“Perpetua et firma libertas” era il motto della Repubblica di Cospaia, il microstato, diventato autonomo per un errore di tracciamento dei confini, che finì per trasformarsi in un ricettacolo di banditi.
Il grande professore di storia medievale, Alessandro Barbero, nel podcast “Chiedilo a Barbero” cita proprio la piccola e indipendente, ribelle e autogestita repubblica: “Cospaia è un paesino dell’Umbria, una frazione del comune di San Giustino in provincia di Perugia e per alcuni secoli, dalla metà del 400 fino all’inizio dell’800, non ubbidiva a nessuno. Questo paesino si governava da solo e non prendeva ordini degli stati confinanti”.

Quando Papa Eugenio IV cedette il territorio di San Sepolcro alla Repubblica di Firenze, rimase scoperta proprio la zona del borgo di cui i fiorentini non presero possesso.
Il malinteso si creò per via del torrente, il Rio, che doveva segnare la demarcazione del territorio. I delegati della repubblica fiorentina non conoscevano l’esistenza di un omonimo corso d’acqua e considerarono la delimitazione “del Rio” più a nord invece di quello più a sud.
Ecco allora che i vivaci e lungimiranti cittadini di Cospaia, consapevoli della terra nullius che si andò a creare, si proclamarono indipendenti e istituirono la loro repubblica, riconosciuta ufficialmente nel 1484.
Il sistema di autogoverno portò al non dover pagare tasse a nessuno e alla formazione di un fiero animo cittadino, rappresentato dalla bandiera con sopra raffigurati due pesci e la pianta del tabacco, difatti l’economia del paese ruotava proprio attorno alle pianta della nicotina.
Fuori dai diktat del tempo proseguirono la loro vita, con a capo della repubblica, ma solo per una questione organizzativa, il Consiglio degli anziani e dei capi famiglia che nella chiesa dell’Annunziata svolgevano le loro riunioni, insieme al parroco, forse l’unico alfabeta della comunità.
Nel borgo non vennero creati eserciti e né tantomeno carceri, di conseguenza giunsero in questa terra molti uomini che dovevano sfuggire alla legge degli stati limitrofi e l’equilibrio mutò forma.
Come quasi tutte le belle storie, anche questa ha una fine. Alle porte dell’800, in seguito all’arrivo di Napoleone nella penisola, la repubblica venne divisa fra lo Stato della Chiesa e il Granducato di Toscana, ricevendo una moneta d’argento come risarcimento e l’autorizzazione a continuare con la tabacchicoltura.
Il paese splende tuttora e ogni anno, nel mese di giugno, si svolge la Festa della repubblica di Cospaia. In memoria di quella libertà passata, sulla porta d’ingresso della Chiesa parrocchiale, si legge ancora quel vecchio e forte motto latino che significa “Perpetua e sicura libertà”.