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Di Federica Magro e Cristiana Mapelli 

Sala dopo sala, aneddoti, curiosità e la sorpresa di una nuova attribuzione di un autoritratto a Perugino.

Marzo ha portato con sé un po’ di sole e la tanto attesa mostra “Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo” alla Galleria Nazionale dell’Umbria, in occasione del V centenario dalla morte di Pietro Vannucci. L’esposizione (4 marzo – 11 giugno 2023) si è scoperta al pubblico venerdì 3 marzo e l’intera comunità perugina, e non solo, ha ammirato e lodato un lavoro che sublima il grande pittore umbro. Per i neoplatonici attraverso la bellezza l’anima può ricongiungersi al divino, in questo caso ci si è ricongiunti al divin pittore.

Nel 2023 è dunque arrivato il momento per Perugino di riprendersi il posto d’onore che gli spetta, quello di un pittore che ha creato un linguaggio comune in tutto lo stivale e reso famosa l’Umbria attraverso i suoi dolci paesaggi, che fanno da sfondo a molte delle sue opere. 

Le occasioni per ricordarlo non sono, e non saranno, poche ma la mostra alla GNU è certamente il cuore di tutte le celebrazioni.

Veruska Picchiarelli e Ilaria Borletti Buitoni

Veruska Picchiarelli e Ilaria Borletti Buitoni

Marco Pierini e Andrea Romizi

Marco Pierini e Andrea Romizi

La giornata d’inaugurazione è stata un turbinio di emozioni, scoperte svelate e congiunzioni astrali che gravitano attorno al pittore. Un giorno così importante da sembrare il Met Gala, dove al posto di abiti vistosi, e delle star hollywoodiane, vediamo storici dell’arte e capolavori della pittura a cavallo fra quattrocento e cinquecento. 

Le danze si aprono con la presentazione dell’esposizione da parte dei curatori, Marco Pierini e Veruska Picchiarelli, che possono finalmente mostrare il loro lavoro. Un lavoro corale organizzato come una perfetta e inimitabile sinfonia. Insieme a loro la Presidente del comitato nazionale per il quinto centenario dalla morte di Pietro Vannucci, Ilaria Borletti Buitoni, un’impeccabile  Anna Wintour italiana che spera che il Perugino diventi il miglior influencer dell’anno. 

Non è mancato il sindaco di Perugia Andrea Romizi che, come Pierini ha ricordato, con la Galleria Nazionale dell’Umbria condivide Palazzo dei Priori, infatti si tratta dell’unico museo  italiano ad essere ospitato in un edificio pubblico.

Vittorio Sgarbi

Vittorio Sgarbi

Poi arriva un divo, non del calibro di Perugino s’intende, ma pur sempre una personalità influente, Vittorio Sgarbi. 

Sgarbi racconta aneddoti, tiene una lezione di storia dell’arte e scherza sulle celebrazioni in occasione della nascita e della morte dei pittori. Parlando di uno dei quadri più belli della mostra, Lotta tra amore e castità, rivolge un sorriso sardonico ai curatori, indicando Veruska Picchiarelli quando si parla d’amore e Marco Pierini quando si parla di castità. Per Vittorio Sgarbi la GNU è la pinacoteca migliore d’Italia e Marco Pierini il miglior direttore, lo dice a gran voce e con sincerità, proprio come afferma di non essere un grande estimatore di Petrus Perusinus. 

La mostra

Durante la visita della mostra è impossibile decidere se rincorrere Vittorio Sgarbi, Veruska Picchiarelli o Marco Pierini, vorremmo poter diventare tre persone ed essere contemporaneamente davanti a un quadro o a quell’altro, ascoltando tutte quelle minuzie che sfuggono all’occhio inesperto  

Vittorio Sgarbi e Marco Pierini

Vittorio Sgarbi e Marco Pierini 

L’esposizione è divisa in sette sezioni e già alla prima, Un giovane promettente: Perugino agli esordi da Perugia a Firenze, il direttore svela che nel quadro di Pietro Vannucci, Adorazione dei Magi, il pittore si ritrae al margine sinistro della scena. Il volto è quello di un giovane Perugino con una chiazza rossa sotto l’occhio che testimonia il suo malessere, il lupus. Compiaciuto dalla sua opera, dal gusto fiammingo, il pittore aggiunge un nuovo dettaglio sul lembo della camicia, l’iscrizione <<IO>>. 

Dettaglio – IO – nell’autoritratto di Perugino nel dipinto L’adorazione dei Magi 

Nella seconda sezione, Gli anni ottanta tra Firenze e Roma, si può ammirare il Trittico Galitzin, arrivato a Perugia dalla National Gallery di Washington, un’opera accuratissima dal luminoso paesaggio rievocatore di avventure. 

Alla terza sezione, Il meglio maestro d’Italia, si presenta allo spettatore la ricomposizione del trittico della Certosa di Pavia, con un pannello, raffigurante l’Arcangelo Gabriele e Tobiolo, arrivato dalla National Gallery di Londra. 

Autoritratto di Pietro Vannucci nuova attribuzione

Autoritratto di Pietro Vannucci nuova attribuzione 

Nella quarta sezione, E ritratti di naturale non pochi, un lieto Pierini mostra la sua recente scoperta fatta sull’Autoritratto di Perugino. L’opera arrivata dagli Uffizi di Firenze era stata erroneamente attribuita a Raffaello, ma con lo studio della stessa, misurando tutto al millimetro, ci si è accorti che il cartone utilizzato per questo autoritratto e per quello presente al Collegio del Cambio è lo stesso, proprio come identica fra i due dipinti è la distanza fra le pupille, 56 millimetri. Insomma, un’opera attribuita a Raffaello ritornerà agli Uffizi come un’opera di Pietro Vannucci.  

Dopo aver superato la quarta sezione sulle belle Madonne di Perugino, figure dall’incredibile eleganza che probabilmente riflettono le fattezze di Chiara Fancelli, giovane moglie del pittore, si passa per la sesta sezione, La diffusione di un linguaggio nazionale: perugineschi da nord a sud, per arrivare alla sezione finale, Le grandi commissioni di inizio cinquecento

Lotta tra amore e castità

Lotta tra amore e castità 

Sposalizio della Vergine e Amore e Castità

Questa ultima sezione, la settima, è composta da due splendide opere, una sacra e l’altra profana. 

Quella sacra, Lo sposalizio della Vergine, è così celestiale che per onorarla e onorare il suo ritorno in Italia dopo un’assenza di 200 anni, la cattedrale di San Lorenzo di Perugia, ha esposto al pubblico, durante questo fine settimana del 4 marzo, il gioiello che secondo la leggenda apparteneva a Maria. Due giorni per ammirare il santo anello e tre mesi per contemplare uno dei capolavori del maestro perugino.

Per l’opera, dai colori accesi e brillanti, il pittore ha ripreso la costruzione dello spazio usata per il suo affresco della Cappella Sistina, la Consegna delle chiavi. Il dipinto è oggi conservato al Musée des Beaux-Arts di Caen.

L’opera a carattere profano è invece Amore e Castità(1503-1505), un dipinto dalla storia travagliata proprio come travagliato è l’animo di chi l’ha dipinto. Commissionato da Isabella d’Este per il suo studiolo, la duchessa dovette penare non poco per avere un quadro di Pietro Vannucci nella sua preziosa collezione di opere dei migliori pittori dell’epoca. Scrisse all’incirca 50 lettere per poter arrivare l’opera che desiderava, che oggi si trova al Musée Louvre di Parigi, per poi rimanere delusa al termine della stessa. Isabella d’Este desiderava un dipinto ad olio e Vannucci consegnò, anche con gran ritardo rispetto a quanto pattuito, un dipinto a tempera. 

Al termine della mostra, fuori dalle sale che ospitano i capolavori di Petrus Perusinus, viene voglia di rifare la lunga fila e rivisitarla altre mille volte, per fortuna si ha il tempo di farlo ancora, e ancora, fino al giugno dell’anno corrente. 

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