La graziosa chiesa di San Biagio si trova al centro di un antico crocevia di pellegrini e viandanti. Ci troviamo molto vicini al centro storico di Macerino, una piccola frazione di Acquasparta, in provincia di Terni. La chiesa è collocata all’interno del Castello ed è poggiata sull’antico maschio della cinta muraria secolare. Ripercorrendo brevemente la storia dei documenti, dalle fonti se ne parla ancora prima dell’anno 1000, risultando soggetta alla chiesa di San Giovanni Battista di Sangemini. Successivamente nel 1093 divenne pievania ed ebbe il fonte battesimale contemporaneamente alla basilica molto più conosciuta di Santa Cecilia di Acquasparta.

Lo stile architettonico della Chiesa e gli altri
Il complesso religioso custodiva un tempo addirittura 5 altari: uno dedicato a San Biagio, un altro alla Beata Vergine dei sette dolori, uno alla Beata Vergine del Rosario e gli altri due a Santa Lucia e Sant’Antonio abate.
Per quanto riguarda lo stile architettonico, la chiesa si presenta con la facciata a coronamento piano e due portali architravati. Resta uno dei pochi esempi di due navate, tipologia architettonica assai rara in Umbria.
Sopra ai portali si aprono altrettanto oculi, uno circolare e l’altro ellittico. Il terzo portale immette nel campanile a pianta quadrata, con quattro fornici e all’interno tre campane. Le navate, divise da due colonne e due semicolonne, hanno la funzione di sostenere tre arcate a tutto sesto.
Nella chiesa erano conservati il SS Sacramento, la fonte battesimale, i confessionali ed il pulpito, in cui erano tenute le prediche al tempo della quaresima, con onorario per i predicatori di 10 scudi erogati dalla comunità.
Nella controfacciata, in una teca troviamo una preziosa veste che apparteneva in origine alla Madonna dei sette dolori a cui era dedicato uno dei cinque altari antichi. Nella navata sinistra vi sono un dipinto che ritrae la Santa Siracusana tra San Francesco d’Assisi e Santa Maria Maddalena, in alto due angeli in adorazione dello Spirito Santo sotto forma di Colomba. In un altro appare Sant’Antonio abate fra San Carlo Borromeo e San Luigi IX dei francesi. In alto in gloria San Giuseppe con il giglio.
Il fulcro e la parte più interessante stanno nella narrazione che si trova nel catino dell’abside dove viene rappresentata l’iconografia del martirio di San Biagio, databile al XVII secolo. Ma il fulcro della narrazione si trova nel catino dell’abside dove viene rappresentata l’iconografia del martirio di San Biagio, databile al XVII secolo.

L’importanza iconografica della rappresentazione di San Biagio
Il complesso religioso testimonia il forte culto presente in queste zone per San Biagio. Il santo occupò la sedia episcopale di Sebaste in Armenia e morì decapitato nel 316 d.C. durante la sanguinosa ripercussione dell’imperatore Licinio dopo essere stato torturato con pettini di ferro utilizzati dai cardatori.
Tuttavia il suo culto ebbe inizio nel VIII secolo e il suo nome di origine latina significa “balbuziente”. La leggenda narra che salvò dal soffocamento un bambino che aveva ingoiato odiato una lisca di pesce. Come vediamo anche all’interno della chiesa di Macerino, la figura devozionale viene ritratta in abiti vescovili e ha come attributo iconografico la palma, proprio lo strumento del suo martirio, o le candele che furono portate durante la prigionia dalla madre del bambino che aveva salvato.
