Ne sono passati di secoli da quando l’essere umano, per sentirsi al sicuro, spesso si rifugiava nelle caverne, in buie cavità dove creare pitture rupestri, dormire, riposare, mangiare e insomma lasciare il segno del proprio passaggio. Oggi il sottosuolo ai più fa paura, soprattutto quando si parla di sotterranei di una città tranquilla come Perugia. Eppure una gita nel sottosuolo della città può regalare sorprendenti sensazioni, perché la Perugia che oggi si vive e si vede non è tutta quella che c’è. Esiste una speleo-Perugia tutta da esplorare.
Il Gruppo Speleologico CAI Perugia da anni ormai porta con sé turisti, cittadini e curiosi alla scoperta della Perugia che c’è ma non si vede: al massimo la si calpesta. Organizza pochi appuntamenti l’anno per rendere partecipi le persone disposte a provare del segreto sotto l’asfalto, spesso equipaggiandole di un solido e sicuro caschetto.
Così attrezzati si va sotto terra con il Gruppo nato ormai nel lontano 1934, composto da guide giovani e meno giovani, sempre alla ricerca di nuove cavità nella terra, e quindi storie da svelare. Inoltrandosi nel sottosuolo si viene contagiati dal vecchio istinto della caverna scoprendo che il buio può non fare poi così paura come si pensa; non tutto almeno.

La cisterna della “Cittadella” di Porta Sole
Speleo-Perugia può anche voler dire semplicemente “pozzo”. Negli anni i tour del CAI hanno spesso portato i partecipanti a scoprire i molti pozzi e cisterne della città antica e nuova. Il più noto è forse il Pozzo Etrusco , ma ce ne sono molti altri in Centro Storico; il pozzo di Piazza Michelotti, per esempio, o un altro meno noto, una cisterna davanti alla quale probabilmente tutti siamo passati senza però esserne consapevoli.
La cisterna della “Cittadella” di Porta Sole si trova proprio all’interno di un palazzo privato che costeggia la strada che porta al belvedere. Si trova in un punto molto prominente dell’antica città dove nel 1372 – 1375 fu costruita una fortezza difensiva, una “cittadella” appunto, oggi andata distrutta quasi completamente. Quasi perché ne resta una cisterna la quale serviva a raccogliere e conservare l’acqua in caso di assedio. È il pozzo di Palazzo Veracchi Crispolti, visitabile con il CAI solo in occasioni speciali.
Fu un’opera di ingegneria antica sorprendente: una cisterna a doppia camera molto capiente, che purtroppo però non fu mai veramente usata, se non per pochissimi anni. La leggenda racconta che qui fu gettato il corpo senza vita del capitano di ventura Biordo Michelotto.
La Postierla della Conca
Uno dei simboli di Perugia sono le mutevoli e fotogeniche scalette dell’acquedotto, rampa cittadina di costruzione molto recente, contrariamente a quanto si crede. Ospitano però una struttura molto antica, al lato della rampa, che è possibile visitare solo guidati da speleologi esperti e muniti di abbigliamento tecnico e caschetto di sicurezza.
La suddetta struttura è la “Postierla della Conca”, cunicolo lungo e stretto (e più lo si percorre più si stringe), che si insinua fin dentro la collina di Perugia. Per sbucare dove? Proprio alla Fontana Maggiore.
Questa galleria, oggi piena di umidità, in epoca etrusca era percorsa quotidianamente da persone, che entravano da una porta minore dell’antica città, ed era tutta a cielo aperto.
Nel XIII secolo d.C., coperta da detriti e inutilizzabile per i transiti umani frequenti, divenne la struttura di base dell’acquedotto creato appositamente per portare l’acqua dal monte Paciano fino a Piazza IV Novembre, alla nuova Fontana Maggiore.
Oggi del vecchio acquedotto rimane poco: solo il canale di passaggio dei tubi in piombo, che per il pregio del materiale con cui erano costruiti furono negli anni tutti depredati. Ma l’ingresso della cavità sotto la città resta ed è caratterizzato da alcuni elementi interessanti: tra questi un arco a nove cunei in travertino.

Un’altra San Francesco al Prato
San Francesco al Prato è un’altra area di Perugia ben nota ai turisti, dove è possibile trovare il MUSA o l’Auditorium di San Francesco al Prato. Tutto il complesso architettonico di cui fanno parte anche queste importanti strutture si trova sopra una zona chiamata “Campo d’Orto”: un’area che ha un problema di composizione del terreno e sulla quale non si sarebbe dovuto costruire nulla.
La Basilica ad esempio, e l’edificio che ospita l’Accademia di Belle Arti di Perugia, poggiano su un terreno incompressibile, ricco di argilla e falde acquifere. In parole povere un terreno che tende a franare. Dal ‘600, come confermato dalle cronache, si provò a costruire dei canali drenanti per risolvere il problema di inconsistenza del suolo.
L’opera di salvataggio continuò con successo variabile anche nei secoli a venire.
Questi passaggi sotterranei sono rimasti e sono visitabili accompagnati dagli speleologi del CAI. Lo spettacolo che si para di fronte all’esploratore è inatteso: chi si aspetterebbe di trovare proprio sotto San Francesco al Prato delle vere e proprie formazioni calcaree pendenti, cioè stalattiti e stalagmiti?

Quando si esce da queste cavità, terminando il percorso, la prospettiva sulla città di Perugia diventa nettamente diversa.
Sarà per questo che il Gruppo Speleologico CAI Perugia continua a tuffarsi nella nuda terra per trovare e poi far conoscere luoghi bui che non vedono l’ora di essere riilluminati per raccontare le proprie storie.
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Per maggiori informazioni visitare: https://www.facebook.com/gruppospeleo.caiperugia