Di appellativi e aggettivi “buoni” l’Umbria ne è piena, additata a ragione veduta come una terra dal quieto vivere e dalla natura rigogliosa, intrisa di santità e bucolica esistenza. Probabilmente a causa di questo lato così sbandierato e quindi estremamente apprezzato ci dimentichiamo che anche questo luogo nasconde, come tutte le realtà presenti nel creato, un’altra faccia, un lato, diciamolo pure, più oscuro.
Per chi fosse interessato ad immergersi in questa ricerca, tra gli anfratti tenebrosi ed i segreti mistici di cui stiamo per parlare, consiglio la lettura della fonte da cui ho tratto spunto per questo articolo, ovvero l’intrigante libro di Claudio Lattanzi, giornalista e saggista orvietano, dal titolo “Umbria Esoterica e Mistica” (Intermedia Edizioni).
Quello che ne esce è una regione inaspettata; la luce che ricopre le verdeggianti terre, solitamente calda e pacifica, si trasforma in una tinta fatta di chiaro-scuri, di forti contrasti e profonde zone d’ombra. Sacro e profano si alternano in un’affascinante ma ambigua miscela.

Prendiamo ad esempio quale la Madonna nera di Città di Castello, custodita nella cripta del Duomo. La sua particolarità non sta tanto nel particolare colore (questo tipo di Madonne sono conservate anche in altri luoghi, italiani e non), quanto nel fatto che la Vergine tiene in braccio un’altra donna di piccole dimensioni e non il Bambin Gesù. A sua volta questa specie di Maria ridimensionata stringe in mano una sfera, solido geometrico simbolo di santità e perfezione. Scopriamo così che le Madonne Nere sono sì un emblema della cristianità, ma anche un richiamo ad un mondo antico e pagano, ed il loro colore si ricollega ai principi di fertilità dei terreni, nonché all’arcaico principio del “femminino sacro”, ovvero l’energia del divino femminile, uno dei due lati della medaglia dell’energia cosmica.
Dalla suggestiva statua passiamo alle Tavole Eugubine, sette tavole di bronzo che testimoniano il testo più antico del popolo degli Umbri. Datate tra III e II secolo a. C., il loro contenuto va ben più indietro nel tempo dato che descrive dei riti risalenti all’età del Bronzo e del Ferro (un periodo che va dal 3500 al 1000 a.C. circa). Il mistero che avvolte questi oggetti inizia già con il luogo della loro scoperta, ancora non del tutto certo – forse una camera sotterranea nei pressi del teatro romano di Gubbio – sino alla loro autenticità, ancora messa in dubbio. Grazie a questi antichi testi possiamo ricavare informazioni preziose sull’organizzazione sociale, politica e religiosa degli Umbri e per chi volesse vederli dal vivo può trovarli esposti nella cappella del Palazzo dei Consoli, sempre a Gubbio naturalmente.
Parlando di enigmi esoterici non si può non citare l’unicità dell’affresco presente alla destra dell’antico ingresso (ora ne è l’uscita) della Basilica di San Pietro a Perugia. Sulla parete esterna troviamo infatti la raffigurazione della Trinità con tre teste femminili. L’immagine risale al Trecento e pare esser mano di qualche allievo di scuola Giottesca, ma non è lo stile che ci interessa, quanto l’immagine simbolica in sé. L’iconografia delle tre teste a raffigurazione di Dio fu proibita già da Papa Bonifacio VIII (1294-1303) in quanto nata dalla tradizione pagana; basti penare alle immagini di Ecate tricefala o alle triadi divine presenti nelle varie mitologie quali le Grazie, le Parche o le Norme. A questo si aggiunge l’utilizzo dell’immagine di Dio virata al femminile, praticamente il massimo dell’eresia.
Dall’altra parte della città va citato anche il Tempietto o Tempio di San Michele Arcangelo. Edificio di origine paleocristiana che presenta al suo interno svariati punti di contatto con la tradizione templare. Già la forma circolare e le dodici finestre presenti al suo interno sono un riferimento alla Gerusalemme Celeste, a queste si aggiungono le otto sigle a lettere greche incise nei capitelli. Questi acronimi, se letti mediante l’uso dell’antica scienza chiamata “isopsefia” (la somma dei valori numerici delle varie lettere), danno sempre lo stesso medesimo risultato, il numero otto, per l’appunto, che è simbolo di forte sacralità e che richiama il Cristo e la vita oltre morte. Altro arcano è la collocazione geografica del Tempietto stesso. L’edificio è posizionato lungo una linea sacra, detta Linea di San Michele, il quale definirebbe un percorso ideale che unisce sette monasteri perfettamente allineati tra loro, dall’Irlanda fino alla Terra Santa.
Spostandoci verso sud-ovest, in quel di Orvieto, troviamo una stranezza ancora più vistosa, la presenza di due piramidi nel cuore della rupe di tufo della città. Venute alla luce una decina di anni fa, le strutture risalgono al VI secolo a.C. Il motivo che avrebbe portato il popolo etrusco a scavare questi edifici non è ancora chiara, anche se si propende per una funzione di tipo funerario. La più grande misura cinque metri e mezzo per lato ed è collegata agli altri ambienti da un insieme di tunnel e cunicoli. Gli scavi hanno anche riportato alla luce una serie di reperti quali ceramiche, buccheri e svariate incisioni.
Scendendo ancora più a sud, in provincia di Terni possiamo soffermarci sull’imponente struttura del Castello di Guardea, detto del Poggio. La sua storia è ricca di nomi altisonanti, tra i proprietari vi furono infatti alcuni dei personaggi più importanti del panorama politico nel corso della storia, dal medioevo ad oggi, da Federico Barbarossa a Carlo V, da Cesare Borgia, che lo donò alla sorella Lucrezia, per arrivare a Filippo di Savoia. Costruito dai Normanni nel 1034, presenta una salda e spessa struttura difensiva tipica dell’epoca. Se non bastasse la sua ovvia importanza storica, dal 1981 fu acquistato dal medico Alessandro Tommasi, allora uno dei maggior esponenti del’esoterismo europeo, nonché figura di spicco della “sofrologia”, disciplina il cui scopo è il raggiungimento dell’equilibrio psico-fisico tramite lo sviluppo di vari stadi di rilassamento. Grazie a questa particolare figura il castello divenne negli anni un cenacolo esoterico a cui parteciparono figure di spicco del panorama politico, culturale ed economico nazionale.
Il testo spazia tra molteplici luoghi, pescivendoli in maniera ben strutturata di come si è tentato in queste poche righe, a testimonianza di un mondo sommerso o forse solo meno ufficializzato, che va ad aggiungere ancora più attrattiva ad una regione come la nostra. Leggere per credere.
