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Un’altra chicca degna di nota, da visitare, ammirare e piena di storia è Otricoli, in provincia di Terni, con la sua area archeologica Ocriculum, uno dei centri più importanti dell’Italia per le sue dimensioni, lo stato di conservazione e le caratteristiche dei suoi monumenti, oltre che per la ricchezza dei materiali ritrovati durante gli scavi.

L’area archeologica è quella corrispondente all’antico centro di Ocriculum (situato a circa 50 chilometri dal lago di Piediluco) che, sorto dapprima in età preromana sull’altura su cui è ubicato attualmente Otricoli, fu trasferito, probabilmente, in età repubblicana, nella piana sottostante presso una grande ansa del Tevere su cui si sviluppò il porto della città.

I primi scavi regolari, condotti durante il pontificato di Pio VI, portarono l’esplorazione di molti edifici monumentali, coma la Basilica, le Terme e le numerose opere d’arte rinvenute, mosaici, sculture, iscrizioni, furono trasportate ai Musei Vaticani. In particolare un mosaico policromo, ritrovato integro nelle Terme, e la testa colossale di Giove alta 58 centimetri, trasportate a Roma per via fluviale. 

otricoli

La storia di Ocriculum

Alleata di Roma nel 308 a.C., Tito Livo narra che dopo la battaglia di Mevania (Bevagna), rispetto alle tribù umbre sconfitte, agli abitanti di Ocriculum venne formalmente promesso che sarebbero stati accolti tra gli amici di Roma: “Ocriculani sponsione in amicitiam accepti”. Ed è proprio da questo momento in poi che la città iniziò a svolgere una funzione strategica come città di confine tra l’Umbria e la Sabina sia in ambito fluviale, attraverso il cosiddetto “Porto dell’Olio” di origine romana (usato anche per tutta l’età papale), sia in quello terrestre, a seguito della costruzione nel 220 a.C. della via Flaminia.

E la città con le attività commerciali si spostò lungo la riva del Tevere. Ascritta alla tribù Arnensis, divenne municipio e nella suddivisione operata da Augusto venne assegnata alla Regio VI, di cui costituì l’estremo lembo verso la Sabina. In età imperiale ebbe vita fiorente, grazie ad un’economia basata sull’agricoltura, sul commercio e sull’industria figulina, ovvero le famose coppe a rilievo dette “Coppe di Popilio” e le fabbriche di tegole e mattoni di cui si conoscono i bolli, rinvenuti a Roma nel Tevere. Ma anche per le sue bellezze naturali del territorio che la rendevano un luogo adatto per la villeggiatura.

Tito Annio Milone, amico di Cicerone e politico di spicco della metà del I secolo a.C. vi aveva una villa, e Pompea Celerina, la ricchissima suocera di Plinio il Giovane, aveva possedimenti ad Otricoli alla fine del I secolo d.C.. Sempre Livo racconta della battaglia, nel 69 d. C., tra le forze di Vespasiano, futuro Imperatore, e Vitellio, quando Marco Antonio Primo dopo aver radunato le insegne a Carsulae, ed essere passato indenne a Narni, raggiunse Ocriculum e si fermò per festeggiare i Saturnalia. In età dioclezianea entrò poi a far parte della Tuscia et Umbria. La città venne distrutta fra il 569 e il 605 d.C., durante l’invasione longobarda, è da questo periodo, con le successive piene del Tevere, che risale l’abbandono della città bassa a favore di quella sul colle. L’area archeologica attualmente si sviluppa nei pressi del comune di Otricoli.

Il parco archeologico

Visitando il parco si possono vedere le principali strutture della città romana: una cisterna su cui poggia l’Antiquarium, l’area del Foro e della Basilica, le imponenti strutture delle Grandi sostruzioni, il teatro, le terme, un grande Ninfeo, un tratto basolato di via Flaminia su cui si affacciano un monumento funerario rotondo e una fonte pubblica. Le Grandi Sostruzioni sono a destra del percorso principale e rappresentano uno dei monumenti più caratteristici e imponenti di Ocriculum, un complesso  lungo 80 metri ed è costituito da 12 ambienti a volta disposti su due piani.

Costruito per contenere il terreno, in età tardo repubblicana, probabilmente sosteneva un edificio pubblico ed imponente, forse relativo ad un santuario dedicato alla dea Valentia, di cui però non vi è traccia. A destra delle Grandi Sostruzioni, invece, si trova il teatro costituito da una cavea (gradinate) di 79 metri di diametro, divisa orizzontalmente in tre parti, sormontata da due ambulacri e collegata alla galleria tramite alcune aperture. Davanti alla cavea, su una spianata artificiale sorretta da sostruzioni, si trovava la scena (di cui non rimane nulla sul posto) con statue e decorazioni, tra cui probabilmente le due colossali Muse sedute, oggi conservate nella sala a croce dei Musei Vaticani. 

 

Ocriculum AD 168 

Magica e spettacolare è la rievocazione storico-romana, singolare e quasi unica in Umbria, in programma nell’ultimo week-end di maggio, all’interno del Parco archeologico di Otricoli. “Ocriculum AD 168” è una tre giorni dedicata a chi ama rivivere la storia di un tempo, assaggiare i piatti dell’antica Roma e godersi uno spettacolo suggestivo. L’obiettivo della tre giorni è valorizzare l’eredità storica e culturale della cittadina umbra e promuovere il territorio. Anno domini 168 è il tempo dell’imperatore Marco Aurelio, quando Ocriculum era un prospero municipio ai confini di Roma.

E chi ha la possibilità di visitare Otricoli in queste giornate di manifestazione, può vivere la quotidianità della vita di allora ed imbattersi in un cittadino romano o in un legionario che gioca a dadi, in un mercante che cerca di vendere le sue mercanzie o in uno schiavo che con fatica è ai remi di un’imbarcazione al Porto agli ordini del suo padrone. Di scena la vita del municipio ma anche i momenti rievocativi, come i ludi ginnici, i riti, le danze antiche accompagnate da musici e soprattutto la ricostruzione di un intero porto fluviale. All’ingresso del Parco archeologico è possibile cambiare le monete, nei vari stand si possono osservare gli artigiani con i costumi del tempo al lavoro, tra chi produce antiche calzature e chi invece costruisce vasi fatti a mano, si può visitare il mercato tra i profumi e i colori delle tante spezie, molto usate all’epoca, si può assistere al tiro con l’arco, vedere l’esposizione delle pelli conciate nel “campo dei cacciatori”. Nell’anfiteatro poi si susseguono le lotte tra i gladiatori, che vengono intervallati da spiegazioni delle varie tecniche utilizzate e dalla presentazione degli stessi lottatori, e spettacoli con le danzatrici, altra attrazione già apprezzata all’epoca.

Momento clou è, infine, l’apparizione in scena della legione, la Lg XVI “Flavia”, i cui componenti danno vita ad importanti evoluzioni militari e danno onore ai commilitoni caduti durante una suggestiva cerimonia, in cui la parte principale la fa il fiume Tevere, insieme al montaggio di accampamenti, momenti di vita cameratesca, pronti a ricordare che Ocriculum era sulla strada per Roma e lì sono accaduti quasi tutti gli avvenimenti che poi hanno interessato la città “Caput Mundi”. Ovviamente non poteva mancare la gastronomia, con le quattro Tabernae (taverne) romane, dove è possibile degustare piatti e ricette “storiche” e la Locanda dell’Antica Basilica dove, invece, va in scena la tipica e moderna cucina umbra.

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Una menzione spetta anche al Castello Poggio di Otricoli, situato su un’altura a 387 metri sul livello del mare, sotto il monte San Pancrazio (1027 metri), piccolo e delizioso paese, affacciato alla valle del Tevere e all’alta Sabina. Dall’alto del borgo si può dominare con lo sguardo l’intera vallata, andando oltre i confini geografici con il vicino Lazio.

poggio otricoliIl paese rappresenta un tipico esempio di fortificazione con pianta “a nocciolo”, compatto ed è attraversato da due vie principali, intorno alle quali si sviluppa l’intero abitato. Esse sono la via Maestra, che dalla rocca scende fino alla piazza di San Nicola, e la via della Rocca, in cui si trova la cosiddetta Loggia degli innamorati. Noto in passato come Castrum Podii Medii o Poggium Moggii, venne nominato per la prima volta in un documento del 1237, in un atto di vendita del castello esistente ai narnesi Tebalduccio Dorgani e Piergentile.

Nel 1277 Narni accettò la sottomissione dei poggiani, come si evince da documenti del 1371. Ancora nel XVI secolo era soggetto a Narni e al Comune doveva pagare delle tasse, in occasione della festività del patrono san Giovenale ed inviare i suoi uomini in occasione di attività militari. Vi furono poi delle contese con il Comune di Calvi, che cessarono nel 1764 con un atto di transazione ufficiale. Infine, nel 1815, fu annesso ad Otricoli e nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, si svolse un’importante battaglia. 

 

Le giornate medioevali Ma Castrum Podii Medii, nel suo antico nome, è anche rivivere l’atmosfera e le tradizioni medioevali con la quattro giorni che si tiene solitamente a luglio e che quest’anno a causa della pandemia da Covid19 è stata annullata e che apre le proprie porte ai tanti visitatori desiderosi di mettersi sulla macchina del tempo per rivivere la vita quotidiana ai tempi del Medioevo. Durante “Le giornate medioevali” i gruppi di musici dei castelli vicini allietano il borgo con uno spettacolo musicale e coreografico, il tutto arricchito dall’esibizione degli sbandieratori.

In questa occasione gli ospiti entrano dall’unico accesso offerto dalle mura, a ridosso del piccolo castello, e dopo aver barattato il vil denaro di oggi con quello stampato per l’occasione, possono passeggiare per le vie, nelle piazzette, nelle piccole terrazze del borgo animato anche dal mercato e dalle osterie, oltre che imbattersi in duelli in costume ed antichi giochi, nei falconieri ed artigiani intenti al lavoro. Fino a notte inoltrata si vive la magia di un tempo, in un’atmosfera unica ricca di usi e costumi antichi, esibizioni e spettacoli, oltre alla possibilità di confortare “li voti stomaci et de le gole arse” nelle osterie e nei punti più suggestivi dove vengono offerti antipasti, zuppe, arrosti, dolci, biscotti tradizionali, e con i forni che sfornano fino a tardi la focaccia.

Tutto questo grazie alla piccola comunità che ha deciso di mantenere in vita le proprie radici storiche e culturali, puntando sulla conservazione e valorizzazione delle bellezze architettoniche e sulla promozione di un territorio che fa dell’ospitalità un bene da difendere e tramandare.

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