530, precisamente il 24 febbraio, giorno del suo compleanno, Carlo V fu incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero.

Di fatto non era la sua prima incoronazione. Un solo elemento rende questo avvenimento differente dagli altri; il desiderio del futuro imperatore di incontrare la propria figlia.

Thadea era cresciuta ignara delle proprie origini, nella sicurezza di mura spesse, fra le monache e poche altre persone. Nulla del mondo le era noto, a parte la purezza del dio insegnatole dalle suore e la campagna umbra del tempo.

È nel 1530 che la sua vita cambia per sempre. Carlo V infatti, essendo sufficientemente vicino alla collocazione della bambina, prima della sua incoronazione a Bologna, la fa andare a prendere a San Lorenzo per condurla a sé in città, in parziale segretezza.

Non si sanno le ragioni di questo gesto: l’impulso, fortemente umano, di un padre di conoscere dal vivo una delle sue figlie illegittime mai vista di persona? Oppure l’atto di possesso di un uomo che aveva tutto? Forse entrambi.

Fatto sta che ad appena 7 anni, senza aver mai visto il mondo, la bambina viene trascinata da possenti uomini a cavallo a Bologna, per incontrare il proprio padre. Nemmeno Orsolina viene avvisata di questo avvenimento eccezionale.

Si può solo immaginare la paura di una bimba così piccola, fino ad allora vissuta nell’ingenuità: paura ancora maggiore se si pensa alle difficoltà che un viaggio, come già riferito, comportava al tempo e alla magnificenza della corte di Carlo V, uomo potente, nel quale la bimba scopre il padre.

Relativamente a questo incontro vi è un aneddoto controverso, che però va collocato nella cultura e negli usi del tempo, per quanto barbari possano sembrare.

In passato non esistevano garanzie di paternità. Non vi erano test genetici ed i documenti erano facilmente contraffattibili. Per Carlo V l’unica garanzia di paternità e segretezza, per 7 anni, era stata Giovanna di Borgogna, la nutrice, ma a suo parere era necessario tutelare maggiormente i propri interessi e forse anche quelli di Thadea.

Per garantire il riconoscimento della bambina nel tempo come propria figlia le fa così tatuare sotto il ginocchio il trigramma IHS, abbreviazione di ΙΗΣΟΥΣ cioè “Iesous”, Gesù, in lingua greca antica e caratteri maiuscoli.

Conoscendo la restante parte della storia, in realtà, tale gesto non ebbe gli effetti sperati.

Thadea in età adulta: la ricerca della verità

Il matrimonio con Simbaldo dei Coppeschi

La vita di Thadea continua tranquilla e semplice, a parte un nuovo incontro con il padre nel 1532, fino al 1536.

La ragazza ha 13 anni quando i fratelli della madre, Orsolina, vengono a conoscenza della sua esistenza e le conseguenze si fanno sentire immediatamente.

Nello stesso anno i suoi zii, mossi probabilmente da ragioni sociali, costringono anche Thadea a sposarsi per interesse con Sinbaldo dei Coppeschi, giovane componente di una famiglia in grande ascesa a Montefalco: la casata de’ Cuppis.

Tra XV e XVI secolo infatti i de’Cuppis avevano fatto un grande balzo di notorietà, diventando influenti e noti a Roma, soprattutto grazie a Bernardino de’ Cuppis, in stretto rapporto con la famiglia della Rovere.

Il matrimonio fra Thadea e Sinbaldo viene combinato esclusivamente dai della Penna, all’insaputa di Carlo V. Questo comportamento genererà l’ira dell’imperatore, che dopo il matrimonio della ragazza scriverà numerose lettere ad Orsolina per interessarsi dei rapporti della figlia con i de’Cuppis, strettissimi sostenitori del Papa.

La solitudine e la lotta per la verità

La vita matrimoniale di Thadea, trascorsa fra Montefalco e Piazza Navona a Roma, non dura molto. Sinbaldo muore quasi contemporaneamente alla madre. Alcune testimonianze suggeriscono poi che Orsolina sia stata avvelenata dai fratelli. Viene da chiedersi eventualmente perché. Per gli stretti rapporti che continuava a mantenere con l’imperatore? Purtroppo non è dato saperlo.

Fatto sta che ad appena 27 anni, come era accaduto alla madre Orsolina, Thadea si ritrova sola, vedova, e quindi costretta a nascondersi e ritirarsi a vita privatissima a Roma. Fortunatamente per qualche anno, ed indirettamente, non la abbandona il padre.

Carlo V intesse un nuovo intrigo e le invia un suo emissario segreto, un frate domenicano di nome Pedro: un figuro piuttosto misterioso che non sarà totalmente leale all’imperatore.

Frate Pedro permette a figlia e padre di comunicare fino alla morte del grande sovrano. Questa purtroppo avviene nel 1558 a Yuste, probabilmente per colpa della malaria.

Come già detto, frate Pedro era un personaggio ambiguo, e alla morte dell’imperatore non riesce a tenere per sé il segreto della vera origine di Thadea che così viene almeno liberata dal proprio riserbo alla perdita di tutti gli affetti più stretti.

Dal 1561 la ormai donna inizia a raccogliere testimonianze sulle proprie origini, in un vero e proprio viaggio nell’identità, difficoltosissimo a quel tempo.

Simbolo della lotta di questa giovane per il proprio riconoscimento è un accoratissima lettera inviata nel 1562 al nuovo Re Filippo II. Thadea prega di essere riconosciuta, non per desiderio di potere ma per amore della verità e forse anche perché era una donna sola.

Quella lettera è rimasta nell’archivio di Simancas in Spagna, di fatto nascosta, fino ad un giorno molto particolare e fortunato per un altro noto personaggio umbro, ma dei nostri giorni: Andrea Margaritelli.

Da pochissimi anni la storia, per nulla fortunata, di Thadea è stata da lui ricostruita con dovizia di particolari in un libro, “Thadea, la figlia segreta di Carlo V”. Un racconto emozionante, da leggere tutto d’un fiato, magari sorseggiando lo spumante brut rosato creato, in memoria di questa storia, nelle cantine di proprietà della famiglia dell’autore: le cantine Margaritelli.

Thadea è uno spumante prodotto da uve Sangiovese, biologico, molto femminile non solo per il colore rosa antico, ma anche per il perlage fine e vivace ed il complesso bouquet.

Un modo piacevole ed attualissimo per ricordare e rendere omaggio a una bambina e ad una donna che a causa delle norme del tempo non poté semplicemente vedere riconosciuta la propria identità di figlia.

Come possibile, gli umbri la ricordano e riconoscono oggi.