Per secoli fu la meta dei forestieri per il 1° marzo, giorno di Sant’Ercolano.
Sono molti i motivi per cui partire. Storia, bellezza, cucina, curiosità. Siamo abituati a guardare quello che ci è lontano, le particolarità delle cose mai viste, dei profumi mai sentiti. Dall’altro lato, il posto che ci accoglie spesso passa inosservato. Vicoli, palazzi, monumenti… Quanti sono i posti ai quali passiamo davanti, e di cui diamo per scontato tutto, perché tanto “ce l’abbiamo vicino”? L’insolito, la particolarità spesso ce li abbiamo, invece, sotto i nostri occhi.
Forse per questo motivo fare il turista è molto più semplice: lo sconosciuto non ha limiti. Ha dietro il desiderio di farsi conoscere, a differenza dei luoghi in cui abitualmente viviamo il cui fascino non ha.
I vicoletti di Perugia sono un po’ così. Per esempio, si sa che da piazza Matteotti si può arrivare a via Bontempi e piazza Piccinino senza dover per forza attraversare piazza IV Novembre. Però ci si è mai chiesti come si chiama quella strada? Perché, poi, sempre così buia?
La via delle volte
Diamo nome alle cose, perché si sa, le parole sono importanti. Via volte della pace. Si chiama così quel vicoletto situato in pieno centro storico a Perugia. Se ci si guarda intorno – e soprattutto con la testa all’insù – mentre la si percorre, effettivamente le volte ci sono: sono a crociera. Queste volte una volta ospitavano ampi finestroni aperti verso oriente.
Infatti, quella stradina buia una volta era tanto luminosa: proprio lì si trovava un ampio portico, con altrettanto ampi finestroni che occupavano l’odierna via Alessi. L’intero complesso architettonico della strada (quella parte verso piazza Matteotti) indicherebbe l’importanza che ha avuto in passato.


Il vicolo che riconciliava
La strada avrebbe, dunque, un nome da lontane origini. Si suppone che in epoca romana, quel luogo senza le volte (e probabilmente senza le costruzioni adiacenti) fosse uno spazio dedito alla pace.
I Feziali – ovvero, antichi sacerdoti romani incaricati di mantenere la pace – si riunivano proprio lì. Si narra che in Via volte della pace si tenevano gli incontri per siglare, appunto, la pace non solo tra i perugini e i forestieri ma anche tra i perugini, il tutto mediato dai feziali.
Le volte gotiche, posteriori pertanto al periodo romano, sarebbero state aggiunte al nome “della pace” in un secondo momento.
Con i cambiamenti politici – e anche architettonici – di Perugia, quella piccola strada una volta di grande importanza, diventò secondaria: negli anni di ostilità politica locale, quella che era una strada caratterizzata dai suoi grandi finestroni affacciati sul Subasio non tardò a diventare buia. Una metafora, volendo, di quel momento storico dell’Acropoli.
Dalla pace alle stalle
Da via della pace negli anni diventò la via delle stalle. Via volte della pace è parallela a piazza Piccinino (si trova, pertanto, dietro a palazzi di famiglie importanti come i Sorbello). Le stalle, infatti, erano quelle che oggi sono le cantine dei palazzi sia di piazza Piccinino e piazza Danti sia quelli posti nella via stessa. Alcuni garage, ingressi e cantine hanno mantenuto la forma “a mo’ di stalla”: soffitto non alto (anche per via delle limitazioni architettoniche della strada stessa) e ingresso molto geometrico.
Tutti in via Volte della Pace il 1° marzo: ci si va per Sant’Ercolano
Via volte della pace era anche una meta importante per i forestieri. Il 1° marzo, ricorrenza di Sant’Ercolano, era infatti un giorno importante non solo per i perugini ma anche per le città alleate. Si racconta che esattamente lì in quella viuzza, i popoli amici e alleati politici salivano su e ci lasciavano regali e doni per il Patrono Ercolano, simbolo soprattutto della propria sottomissione a Perugia.
Tempi moderni
Oggi via volte della pace è una strada residenziale, con dei palazzi dell’inizio del 900, ma anche sede di studi legali e magazzini. La viuzza delle volte è nella memoria dei perugini – di nascita e d’adozione – perché proprio lì era situata una vecchia trattoria i cui anni di attività ha attraversato le generazioni, dal cibo tipico perugino al giro pizza. Ed era quella la strada che, nelle serate affollate di Umbria Jazz, diventava l’alternativa percorribile senza grossi problemi per chi volesse andare da o per piazza Matteotti. Via volte della pace attualmente è anche testimone della mancanza di adeguati bagni pubblici in centro storico poiché a fine nottata diventa un bagno a cielo aperto.
Di recente, la sfaccettatura più curiosa che la strada ha assunto è quella di punto di ritrovo delle generazioni più giovani. Può piacere o meno, ma al di là di qualsiasi lamentela, è interessante notare come se ne siano impadroniti: il sabato pomeriggio la strada è loro.
Se si concepisce la città come un elemento sociale che rispecchia i cambiamenti della società stessa e che al tempo stesso accoglie gli agenti sociali che la trasformano, allora è facile immaginare quanto i cambiamenti ai quali Via volte della pace ha assistito facciano parte di essa.
A noi, passanti, non resta che guardarla con altri occhi. Rimane a noi, specialmente in tempi oscuri come i nostri, il compito, dunque, di ripercorrerla come una via metaforica per la pace.
