Il castello sorto per difendere la vicina abbazia di san Pietro in Valle fu probabilmente dimora dei Catari in fuga dalle persecuzioni.
I paesi fantasma hanno da sempre un fascino particolare nell’immaginario collettivo. Da tempo immemore questi luoghi misteriosi avvolgono e custodiscono segreti che la storia ha visto sparire con gli abitanti che li animavano. Uno dei più belli e meglio conservati dell’Umbria è senza dubbio Umbriano, sito nel Comune di Ferentillo a sua volta noto alla cronaca nazionale per il famoso caso delle mummie e del museo a loro dedicato.

LA STORIA
La costruzione di questo castello, alle pendici del monte Sant’Angelo, risale circa all’890 d.C. Nato per fornire protezione dalle incursioni dei Saraceni alla vicina abbazia di San Pietro in Valle, era ubicato proprio lungo una delle vie di comunicazione principali verso Roma: la via Francigena.
Nel corso dei secoli il borgo fortificato ebbe diversi cambiamenti di proprietà, passando dall’Abate di San Pietro in Valle, alla città di Spoleto, a varie famiglie nobiliari tra cui i Cybo Malaspina della vicina Ferentillo, fino ad entrare in possesso dello stesso Comune di Ferentillo nel 1860.
A causa dell’isolamento, della scomoda collocazione geografica e della scarsità di collegamenti, Umbriano ha perso nel tempo i suoi abitanti con un continuo spopolamento che lo ha condotto, negli anni successivi al secondo conflitto mondiale a rimanere completamente disabitato dal 1950 circa.

L’ESPLORAZIONE
Il castello è raggiungibile solo dopo una trentina di minuti di cammino, essendo inavvicinabile con mezzi a motore a causa della stretta e dissestata via d’accesso.
Si può iniziare l’esplorazione del paese lasciando l’auto nella vicina frazione di Colleponte e percorrendo il sentiero sterrato che si immerge nei boschi, ben indicato dalla segnaletica locale. Dopo circa due chilometri di cammino in salita, si giunge finalmente ad Umbriano che si apre alla vista del visitatore con le prime case diroccate, completamente avvolte dall’edera e da altri rampicanti. Nelle immediate vicinanze di questi ruderi troviamo quel che resta delle antiche mura difensive.
Umbriano oggi si mostra carico del suo fascino originale, avvolto nella fitta vegetazione e cadente in rovina, consentendo un’esplorazione indisturbata in un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato.
La visita ad Umbriano è un’esperienza unica nel suo genere. Permette di immergersi nella storia, respirarla ad ogni passo. Lascia vivere le emozioni e le sensazioni che erano proprie di coloro che un tempo vivano questo luogo magico immerso nella natura. Procedendo lungo i sentieri del castello si incontrano case in rovina, la maggior parte delle quali prive di tetti, ma in cui si possono ancora osservare i camini, gli abbeveratoi e le vecchie stalle. Giunti al centro del paese, possiamo ammirare quel che resta della chiesa all’interno della quale sono ancora visibili frammenti di affreschi dell’epoca, opera dello Spagna, tra cui due ben identificabili, San Sebastiano e Crocifissione con l’Eterno.
L’ossario aperto sul pavimento lascia in vista i resti umani di quelli che furono gli abitanti della zona, sepolti, come si usava al tempo, nella cripta sotterranea della chiesa stessa.
Ultima meraviglia del castello è la torre di guardia che domina tutto l’abitato e la valle stessa e dalla cui finestrella è visibile l’abbazia di San Pietro in Valle, che da questa posizione poteva essere facilmente controllata e difesa.

TRA STORIA E LEGGENDA
Dove finisce la storia inizia la leggenda. Alcuni studiosi ritengono che Umbriano fosse la residenza di gruppi di Catari giunti in Valnerina dall’Italia settentrionale e dalla Francia a seguito delle persecuzioni subite dalla Chiesa Cattolica. Questa credenza, unita alle diverse testimonianze di presenza dei Templari nei vicini castelli di San Mamiliano e di Ferentillo, inseriscono di diritto Umbriano tra i luoghi magici e carichi di mistero della Valnerina fiore all’occhiello dell’Umbria per la sua natura incontaminata, ma anche per i segreti e i misteri storici che sembra ancora celare gelosamente.